Tradizione, passione, fervore e agonismo: riassumere Aston Villa-Leeds in queste quattro parole appare riduttivo, ma necessario. D’altronde, che fosse una partita dall’alto potenziale emotivo lo si poteva intuire già guardando le due panchine.
Da una parte Steven Gerrard, diventato ormai una solida guida dei Villans, dall’altra Marcelo Bielsa, maestro di tanti allenatori e idolo popolare dei Peacocks. Entrambi coinvolti in una lotta per salvare non solo le rispettive squadre, ma due intere popolazioni che da sempre vivono di calcio. Una scienza tanto inesatta quanto prevedibile: lo spettacolo annunciato alla vigilia si è trasformato in un vero e proprio show, acceso da sorpassi e controsorpassi che hanno dato vita al 3-3 finale.
Più che una sfida tra allenatori, però, la gara del Villa Park ha rappresentato la rivalsa delle stelle mancate. Tutti i protagonisti di Aston Villa-Leeds, infatti, ad eccezione di Jacob Ramsey – talento che sta sbocciando proprio sotto la guida di Gerrard – sono legati da un filo rosso comune, quello che in passato li distingueva tra gli altri come i più grandi talenti della Premier League. “Wonderkids”, per dirla all’inglese, un termine tanto amato quanto abusato dagli anglosassoni, che in molti casi non ha saputo bilanciare le aspettative con i rendimenti.
Le prime due stoccate del match hanno incanalato già la gara sui binari dello spettacolo. Un botta e risposta tra Daniel James e Philippe Coutinho, autori di due gol che, se visti in bianco e nero, sembrerebbero uno il replay dell’altro, ma realizzati in zone opposte del campo. Un po’ come loro: protagonisti di storie diverse, ma parallele. Entrambi, infatti, sono partiti dal basso ed esplosi in grandi club di Premier League – rispettivamente Manchester United e Liverpool -, per poi vivere delle fasi calanti che li hanno portati al Leeds e all’Aston Villa.
Adesso, però, in due dimensioni meno pretenziose, Coutinho e James sono tornati a risaltare quella componente di “meraviglia” che in passato li aveva resi dei baby prodigi. E allora via con le altre reti, a valanga: prima i due assist al bacio del brasiliano per il compagno Ramsey, che hanno portato i Villans sul 3-1; poi il secondo gol di James sul finire del primo tempo, di testa – non proprio la specialità della casa.
A chiudere i giochi ci ha pensato Diego Llorente, un altro di quei “talentos” che anni fa sembrava destinato a emergere nel Real Madrid, ma in grado di maturare davvero solo in ambienti più ridimensionati come quelli della Real Sociedad e del Leeds. Risultato? 3-3, una gara di sorpassi e rimonte, terminata col giusto pareggio per quello che è stato lo show in campo.
E se Coutinho, Llorente e James possono dire di essere tornati a brillare di luce propria, c’è chi in questa stagione sta attirando per la prima volta i riflettori nazionali e internazionali. Si tratta di Ramsey, centrocampista che sotto la regia di Gerrard – un maestro per quel ruolo – è entrato nella piena fase di esplosione. Non a caso, il classe 2001 è stata la prima vera scommessa della sua gestione, lanciato da titolare fin dalla prima partita col Brighton. Mossa azzeccata e fiducia ricambiata: 4 gol e 1 assist con Stevie G in panchina, tra cui una partita da migliore in campo con il Manchester United. Che sia un altro wonderkid? Visti i trascorsi dei “colleghi”, meglio non dare definizioni, limitandoci a seguire con attenzione quest’altro talento del calcio inglese.
A cura di Gabriele Ragnini
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