28 gennaio 2016. “Tanti auguri capitano!!!”: sul profilo Twitter ufficiale di Arturo Vidal appare una foto accompagnata da questo messaggio. Il destinatario è Gigi Buffon e la foto ritrae un abbraccio tra i due, che risale a Borussia Dortmund-Juventus, ottavi di finale della Champions League 2014/15. E’ passato un anno da quella foto: Vidal ha cambiato maglia ed è volato in Germania, gli ottavi di finale di Champions lui e Buffon li giocheranno con due maglie diverse, affrontandosi, ma quell’abbraccio si replicherà. Perché il destino ha messo di fronte Vidal e la Juventus alla prima occasione che conta: un ottavo che perché no, avrebbe potuto essere una finale. E invece no, andrà avanti soltanto una: mors tua vita mea direbbero i latini, ma non senza qualche rimorso. Perché Vidal ha lasciato un pezzo di cuore a Torino e perché i tifosi non lo hanno dimenticato.
Come lui non ha dimenticato la Juve: “Martedì sarà speciale, perché lì ho vissuto quattro anni fantastici – ha detto Vidal al quotidiano ‘Tz’- Lo ammetto, la Juve mi manca. I tifosi hanno un affetto speciale nei miei confronti e io nei loro. Per non parlare dei miei ex-compagni, strepitosi. Recentemente ho sentito Buffon e Caceres”. Al suo amico Martìn ha dedicato un post dopo aver saputo dell’ennesimo infortunio: è anche da queste piccole cose che si può cogliere come il legame affettivo tra Vidal e il mondo Juve non si sia spezzato. E d’altronde, come potrebbe? Non per i trofei, non per l’influenza che ha avuto negli ultimi 4 anni di trionfi bianconeri: sarebbe scontato. Ma per quello che metteva in campo. “Se dovessi andare in guerra, uno che porterei sicuramente con me è Arturo Vidal“. Antonio Conte dixit. E si sa, come dicevano gli Spartani, che la forza di un guerriero è il compagno al suo fianco. Già, perché Vidal in campo non mollava un centimetro. O per dirla con le parole del cileno, “non mollava un c….”, come affermò al termine di Juventus-Sampdoria, stagione 2013/14, con la Roma che faceva sentire il fiato sul collo ai bianconeri.
Vidal è quel tipo di giocatore di cui un tifoso si innamora subito. E’ tutto fuorché pensiero, ma anima, cuore, istinto. Marotta e Paratici lo presero quasi in sordina dal Bayer Leverkusen nell’estate del 2011, lui si presentò con un gol all’esordio contro il Parma: fu il primo di altri 48 “Hurrà”. In quel primo anno fiorì in primavera, come le cose belle, diventando uno dei simboli di uno tra gli scudetti più belli e inaspettati della storia della Juventus. Le stagioni successive non sono state da meno, sino all’ultima, nella quale pur cominciando a percepirsi la sensazione che sarebbe andato via, fu protagonista di due momenti fondamentali del primo anno di Allegri: la corsa e il gol dell’1-3 in contropiede a Napoli, a sancire una vittoria fondamentale per lo scudetto; il rigore a cuore aperto contro il Monaco nell’andata dei quarti di Champions League. Quella Champions che sfuggì a Berlino e che ora Vidal vuole prendersi con la maglia del Bayern Monaco. Ma in cuor suo, sperava che ciò non dovesse coincidere col far fuori subito la “sua” Juventus: “Cara Juve, purtroppo devo batterti. Ora sono un giocatore del Bayern e darò la vita per far vincere la mia squadra“. E a Torino non avevano nessun dubbio che fosse così: ti accoglieranno, ti applaudiranno, ma poi cercheranno di fare lo stesso: batterti. Avversari sì, nemici mai.
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