C’è una nuova (vecchia) stella in casa Ajax.
Sì, che Antony sia uno dei giocatori più brillanti dei lancieri non è una novità, dopo la favolosa stagione 2020/2021. Ma, se mai ce ne fosse stato bisogno, ieri è arrivata la conferma: il brasiliano è pronto a conquistare anche l’Europa che conta.
Nel 3-1 con cui l’Ajax ha steso il Dortmund sotto gli occhi del suo muro giallo la firma è tutta del talento di Antony, che ha confezionato 3 assist (o, meglio, due e mezzo) nel giro di 20 minuti.
Il Dortmund, pur in 10 dal 29º minuto, di cedere non ne voleva sapere: per scardinare la difesa tedesca serviva l’intuizione dell’esterno brasiliano. Che arriva puntuale al 72º: il cross pennellato dalla destra arriva sulla testa dello sfortunato Pongracic e poi a Tadic per l’1-1.
Dieci minuti dopo, il copione si ripete uguale: palla larga a destra per Antony che punta l’uomo, rientra sul mancino e regala ad Haller l’assist per il suo 7º centro in questa Champions League alla sua prima partecipazione. Solo Lewandowski ha fatto meglio.
L’assist per Klassen che chiude la partita è fin troppo facile: è il 14º in due anni con la maglia dell’Ajax, il 4º in questa Champions League per Antony, che si è portato a casa anche il premio di Man of the Match. E Ten Hag ringrazia: la vittoria di ieri proietta i lancieri in testa al girone a punteggio pieno; 14 i gol fatti, solo 2 quelli subiti. In campionato la musica non cambia: i gol subiti sono sempre 2, quelli realizzati ben 37. Gli olandesi sono tornati a fare paura.
Ad ambientarsi il classe 2000 ci ha messo poco: sbarcato in Olanda nel 2020 dal San Paolo, l’esterno brasiliano è stato una delle rivelazioni della scorsa Eredivisie con 9 gol e 8 assist in 32 partite.
“Ci è voluto un po’ per rendermene conto – dichiarava Antony nel 2020 – Quando ho firmato con l’Ajax era mattina presto mi sono immaginato di giocare in Champions League, realizzare il mio sogno, il sogno della mia famiglia”.
Un sogno che si avvera per chi, come lui, è scappato grazie al suo talento dalla sofferenza delle Favelas. Dove però ha imparato valori che ancora oggi porta con sé: “All’interno della comunità c’è umiltà. Nessuno si considera più grande o più importante degli altri”.
Umiltà che Antony ha imparato a mettere sul campo, grazie anche all’aiuto del suo mentore, Fernando Diniz, l’allenatore che in quel sinistro già ai tempi del San Paolo aveva visto qualcosa di diverso. Qualcosa di speciale, di unico. Adesso puoi svegliarti, Antony: il sogno è diventato realtà.
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