Se gli sussurri “Senegal” lui si volta senza pensarci: “Si, dica?”. E lo Stato dell’Africa occidentale non c’entra proprio nulla, perché le origini di Thomas sono ghanesi al 100%. Ma quando papà lo allenava in una squadra di Odumase Krobo era solito chiamarlo così: “Diceva che il mio gioco assomigliasse molto a quello di un suo amico che portava quel nome”. Calcio di strada, vicino Acra, con gente sempre più grande di lui; poi squadre di parrocchia fino alla Serie B ghanese. Pure un play off. “Quello è bravo, ma bravo bravo”. La voce circola, Thomas si fa notare: qualità fisiche indiscutibili, la forza di un leone. E scintilla che arriva improvvisa, inaspettata. Un procuratore – senza mai vederlo giocare, solo per sentito dire! – lo adocchia e ci prova: “Non avevo tempo di conoscerlo di persona: mancavano i soldi per mangiare, dovevo vedere mio papà” ricorda Thomas. Poi l’incontro con un lieto fine auspicato: “Andiamo in Spagna”. Dove? All’Atlético. Che non ci pensa un nano secondo – abbagliato dal giovanotto – e lo fa suo. Thomas lascia famiglia e quattro fratelli in Ghana, ma destino che gli sorriderà molto presto: dopo quattro mesi con il juvenil B del club rojiblanco ecco il salto nell’A, insieme al compagno-amico Oliver Torres.
Un passato di mezzi prestiti tra Mallorca e Almeria, per crescere e maturare. E quante incomprensioni con… gli arbitri! “Alle volte non riesco a capacitarmi, entro forte sul pallone e mi buttano fuori. Non so come fare”. Irruenza giovanile, soprattutto durante la stagione 14/15 con 13 gialli totali sul groppone. Ma l’Atletico è stato paziente e lo ha aspettato, tenuto stretto, coccolato. Simeone lo avrebbe anche lasciato partire in prestito a settembre di quest’anno, ma solo settembre. Ora Thomas Teye – che da piccolo ammirava Gerrard – è l’arma il più di questa squadra, capolista anche grazie a lui: un assist bellissimo a Vallecas, per Correa, e gol-vittoria contro il Levante. Lui urla “vamos”, aizza il Calderon e si batte la mano sul cuore rojiblanco. A fine partita dichiara umile: “Devo migliorare ancora tanto”. E se non è favola questa poco ci manca.
Atletico: gioventù al potere. Anzi, al comando della Liga. Thomas simbolo del momento. Il classe ’93 possiede un contratto fino al 2020 con una clausola fissata a 30 milioni. Ma presto sarà aumentata. Per la gioia di un club che potrà dormire sogni tranquilli per molti anni ancora, il motivo è davvero semplice: Oblak ’93, Gimenez ’95, Savic ’91, Kranevitter ’93, Saul e Oliver Torres ’94, Koke ’92, Carrasco ’93, Correa ’95, Vietto ’93, Griezmann ’91. Più un Cholo in panchina, garanzia vera: pozione che sembra magica.
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