Avellino secondo, a un punto dalla vetta: il Partenio sogna. La serie A manca da 30 anni e Walter Novellino, irpino doc, potrebbe essere la guida giusta. “Monzon? Mi chiamavano così perché io e la mia famiglia eravamo appena tornati dal Brasile” – si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport – “Mi tornano in mente le medie dove imparavo solo allora a parlare italiano, e quelle partite tra compagni che non finivano più. C’era pure Gigi Marzullo. Com’era? Scarso…“. Un irpino alla guida dell’Avellino: “Mi trovo bene, ma con emozioni amplificate e un entusiasmo che cerchi di trasmettere a tutti. Ringrazio sinceramente chi mi ha portato qui. Potevo andare in Romania, in Polonia, in Inghilterra… ma non poteva esserci scelta migliore di questa“.
Novellino crede nella promozione: “Servono continuità, pazienza, una società forte, non farsi abbagliare dalle illusioni. Abbiamo un percorso: arriviamo a 50 punti e poi vediamo. Uso la metafora dell’alpinista: per scalare la montagna deve conoscerla, fare le mosse giuste, sapere dove può andare e dove no. I prossimi passi sono Bari e Salernitana. Favorite? Il paracadute crea enormi disparità. L’Empoli ha preso un giocatore fantastico come Caputo a 2,5 milioni, chi altri avrebbe potuto? E poi il Palermo, Zamparini piange ma ha una rosa di alta qualità. Dopo le solite note c’è un gruppo che sgomita, l’Avellino è lì“.
Sulla rimonta con l’Empoli: “Eravamo sotto di due golsporchi, ma è montata una voglia incredibile di non arrenderci, di giocarcela, trascinati da un gran pubblico. In quei casi ti senti come in sella alla Yamaha di Valentino Rossi, non hai paura di accelerare. E quella spinta ti porta a vincere. E’ una squadra mia, è stata costruita apposta così.E con più di fortuna potevamo essere più in alto, abbiamo sbagliato 2 rigori e a Cremona ci hanno annullato un gol valido. Legge del Partenio? Da giocatore non ci ho mai vinto. Da allenatore sì, all’esordio, 3-0 con il Perugia. Ma contro l’Avellino la gara che più ricordo è quando allenavo il Gualdo: 1995, spareggio per la B, a Pescara i nostri erano mille e gli irpini quindicimila. Vorrei farlo vedere ai miei ragazzi quel video“.
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