“Ruben Amorim è un mago: lo chiamo Re Mida, trasforma in oro quel che tocca”: Carlos Pires racconta così la migliore scommessa vinta della sua vita. Anno 2018: Pires, direttore sportivo, affida all’esordiente Amorim la panchina del Casa Pia, terza divisione portoghese. Alla prima assoluta da allenatore, Mida scaccia la maledizione (due finali play-off perse in tre anni) e trasforma ventidue semi-professionisti in una squadra vincente. Da allora sono passati sei anni e oggi Amorim si prepara a una nuova missione: far tornare a brillare il Manchester United, tredicesimo in Premier League.
D’altronde di grandi sfide il trentanovenne portoghese se ne intende: “Ruben non ha paura a buttarsi. Ha una filosofia vincente e funzionerà anche a Manchester”, ci racconta Pires. “Oggi le sue squadre giocano come il Casa Pia di allora: un 3-4-3 moderno”. Anche se all’inizio l’innovatore Amorim aveva scelto… il più classico dei moduli: “Abbiamo cominciato con il 4-4-2. Due sconfitte di seguito, poi abbiamo vinto la terza. Dopo la prima vittoria, Ruben ha stravolto tutto: ‘Carlos, dalla prossima passiamo al 3-4-3’. Pensavo fosse impazzito, avevamo lavorato tutto il pre-campionato su una difesa a quattro e la squadra stava iniziando a girare. Ma lui era sicuro: ‘Tu fidati di me, così vinciamo il campionato’. E aveva ragione”.
Benedetta fu un’intervista: “Ruben si era ritirato da un anno e aveva dichiarato a un giornale di voler diventare allenatore. Stava studiando già da prima del ritiro e cercava una chance per mettersi in gioco. Io invece cercavo un frontman, un nome grosso per portare la squadra in seconda divisione dopo aver perso due finali play-off”. Il matrimonio è stato quasi naturale: “Abbiamo preso un caffè e ho capito che era l’uomo giusto: volevo un vincente e lui da calciatore aveva vinto tutto, tredici titoli in Portogallo tra Benfica e Braga”.
Così il Casa Pia ha lanciato Amorim: “E’ stato breve ma intenso. Il campionato l’abbiamo vinto grazie alle sue idee, ma senza di lui in panchina”. Perché? “Ruben non aveva la licenza, quindi a dicembre, dopo averci dato un’impronta, si è dovuto dimettere. Chi è venuto dopo di lui non ha toccato nulla e lo staff di quella vittoria è ancora oggi il suo staff”. Parliamo di Carlos Fernandes e Adelio Candido, 29 e 28 anni, che erano al fianco di Amorim al Casa Pia e lo saranno pure a Manchester: “Quando sono arrivati da noi erano due ragazzini di vent’anni, ma di calcio capivano già tantissimo. Adelio legge le partite in anticipo e Carlos ha tutto per diventare, se vorrà, un grande primo allenatore”.
La forza di Amorim? Le idee, certo. Ma non solo: “Dico che ha il tocco di Mida perché è in grado di convincere tutte le persone che lavorano con lui, dallo staff ai calciatori. È molto persuasivo e per questo è rispettato, lavora sul dettaglio e con gli anni ha imparato a essere meno bollente in panchina”.
A Lisbona ha già vinto una grande sfida: “Lo Sporting era un cimitero di allenatori: ne cambiavano uno dietro l’altro”. Nei due anni precedenti al suo arrivo, ne erano passati sei: “Poi lui si è imposto e ha vinto due campionati, due coppe di lega e una supercoppa. Non ha problemi a ereditare situazioni complicate e per questo sono convinto al cento percento che anche a Manchester avrà successo”. Dal Casa Pia allo United, Re Mida è chiamato a compiere un nuovo miracolo.
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