Una storia chiusa in maniera deludente, con tanta amarezza e un pizzico di rabbia. L'avventura di Unai Emery sulla panchina dell'Arsenal è terminata con un duro esonero da digerire, al termine di un periodo nero per l'allenatore spagnolo. Al suo posto i Gunners hanno ufficializzato l'arrivo di Arteta, annunciato con un comunicato diramato proprio nella giornata di ieri.
Un'occasione per l'ormai ex manager di dire la sua sull'esperienza in Premier League, condizionata soprattutto dalle critiche per il suo stentato inglese: "Il modo in cui mi esprimevo diventata un problema solo in occasione delle sconfitte, nella prima stagione infatti non importava a nessuno il mio inglese, perché le cose andavano bene e vincevamo. Nella mia carriera ho sempre cercato di parlare la lingua della squadra che alleno, perché considero la comunicazione con club e giocatori fondamentale. Ho sofferto molto, se ne sono accorte anche le persone vicino a me. Ma è normale, perché quando una squadra non vince, l'allenatore sta male. In situazioni del genere il manager è colui che rischia di più. Lo stesso direttore sportivo Sanllehi non ha nascosto la sua tristezza quando mi ha comunicato l’esonero".
Un'avventura piena di alti e bassi quella di Emery in Inghilterra, iniziata bene ma finita malissimo: "Nel primo anno abbiamo giocato bene e raggiunto la finale di Europa League, restando in corsa per la Champions fino all'ultima giornata di Premier. Un buon cammino che ha spinto il club anche a trattare con me il rinnovo. Quest'anno abbiamo iniziato in maniera positiva, arrivando pure al terzo posto. Poi le cose sono precipitate, la frustrazione è cresciuta e si è rotto tutto. All'improvviso non siamo stati più capaci di vincere una partita".
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