Mario Pasalic quest’anno è ripartito dall’Atalanta, con la voglia di diventare grande e “magari di rimanerci per più di un anno”. Giovane e nomade, forte ma “non ancora abbastanza da rimanere al Chelsea“. Cinque campionati diversi assaggiati nel corso della sua carriera, una carta d’identità che dice ancora 23 anni. “Sapere che in estate cambierai di nuovo squadra non ti aiuta a rendere al top, e io vorrei trovare la giusta continuità per capire se posso diventare un giocatore da grande squadra. Ora, non lo sono”, ha spiegato a La Gazzetta dello Sport.
L’avvio in campionato – e in Europa League – dell’Atalanta non è stato all’altezza delle aspettative, ma Pasalic non ne fa un dramma: “L’opportunità di giocare anche in Coppa mi allettava molto, significava che tutti avremmo trovato più spazio e visibilità. Ora siamo out, ma ci riprenderemo: la vera Atalanta è quella del primo tempo contro la Roma. Serve solo più attenzione. Ilicic e Rigoni? La concorrenza aiuta, ti spinge a dare sempre il meglio di te. E poi con Gasperini si lavora tantissimo, sto imparando a giocare più avanti e a lavorare su gol e assist”
Alla sua prima esperienza in Italia, però, Pasalic si descrisse come un numero 8, “che poi è il mio numero preferito, infatti”. Con la maglia del Milan, nel 2016-2017, il croato ha vinto la Supercoppa contro la Juventus, calciando il quinto rigore in favore dei suoi e battendo Buffon: “Inizialmente sarei dovuto rimanere a Milano almeno per un altro anno, poi cambiò gestione e furono fatte altre scelte. Peccato, pensavo che sarebbe potuta essere la squadra giusta per me. E poi c’era Montella, chi se lo dimentica: una volta parlando di me disse: “Ma quale prestito! Io lo comprerei!“, ero incantato.
Per Pasalic, domani, quei ricordi torneranno più vivi che mai, quando alle 18 la sua Atalanta scenderà in campo a San Siro contro la sua ex squadra: “Per noi questa partita è troppo importante, abbiamo il dovere di fare bene. Al Milan devo tanto, mi ha insegnato la pressione di giocare in un grande stadio e mi ha aiutato a crescere come uomo”
L’intervista completa su La Gazzetta dello Sport
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