Arsenal, Mikel Arteta (Credits: Federico Piovesan)
Lo striscione “Make it happen“, seguito dalla storia: l’Arsenal spiega come “ci è riuscita“
Uno striscione in tribuna raffigurante la frase: “Make it happen“. Il rosso sullo sfondo e la scritta di bianco. L’inno della Champions League che risuona nell’Emirates Stadium e 60.000 persone a creare una coreografia unica.
È l’atmosfera da brividi a pochi secondi dall’inizio della partita dei quarti di finale tra l’Arsenal e il Real Madrid. Prima della storia. Prima di quei 17 minuti che l’hanno resa possibile. Da “Make it happen” a “5 ways we made it happen“.
Stavolta non si tratta di uno striscione, ma dell’articolo pubblicato dall’Arsenal sul proprio sito ufficiale: “5 modi in cui ci siamo riusciti“.
Essere stati all’altezza dei più grandi. Superarli, batterli e concedere ai propri tifosi gli “hole” a ogni passaggio compiuto. Battere 3-0 il Real Madrid. Com’è stato possibile? L’ha spiegato direttamente l’Arsenal con il tactics analyst Adrian Clarke.
Il primo punto trattato riguarda i tiri: 11 nello specchio su 12 tentativi. Conclusioni che hanno chiamato Courtois a effettuare alcune parate straordinarie. Ma non è bastato neanche uno dei migliori portieri al mondo, visti i miracolosi salvataggi sulla linea di Alaba e Bellingham.
Passando al centrocampo, assumono grande importanza la superiorità numerica e i movimenti di Lewis-Skelly. Il futuro già diventato presente. Se da un lato c’erano Thomas Partey, Rice e Ødegaard, dall’altra troviamo Modrić e Camavinga. Ancelotti mandava Bellingham a loro supporto, ma Arteta rispondeva con l’accentramento dalla fascia sinistra di Lewis-Skelly. Il 4 vs 3 si poteva trasformare anche in un 5 vs 3 con l’abbassamento della posizione di Mikel Merino.
Poi c’è il fattore Bukayo Saka, tornato da poco in campo dopo 3 mesi out. Ha giocato con coraggio e la testa alta. Ha messo in grande difficoltà Alaba, reo di aver commesso il fallo dal quale è nata la prima punizione di Rice. Dall’altra parte del campo, Lewis-Skelly ha annullato Rodrygo. La presa di responsabilità dei giovani.
Le due punizioni di Declan Rice dicono tutto. Spiegano perché il calcio sia lo sport più seguito al mondo. L’arte in un calcio a un pallone. Un effetto impeccabile alla prima punizione; una traiettoria senza senso alla seconda, che non rasenta la perfezione ma la raggiunge. È finita qua? In realtà no, perché il risultato finale dice 3-0: Mikel Merino dopo Rice. Il terzo gol è arrivato alla fine di un’azione composta da 16 passaggi, che ha coinvolto ben 9 calciatori. Gli ingredienti sono: velocità, precisione, sicurezza e calma, propria di chi è consapevole di essere grande. Più grande del Real Madrid.
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