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Alla scoperta di Baldanzi, il ragazzino timido che in campo si trasforma con la dieci sulle spalle

Guardare una foto per entrare dentro un personaggio. Timido, sulle sue, di quelli che quando gli fai una domanda diventa rosso. Lo è tanto nelle fotografie quanto nella vita di tutti i giorni. “Tutto vero. Ma in campo si trasforma”. Chi lo conosce, Tommaso Baldanzi lo racconta così. “È sempre stato un ragazzo prodigio, aveva solo bisogno di essere più sicuro dei suoi mezzi”. Questione di testa. Parola di Antonio Buscè, che lo ha allenato negli ultimi quattro anni a Empoli ed è uno di quelli che lo ha seguito più da vicino. C’è da fidarsi quindi. “Lo vedi giocare e capisci che potrebbe risolverteli da un momento all’altro”. 

Ora il classe 2003 – dopo l’esordio da titolare in Serie A contro il Lecce – ha appena trovato il primo gol nella massima serie, per il momentaneo 1-0 contro l’Hellas Verona. Subito dopo la rete, l’infortunio a stroncare la gioia del primo timbro in Serie A, adesso saranno ore di valutazioni sul danno subito dal calciatore.  

 

 

Dieci sulle spalle, fantasia e libertà di inventare. Imprevedibilità come parola d’ordine. “È uno capace di farti vincere le partite da solo. All’inizio però c’erano un po’ di dubbi sul ruolo. Alcuni dicevano che era un trequartista, altri un regista o una mezzala. Bastava solo capirlo”. Buscè lo ha cresciuto come fosse un figlio, sapendo sgridarlo quando necessario ma anche facendogli capire che aveva i mezzi per fare il grande salto. “Ti racconto questa. Finale di campionato primavera contro l’Atalanta, Tommaso mi guarda e mi dice ‘Tanto si vince, siamo troppo forti. È incredibile la sicurezza con cui me l’ha detto”. Promessa poi mantenuta. Due schiaffi ai nerazzurri e trofeo portato a casa. Il primo vero importante della carriera. “Spero per lui sia stato solo il primo di tanti. Deve essere bravo a sapersi gestire, dovrà crescere un po’ fisicamente ma ha tutte le qualità che servono per fare la differenza”. E se il buongiorno si vede dal mattino…  

 

 

 

Lo scrittore Osvaldo Soriano una volta disse che ci sono alcuni calciatori che “creano un nuovo spazio dove non avrebbe dovuto esserci nessuno spazio”. Tommaso è così, con le dovute proporzioni e andando piano con paragoni e pressioni. “Credimi è uno con un talento sopra la media, uno di quelli che riconosci subito. Hai visto che gol ha fatto sabato? Ecco, lì dentro c’è tutto Tommaso. Imprevedibilità, estro e voglia di essere protagonista”. Pepita d’oro che l’Empoli dovrà essere bravo a gestire, per ora se lo gode mentre lui segna, gioca e si diverte. Spensieratezza al potere. 

 

Da Asllani a Ricci, i talenti passati dalla primavera dell’Empoli sono tantissimi

 

 

Monteboro, centro di sportivo dell’Empoli, è uno di quei posti in cui ovunque peschi, peschi bene. Miniera d’oro. L’ultimo è ovviamente Baldanzi, ma non è il solo. Ce ne sono tanti, che oggi giocano già in A. Asslani è l’esempio di come a Empoli vengano trattati e gestiti i diamanti grezzi. Con cura, attenzione, meticolosità. Labor limae, direbbe Orazio. “Asllani è uno di quelli che con me è esploso, ma si vedeva già che era di un altro pianeta. Sa fare tutto: imposta, corre, segna. Con me faceva il play, faceva girare la squadra e toccava 100 palloni a partita”. Buscè di ricordi e aneddoti ne ha a bizzeffe. Tanti quanti i talenti passati sotto la sua gestione. “Sono stato fortunato perché ne ho avuti tanti. Da Viti a Ricci. E oggi, quando li vedo in Serie A, sono contento come fossi di famiglia. Alla fine alleno dei ragazzi che piano piano diventano uomini e si prendono le soddisfazioni che meritano”.  

 

 

 

Asllani e Baldanzi in Primavera a Empoli erano sempre insieme. Sono cresciuti nella stessa squadra per anni. Khristian imposta, Tommaso qualche metro più avanti, inventa. “Eravamo molto molto forti. Ce ne sono tanti bravi, alcuni come loro però sono sopra la media”. In una parola: classe. Buscè li ha accompagnati, mano nella mano, nella loro crescita. Oggi sono pronti a spiccare il volo. “Sono stato molto contento di vedere Asllani all’Inter. Ha tutte le qualità per stare lì e dire la sua anche in una big”. Marotta ascolta, prende nota e sorride. Il futuro è dalla loro, il talento anche. Dovranno solo dimostrarlo in campo. 

Lorenzo Cascini

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