“È un tipo di giocatore che ci mancava: alto, robusto, bravo con la testa… ci può aiutare”. Così parlò Carlo Ancelotti nella conferenza prepartita di Osasuna-Real Madrid, confermandosi uno che di calciatori, e di attaccanti soprattutto, ci capisce qualcosa. Infatti, nella partita di El Sadar, nei cinque minuti giocati nell’esordio in Liga Alvaro Rodriguez, classe 2004, è riuscito a partecipare a più gol di Hazard e Mariano Dìaz… insieme. Il tutto grazie a un assist ad Asensio. Assist che sarebbero stati due, se il primo, servito a Vinicius non fosse stato annullato per fuorigioco. Insomma, l’impatto dell’attaccante uruguaiano con i blancos è stato sicuramente positivo. Che “El Toro” (questo il suo soprannome), possa essere un’arma in più per il Real in questa seconda metà di stagione?
Nel Derby contro l’Atletico Madrid, Carlo Ancelotti lo ha messo in campo al minuto 77 con il Real in svantaggio di 1 gol. Al classe 2004 sono bastati 8 minuti per trovare il gol e pareggiare la partita, finita poi 1-1.
“Se mio figlio è qualcuno, lo deve e lo dovrà interamente a Raùl, che gli dà consigli ogni giorno e lo riporta con i piedi per terra quando deve. Lo voglio abbracciare quando verrò a Madrid”. Queste le parole del padre di Rodriguez, Coquito, ex calciatore con 12 presenze con l’Uruguay rilasciate a MARCA.
Alvaro, infatti, nato a Palamòs, in Catalogna, dopo aver iniziato nel Global, la squadra fondata dallo stesso padre, si è trasferito al Girona, e quindi, nel 2020, al Real Madrid, dove questa stagione è l’attaccante del Castilla, allenato dalla leggenda merengue Raùl Gonzalez Blanco. Questa stagione, in Primera Federaciòn, la terza serie del calcio spagnolo, ha segnato 5 gol in 16 partite. Così come 5 sono stati i gol anche nel Sudamericano sub-20, con la maglia dell’Uruguay, in 6 partite però. Numeri, e gesta, che hanno suscitato l’interesse di Carlo Ancelotti, aprendogli la porta dello spogliatoio della prima squadra.
193 centimetri di altezza e piede sinisto da trequartista. Alvaro Rodriguez può essere quel vice Benzema che Ancelotti tanto vorrebbe ma non ha. Il Pallone d’oro in carica questa stagione è stato a lungo fermo per infortunio e, nonostante provi continuamente a ingannarla, l’età anagrafica ha il suo peso. Nella prima parte di stagione l’allenatore italiano ha spesso deciso di sostituirlo mettendo Rodrygo come falso nueve (con buoni risultati). “El Toro”, però, in quei cinque minuti giocati, ha messo in esposizione tutto il suo repertorio: dalla tenacia nel recupero palla alla grazia dell’assist. E se Ancelotti avesse ragione (come spesso accade), sentiremo ancora parlare di Rodriguez.
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