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Un telefono e due storie differenti: le chiamate al calcio di Gabriel Jesus e Xavi Simons

È un pomeriggio come un altro nel quartiere di Islington, suona il telefono, la chiamata arriva dall’Olanda: “Pronto Gabriel Jesus?”. Tutto questo è successo, ma in un campo da calcio. Mittente? Xavi Simons. La stella emergente classe 2003, nata con il peso di essere un predestinato ancora prima di dimostrarlo, ha mimato l’esultanza dell’attaccante brasiliano dopo un gol. Due storie differente, di due calciatori con un passato alle spalle quasi opposto. Il centrocampista il telefono non lo ha quasi mai trovato occupato, il numero 9 dell’Arsenal invece ha dovuto fare i conti con una serie interminabile di “tu-tu,tu”, prima del riscatto.

 

 

I murales, la chiamata senza risposta e il peso di un’esultanza

La storia di Gabriel Jesus è molto simile a quella di tanti brasiliani che vanno a letto con il pallone sotto le coperte. Mondiale 2014, il suo nome non lo conosce nessuno. In Brasile si gioca il Mondiale e molti ragazzi aiutano ad abbellire le strade e disegnare murales. Gabriel Jesus è uno di questi. Murales dove ora appare il suo volto.

Ma torniamo al significato della telefonata. L’attaccante dell’Arsenal era un ragazzo fortemente innamorato. Poi la rottura con la sua ex fidanzata. Mesi di tentati squilli. Nessuna risposta fino al passaggio al Manchester City, quando a rifiutare la chiamata questa volta è stato direttamente il brasiliano. “Adesso ti rifai viva? Troppo comodo”. Da qui la famosa esultanza ironica. Un momento di debolezza trasformato in forza.

 

 

Xavi Simons, tante risposte e zero squilli

A legarli per la partita di domani è l’esultanza, che Xavi Simons ha voluto dedicare a Gabriel Jesus. Il peso però è totalmente differente, così come lo è la loro adolescenza. Il centrocampista olandese è un figlio d’arte, non ha avuto le difficolta di un bimbo cresciuto nelle favelas. Il padre Regillio Simons viene ricordato soprattutto per la sua doppietta all’Ajax con la maglia del Fortuna Sittard. Perché ha chiamato il figlio Xavi? Sì, proprio per l’ammirazione nei confronti della leggenda del Barcellona. Ha avuto l’etichetta del predestinato sin dall’anagrafe. 

Il sogno del padre si realizza quando a puntarci è proprio il Barcellona, che però non lo ha mai fatto esordire in prima squadra. Il telefono continua a squillare, lui risponde, questa volta è il Psg ad aprirgli le porte. Anche in Francia non riesce ad avere molto spazio, considerando i numerosi talenti in rosa. Allora fa la cosa più semplice: riparte da dove tutto è nato, dall’Olanda. Con il Psv ha trovato continuità. Non ditelo al padre che per anni è stato allenatore delle giovanili dell’Ajax, rivale per eccellenza. In stagione ha messo a segno 10 gol e 4 assist in 18 partite, numeri ottimi.

  

 

Talento e personalità, di un ragazzo giovane (2003), che ha dimostrato tutto il suo carisma anche al di fuori del campo. Ha un suo sito personale (xavisimons.com) e cura molto i social, indispensabile per chi festeggia un gol mimando una chiamata. Un profilo moderno. Due telefoni, due storie, due vite, un’esultanza. Al Philips Stadium la risposta, ma questa volta la darà il campo.

Antonio Salomone

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