Il calcio è sempre più di dimensione globale, talmente tanto che in Qatar il progetto dell’Aspire Academy sta diventando un modello da seguire per tante squadre. Un’industria del calcio, ma con anche scopi umanitari e di educazione. Basta pensare che cinque degli undici titolari nel Qatar che ha vinto la Coppa d’Asia nel 2019 provengono da lì.
Un progetto in cui c’è anche un po’ di Italia, tra cui quel Valter Di Salvo che in Italia ha lavorato e vinto con tanti allenatori storici: da Marcello Lippi a Sven Goran Eriksson e Roberto Mancini. Se il progetto dell’Aspire funziona è anche grazie alle idee (a tratti visionarie) di Di Salvo.
Nata per decreto dell’Emiro nel 2004 e sin da subito si è dimostrato un progetto enorme e rivoluzionario per il mondo del calcio. L’Aspire a Doha conta su una struttura enorme, con tanto di due stadi da 110 mila posti in totale, ma non solo. Qui i giovani atleti (il progetto non si occupa del calcio, ma di molti altri sport) crescono a 360° tra educazione sportiva e scolastica.
La formazione del talento parte da lontano e i frutti si stanno iniziando a vedere. All’Aspire si entra tredicenni con il sogno di diventare professionisti e qualcuno ci riesce. Qualcuno, appunto. Nel progetto vengono selezionati migliaia di ragazzi, poi – come succede ovunque nel mondo – c’è chi riesce a sfondare.
Oltre alla selezione di giocatori qatarioti, l’Aspire guarda anche nel resto del mondo, in particolare in Africa. L’idea è quella di dare una seconda possibilità a chi rischierebbe di non averne neanche una. Il progetto, chiamato Football Dreams, è nato nel 2005 con l’idea di sostenere i paesi in via di sviluppo cercando di coltivare i giovani più talentuosi.
I ragazzi vengono selezionati dopo un’attenta analisi e a capo del gruppo di osservatori c’è un’eccellenza del calcio internazionale: Josep Colomer. Per chi non lo consocesse è lo scopritore di Leo Messi e per anni ha portato talenti alla Masia. Ora il suo compito è trovare talenti da far crescere all’Aspire e poi portarli all’Eupen, società belga satelitte dell’Academy. Un esempio è Moussa Wagué che dal Qatar, passando dal Belgio, è poi arrivato al Barcellona.
Il difensore sengalese è uno dei tanti giovani partiti dall’Aspire e arrivati in Europa. Visto che l’Academy lavora quasi come un’università del calcio, è presente anche un progetto stile Erasmus. Alcuni giovani, infatti, durante il loro percorso possono anche fare un anno di scambio culturale in alcune squadre. Oltre all’Eupen e al LASK (società legate all’Aspire), c’è chi è andato al Red Bull Salisburgo, al Real Madrid, al Monaco e a tante altre top del calcio europeo.
In Qatar i primi frutti sono stati raccolti. Oltre al già citato Wagué, ci sono altri giovani che ora di professione fanno il calciatore. L’orgoglio più grande dell’Aspire arriva proprio da chi sta facendo crescere la Nazionale. Akram Afif, Saad Al-Sheeb, Abdelkarim Hassan (i primi tre giocano nell’Al-Sadd di Xavi) e Almoez Ali sono quattro frutti del vivaio protagonisti con il Qatar, che nel Mondiale in casa punterà anche sui proprio giovani. Afif e Ali lo sono già stati in Coppa d’Asia segnando due dei tre gol al Giappone.
Giovani cresciuti a tutto tondo all’Aspire, un’Academy qatariota che sta funzionando anche grazie a un italiano. L’ennesima storia di successo di un professionista che dall’Italia va all’estero.
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