Tutto è cominciato con una magia, e non poteva essere altrimenti. Il veterano Aduriz si arrampica in cielo e mette in ginocchio il Barcellona allo scadere nella prima giornata. Lampo senza senso, sorpresa di benvenuto della Liga 2019/2020. Un mese e quattro partite più tardi, l'Athletic Club è primo davanti a tutti. 11 punti come il redivivo Real, ma con miglior differenza reti. Arrivano anche i complimenti via Twitter della Federazione: almeno per una notte (e poco più: la Liga scende di nuovo in campo tra due giorni) Bilbao torna al centro della Spagna, il nuovo San Mames torna la vecchia Catedral degli otto scudetti.
Da Casco Viejo all'Iglesia de San Anton, simbolo del club, c'è una città che improvvisamente si riscopre grande palla al piede. E leggera. Nemmeno un anno fa c'era una squadra spaventata, in piena zona retrocessione per buona parte del girone d'andata. "L'Athletic non può scendere in Segunda", il mantra di una comunità fortissima che anno dopo anno vede rinnovarsi la sua politica di tesseramento. Solo giocatori baschi, di origine o di adozione sportiva: un unicum testardo e messo più volte a dura prova. Ma alla fine, sempre vincente (oltre a Barça e Real, solo i biancorossi non sono mai retrocessi dalla Liga).
Oggi il passo è più grande, c'è solo spazio per l'euforia dei tifosi. E della stampa locale, imprecisione del meraviglioso: l'Athletic è primo como hace tiempo que no se recuerda, non si sa più dopo quanto tempo. A freddo, dall'Italia, lo possiamo dire noi: 26 anni, Primera Division 1993/94, più di un quarto di secolo e due generazioni di campioni. Volo pindarico del pallone. Come se da Romario e Stoickov si passasse direttamente a Messi, saltando Raul e Ronaldinho.
"E' un buon inizio, ma niente di più", smorza i toni Gaizka Garitano dopo il 2-0 all'Alaves. L'allenatore bilbaino è più di tutti l'artefice della cavalcata: era centrocampista dell'Athletic, in quell'ultimo '93 da capolista, e ha raccolto la squadra terzultima lo scorso 4 dicembre. Ma per un club che non vince una Liga dall'84, bastano certi momenti per fare le gioie.
Dalla rovesciata di Aduriz alla stellina a lungo termine Inaki Williams. Fino al sigillo di Muniain, bandiera basca senza clausole, nel secondo derby vinto in stagione dopo quello ben più sentito contro la Real Sociedad. Nove punti su nove al San Mames, fortezza inespugnabile da 17 partite. La festa è tutta qui. Proprio nel giorno in cui Fernando Llorente, vecchio Leon di Bilbao, risorge in Serie A. Gli strani incroci del calcio, un inchino al passato che in Spagna torna più grande di tutti.
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