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“Non dovresti giocare”: Andrich batte la Roma e i cattivi presagi (della moglie)

Ho un cattivo presentimento. Non dovresti giocare“. Alicia Andrich sarà felice di essersi sbagliata. Al marito Robert, centrocampista del Bayer Leverkusen, aveva detto di non scendere in campo all’Olimpico: troppo fresco il ricordo dell’infortunio al piede patito un anno fa su quel campo, sempre contro la Roma, sempre in semifinale di Europa League. 

Robert è sceso in campo comunque, e non solo è stato tra i migliori in campo: lui, che da centrocampista difensivo è abituato a evitare i gol degli avversari, ha segnato il 2-0 che avvicina le “Aspirine” a Dublino, sede della finale. Una rete bellissima, un tiro all’incrocio da fuori area su cui Svilar non ha potuto nulla

La storia di Robert Andrich, l’autore del 2-0 contro la Roma in semifinale

Ventinove anni e un look da hipster, il centrocampista originario di Potsdam sta vivendo il momento migliore della carriera. Fresco campione di Germania, nell’ottobre del 2023 è stato anche convocato per la prima volta in nazionale tedesca dal CT Nagelsmann, e spera in una chiamata per gli Europei di casa. Non ci avrebbe mai creduto, se glielo avessero detto sei anni fa, quando giocava ancora in terza serie tedesca, con il Wehen Wiesbaden. Poi il passaggio in Zweite Liga, all’Heidenheim, e la Bundesliga con l’Union Berlin. Prima del trasferimento al Bayer del 2021, per poco più di sei milioni

Dopo il primo allenamento, tutti i miei compagni mettevano gli scarpini sul tavolo. Quando ho chiesto cosa stessero facendo, mi hanno risposto che i magazzinieri li avrebbero lavati. Ero confuso: me li ero sempre lavati da solo“. Andrich non è pentito di essere arrivato tardi “nel calcio che conta”: “A 18-20 anni non ero pronto per il salto, non facevo vita da atleta, soprattutto la notte“. 

Lo scorso anno contro la Roma era arrivata un’eliminazione dolorosa. Andrich aveva rilasciato dichiarazioni polemiche: “Mourinho monta sempre uno show in campo, gli serve per portare il pubblico dalla propria parte“. A distanza di un anno, si è preso la sua rivincita. Sconfiggendo ogni cattivo presagio. 

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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