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Ancelotti da record: raggiunte 5 finali di Champions League, nessuno come lui

A por la 14“: andiamo a prenderci la quattordicesima. Solo la maglietta celebrativa indossata ieri sera con questo numero il Real Madrid ci fa capire come la Champions League sia una questione d’intimità con i Blancos. La vecchia Coppa dei Campioni è la competizione del Real per antonomasia, l’habitat del club più importante al mondo.

Basti pensare che nel palmarès della storia del torneo alla seconda posizione c’è il Milan, con 7 vittorie totali: la metà se il prossimo 28 maggio Karim Benzema e compagni dovessero vincere contro il Liverpool.

Champions League, il record di Carlo Ancelotti

Si scrive Real Madrid, si legge storia. Non si leggerà sui libri di scuola tra cent’anni, ma un grande impero ha sempre avuto anche un grande condottiero. E non a caso Carlo Ancelotti con la “Coppa dalle grande orecchie” ha sempre avuto un certo feeling. Prima da calciatore e poi da allenatore.

Con il Milan ne ha vinte due scendendo in campo nel 1989 e nel 1990, mentre dalla panchina ne ha sollevate altre tre: due con i rossoneri e una con i blancos, record che detiene insieme a Zinedine Zidane e Bob Paisley. Da ieri sera, però, Ancelotti può è diventato il migliore di tutti in altri termini. Nessuno, infatti, aveva mai raggiunto 5 volte la finale di Champions League come allenatore. Mostri sacri come Alex Ferguson e Marcello Lippi si sono fermati a 4  insieme a Jurgen Klopp, che dopo aver superato il Villarreal è entrato nl club dei grandi. Pep Guardiola, invece, con l’amaro in bocca dopo ieri sera è rimasto a tre.

Manchester 2003, Istanbul 2005, Atene 2007, Lisbona 2014 e ora Parigi 2022. Una conquista dietro l’altra in un ventennio di calcio che ha consacrato “Re Carlo” tra i più grandi di sempre. Per studiarlo tra i banchi di scuola ora, magari tra numeri e matematica, servirebbe soltanto un altro successo all’ultimo atto: sarebbe l’allenatore (e l’uomo) più vincente nella storia della Champions League.

 

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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