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Bacca, da partente a leader: “Restando al Milan ho preso la decisione migliore. Voglio trascinare la squadra in Europa”

Sei gol in campionato per trascinare un Milan inaspettatamente d’alta classifica, che avrebbe quasi certamente dovuto lasciare in estate di fronte alle necessità economiche rossonere e ad una possibilità di tornare a giocare in Europa che con Montella, il colombiano, non avrebbe avuto. Eppure, Carlos Bacca è rimasto a Milanello contro le aspettative di tutti, ripartendo da dove aveva lasciato lo scorso anno: tripletta al Torino e voglia di trascinare i suoi, come dichiarato in un’intervista esclusiva rilasciata al Corriere della Sera.

Mi sento un leader. Voglio tornare a giocare in Europa, voglio farlo con il Milan e da trascinatore. Il gol-autogol contro il Chievo? Uno pensa che il gol lo abbia creato lui, per tutto il lavoro che c’è prima del tiro, per come l’ha preparato…Quando guardi la classifica marcatori e vedi che sei testa a testa con un altro senti una motivazione in più. Un attaccante aiuta la squadra col lavoro, la forza, il sacrificio e soprattutto con i gol. Se un attaccante non segna fa il terzino. Se giochi una partita buona se ne accorge solo l’allenatore, non la gente né le statistiche. Alla fine della stagione di un attaccante non si dice se ha giocato 15 partite buone, ma quanti gol ha fatto. E la concentrazione è tutto: se arriva una palla so che devo essere pronto. Non è facile perché magari in una partita non te ne arrivano, hai quell’occasione e non puoi sbagliare”.

Una rapacità d’area di rigore che lo ha portato al paragone con Inzaghi, in un avvio d’annata in cui Bacca ha anche imparato a dover fare i conti…con una panchina naturalmente mai troppo apprezzata: “È difficile stare in panchina. Nella mia testa io gioco sempre, finita la partita con la Nazionale pensavo già al Chievo: sono sempre pronto, al 100 per cento, il martedì, il giovedì, il sabato. Poi il mister mi ha detto che dopo due partite con la Nazionale, il viaggio, il cambio di orario avrebbe messo Lapadula, che non deve preoccuparsi se non ha segnato. Io ho giocato 4’ e sono entrato con la testa giusta, ho aiutato la squadra: sono cresciuto in questo. Avere un allenatore che è stato attaccante penso sia più facile. Montella sa che devono arrivare palloni, sa che se si gioca più avanti, con esterni o terzini che spingono è più facile. Il nostro momento? Adesso penso che non abbiamo ancora vinto niente. Abbiamo tre partite in otto giorni, se non ne vinciamo neanche una cambia tutto. Dobbiamo tenere la testa libera”.

Bacca è poi tornato sulla strana estate vissuta al confine del mondo Milan, spostandosi anche sulla sfida alla Juventus: “Sono rimasto tranquillo. Ero uno dei due-tre giocatori che potevano portare un po’ di soldi al club. Sono arrivate proposte da altre squadre, il West Ham è quella che ha insistito di più. Ma restando ho preso la decisione migliore, grazie a Dio. Qua ho un ruolo importante, mi sono sempre sentito un leader, un giocatore maturo perché ho provato diversi campionati. Quest’anno anche di più perché è la mia seconda stagione. Buffon? Quando giochi bene sei un fenomeno, quando giochi male sei scarso: questo è il calcio. Penso sia uno dei tre portieri più forti della storia: speriamo che sabato non sia così in forma. E alla Juve invidio anche Barzagli, grandissimo difensore, gioca facile, sempre concentrato: bello averlo in squadra. Tra noi, Niang se resta concentrato come ora può diventare un grandissimo: ma anche Locatelli ha dimostrato di essere un uomo vero. Anche Donnarumma, Calabria, Romagnoli: non sarà facile per il club trattenerli nei prossimi anni, ma credo che siano contenti, così giovani, di essere già nel Milan“.

Spazio infine ad alcune curiosità, tra vita privata, esultanze e…allenamento: “Il lavoro quotidiano è cambiato: per me il calcio si gioca con la palla, devi correre, è normale, ma se fosse solo corsa il Real Madrid prenderebbe Usain Bolt. Come dice Ronaldinho, il calcio è allegria, divertimento, sorriso: non è mica una guerra. Questo mi piace: lavorare non mi piace tanto, giocare sì. I cimeli che conservo? Ci sono le maglie che ho scambiato con i più grandi, quella di Cristiano, di James, di Iniesta; quella della mia prima partita in Nazionale, quella della prima in Europa League, le scarpe con cui ho fatto due gol in finale. Mia moglie li tiene in ordine. La religione? È un sentimento maturato negli ultimi cinque anni: mi dà tranquillità e pace interiore. Fare gol mi dà gioia per un giorno, stare in pace con Dio mi dà equilibrio sempre. E Milano mi piace, certo: quando ero piccolo in Colombia tutti volevano venire qui, io ci sono”.

Redazione

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