A distanza di venti anni ecco il primo Argentina-Brasile senza né Messi né Neymar: sinonimo di un calcio che non c’è più.
29 giugno 2005: la data dell’ultimo Argentina-Brasile senza Messi e Neymar. Sono passati vent’anni, una generazione, e non per fare i nostalgici ma quel calcio non c’è più.
La supersfida tutta sudamericana è da sempre stata caratterizzata da grandi campioni, che poi hanno fatto la storia del calcio europeo. Un periodo dove la tecnica prevaleva sul fisico e, a volte, anche sulla tattica.
Messi e Neymar sono stati gli ultimi due baluardi di questa generazione, i due numeri 10 di Argentina e Brasile: la supersfida nella supersfida. Non a caso parliamo di coloro che assieme a Cristiano Ronaldo hanno segnato questa recente epoca del calcio.
Quasi venti anni più tardi di nuovo senza questi due campioni vestire le camisete albiceleste e verdeoro. Ma la sensazione è che non ce ne saranno più, come loro.
Sembra una frase fatta ma è cambiato lo sport. Riducendo un discorso che andrebbe approfondito in un libro dalla complessità che ha, il calcio moderno valorizza principalmente la fisicità, la corsa, l’occupazione dello spazio: il tutto perfettamente ingabbiato in un sistema tattico “fluido” ma sistematico.
Ovviamente viene penalizzata l’inventiva del singolo, la creatività, il dribbling: insomma quello che fa pagare ai tifosi il prezzo del biglietto e che ha sempre caratterizzato argentini e brasiliani. Si gioca meno per strada, laddove ogni bambino imparare ad adattarsi alle situazioni avverse del terreno, a dover pensare veloce in un campo senza spazi dove c’è un’unica soluzione: saltare l’uomo che hai di fronte (spesso più grande di te). Cosa ormai che anche i sudamericani fanno sempre meno.
Questo ovviamente si riflette sui giocatori professionisti. Chi è la stella del Brasile? Vinicius Jr. Ma ha la stessa fantasia, allegria e naturalezza nel governare il campo di Neymar o Ronaldinho prima di lui? Sì… ma neanche così tanto. Appunto. Un Joga bonito adattato ai tempi moderni. Meno spettacolare, più pragmatico. Meno brasiliano.
E la stella dell’Argentina? Quella che danza sul rettangolo verde a ritmo di tango? C’è? Forse nessuno si è ancora permesso di prendere il posto di Messi, che a 35 anni ha trascinato una Nazione intera alla vittoria del Mondiale. Una Pulce diventata Re. Pulce appunto. Un appellativo distintivo, cosa che gli argentini hanno sempre amato per i loro talentuosi giocatori. Ma i nuovi campioncini come vengono chiamati? Quelli più forti non ne hanno uno, forse perché non sono così “speciali” da meritarselo. L’ultimo per importanza e per quello che ha fatto è stato “La Joya” Dybala (classe 1993 ndr.). Non un caso.
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