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Amara Diouf, il “wonderkid” senegalese nel nome di Sadio Mané

Amara Diouf è abituato a lasciare il segno. Lo ha fatto debuttando a 15 anni con la nazionale maggiore, si è ripetuto nel Mondiale U17 dove il suo Senegal ha vinto 2-1 all’esordio contro l’Argentina, proprio grazie a una sua doppietta in 38 minuti. Il marchio indelebile, da vero “wonderkid”. 

La nazionale maggiore a 15 anni

Ala sinistra classe 2008, dotato di un’ottima velocità, Diouf aveva già fatto parlare di sé lo scorso 9 settembre, quando il CT della nazionale maggiore, Aliou Cissé, decise di farlo debuttare tra i grandi a soli 15 anni, 3 mesi e 2 giorni, diventando il più giovane esordiente nella storia della selezione senegalese.

E i gol con l’Argentina sono solo un nuovo tassello nella crescita del giovane Amara. Il Senegal, infatti, si è qualificato al Mondiale di categoria grazie alla vittoria nella Coppa d’Africa U17. Il capocannoniere del torneo? Proprio Diouf. Cinque gol in sei partite, meglio di un certo Victor Osimhen.  

La Génération Foot inseguendo Mané

Amara gioca nella Génération Foot, squadra di calcio senegalese con sede a Dakar. La stessa da cui è partito anche Sadio Mané. Stesso ruolo e squadra di partenza: c’è altro che accomuna Amara e l’attuale attaccante dell’Al-Nassr? Sì, il futuro. Il primo luglio del 2026, infatti, Diouf si trasferirà al Metz, visto che i senegalesi sono un club satellite di quello francese. La stessa squadra che, nel 2011, ha accolto Mané nella sua prima avventura europea.  

“Se continua così, Diouf raggiungerà il livello di Mané” dicono orgogliosi i fondatori della Génération Foot. I paragoni si sprecano, ma intanto il Senegal ha una nuova stella, nata a Dakar e destinata a prendersi i grandi palcoscenici.

Davide Balestra

Nato nel 2000 a San Benedetto del Tronto. Di sangue metà pugliese e metà marchigiano ma con inflessione dialettale praticamente neutra. Figlio della Generazione Z, la stessa che ha partorito calciatori del calibro di Haaland, Vinícius Júnior o Tonali. Al tentativo di replicare le loro giocate sul campo di calcetto ho preferito il portatile o il microfono, quest’ultimo, da un po’ fedele compagno di viaggio. Poca retorica: le emozioni che trasmette un campo di calcio non sono quantificabili. E a me piace raccontarle, che sia attraverso una tastiera o una telecamera puntata in volto. Ansie, timori e paure fanno parte del percorso. Cerco di superarle con umiltà, virtù che, con il tempo, sto rendendo un mio mantra.

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