Fenomeni recenti come l’internazionale Kings League o la sua versione italiana, la Goa7 (Goat) League, stanno portando sui nostri schermi un nuovo modo di guardare il calcio, dove influencer ed ex giocatori professionisti si affrontano dando spettacolo. Si tratta di un rinnovamento dell’intrattenimento, che trova, grazie all’unione tra internet e pallone, una formula capace di interessare milioni di persone nel nostro paese, soprattutto tra i più giovani.
Ma cosa si cela dietro questa ennesima evoluzione? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Porrini, centrocampista classe 2001 campione d’Italia con le giovanili del Milan e oggi uno dei volti simbolo del “calcio del web”. Un ragazzo che ha vissuto entrambi i mondi – quello tradizionale e quello digitale – e che ci accompagnerà in un viaggio tra passione e innovazione. Allacciate le cinture: stiamo per partire alla scoperta di una nuova dimensione del gioco più amato al mondo.
Andrea Porrini, noto sui social con il soprannome di “Prof” per le sue spiccate capacità nei dribbling e nei passaggi, ci farà da guida in questo racconto. Si parte dalle radici: il settore giovanile del Milan: “Ho trascorso 11 anni in rossonero. A quell’età si pensa che la vera fortuna sia avere talento o giocare in un club importante. La mia è stata invece quella di avere una famiglia che mi ha sempre supportato”. Il calcio, del resto, è sempre stato un affare di famiglia per Andrea: “Mio nonno è arrivato a giocare in Serie B con il Como, ma in generale siamo tutti appassionati. È stato mio papà a trasmettermi questa passione sin da piccolo, regalandomi il mio primo pallone. Grazie a lui ho sempre sognato di voler diventare un calciatore. Mi ricordo che il Milan metteva a disposizione dei pulmini, ma alla fine era sempre lui ad accompagnarmi la domenica. E non ha mai smesso di seguirmi, nemmeno ora che ho deciso di cambiare strada”.
In rossonero Porrini ha collezionato ricordi indimenticabili, come un torneo vinto in Russia contro il CSKA Mosca ai rigori: “Segno uno dei penalty decisivi. L’emozione di esultare con i tuoi genitori, dopo tutti i sacrifici fatti per essere lì con te, non ha prezzo”. Il culmine della sua carriera giovanile arriva con la vittoria dello scudetto con l’U17: “Arriviamo alla Final Eight e battiamo la Juventus 5-0, l’Inter 5-1e la Roma. Anche se da giovane sei comunque Campione d’Italia, è una soddisfazione incredibile”.
Tra i compagni di squadra di quei tempi spicca un nome familiare: quello di Daniel Maldini, oggi al Monza e in Nazionale. Ma anche diversi allenatori: “Ricordo con affetto Walter De Vecchi, Giovanni Valenti e, in particolare, Andrea Biffi. Fin da piccoli ci faceva allenare l’uno contro uno, un qualcosa che oggi è andato perso perché si pensa solo alla tattica. Con Daniel dribblavamo sempre, i nostri compagni ci rincorrevano per tutto il campo. Durante il possesso bastava uno sguardo e partiva la gara di tunnel. Ognuno ha una propria visione, ma dal tocco di palla si capiva che era speciale”. Un periodo che ha poi segnato per sempre la sua visione del pallone: “Da bambino quelle cose ti restano impresse. Per me il calcio deve essere divertimento. Se non sei felice tu e non fai sbalordire i tuoi compagni e chi ti guarda, che senso ha giocare?”.
Dopo essere arrivato a esordire in Serie C con il Novara, Porrini decide di interrompere il suo sogno. È qui che entra in scena il calcio del web, che ha trovato il proprio palcoscenico dal 2023 nella Goa7 League, versione italiana della celebre Kings League. Un format che inizialmente vedeva scendere in campo quasi tutti influencer (tra cui anche Porrini) ma che, passo dopo passo, ha trovato l’appoggio di tanti ex calciatori. Non solo: assieme al suo gruppo di amici, Andrea da più di un anno fa anche parte di un progetto su YouTube chiamato “7sins“, che conta all’attivo più di 60 milioni totali di visualizzazioni. Si tratta del primo esempio in Italia capace di unire partite e intrattenimento attraverso tornei a 7 e challenge divertenti, avendo come protagonisti i volti più famosi del mondo del calcio sul web.
Ma è possibile paragonare queste realtà al calcio professionistico italiano? “Assolutamente no, sono due universi ben diversi. Il calcio vero è una cosa, quello sui social è fatto per divertirsi e far svagare”, chiarisce Porrini. “I nostri sono comunque contenuti che servono perché fanno distrarre il pubblico. Se riusciremo a trovare un equilibrio tra competizione e spettacolo, credo ne uscirà fuori qualcosa di ancora più interessante, che sicuramente in futuro crescerà molto di più”, aggiunge Andrea.
Due mondi distanti, ma allo stesso tempo ben vicini. Tant’è che i giocatori conoscono questa realtà e la interpretano in prima persona come forma di svago: “Tramite eventi e sponsor inizi a conoscere i calciatori e a creare un rapporto con loro. A una presentazione, per esempio, mi è venuto a parlare Simone Zanon, centrocampista della Carrarese, che ha girato la foto scattata con me sul gruppo della squadra, dicendomi che guardavano tutti i miei video”. Ma anche come strada da percorrere dopo il ritiro: “Nel calcio del web ci sono sempre più ex professionisti e questo non fa che alzare il livello. Io ho giocato contro Obi, Eder, Moscardelli ma abbiamo visto anche gli esempi sporadici di Totti, Pirlo, Hazard e tanti altri. Questo mondo offre loro un’occasione per divertirsi continuando a fare quello che amano”.
C’è un altro importante aspetto da analizzare nel nostro viaggio. Se una volta i ragazzi crescevano con i poster dei propri idoli appesi in cameretta, ora non aspettano altro che esca un nuovo video del loro influencer preferito. È davvero un passo indietro? “Non c’è nulla di male a mio avviso – dice Porrini -. Ovviamente dobbiamo distinguere le due cose, perché essere calciatori veri è tutt’altro tipo di merito. Ma chi sono io per negare a un ragazzo di voler diventare un content creator? È un lavoro come un altro, che nel mondo di oggi è diventato comune e riconoscibile. È più il pubblico esterno a denigrarlo”.
E il numero di sostenitori sta salendo sempre di più: “So che ci sono milioni di persone che ci guardano. Pressioni? Noi al massimo competiamo per un montepremi, non per vincere la Champions League. Ed è una cosa che forse riesce a capire solo chi ha vissuto entrambi i mondi”. E aggiunge: “Personalmente più che altro sento il dovere di dover essere un buon esempio per i giovani. Mi immedesimo molto nei genitori e per questo, ci tengo. Quando incontro allenatori che mi dicono che i propri ragazzi vogliono imitare le gesta di Prof Porrini è per un onore incredibile”.
Il calcio vero e quello del web stanno trovando, quindi, sempre più maniere per intrecciarsi. Tant’è che non è più difficile immaginare un futuro dove il professionismo possa sfruttare questa vetrina per trovare nuovi giocatori: “In questo ambiente si creano tanti rapporti. Io, ad esempio, ho avuto proposte da tutte le categorie. Magari affidarsi solo a delle clip su YouTube non credo possa essere utile, bisognerebbe poi passare dei provini. O magari, con l’avvento di così tanti calciatori, potrà capitare che siano loro in prima persona a chiamare i direttori sportivi dei club per consigliare qualche ragazzo. Ci sono già stati tanti esempi nell’ultimo periodo (come quello di Michele Trombetta, che dopo l’avventura in Kings League è approdato alla Giana Erminio in Serie C, n.d.r.)”.
Ma tutto questo, dove potrà arrivare? “È una questione complicata. Io credo bisogni portare avanti l’idea del far divertire la gente. La nostra non deve essere una partita di Milan, Juventus o Inter, bensì deve continuare a essere una forma di svago per lo spettatore. Poi si vedrà”. E invece Andrea Porrini quale strada sceglierà per il suo futuro? “Non lo posso dire, anche perché non lo so nemmeno io. Come avrai ben capito però, ascolto tutti. E credo che più avanti lo scopriremo, me compreso”.
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