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Sacchi: “Alluvione? Siamo un Paese Vecchio, prevenzione una parola sconosciuta”

In queste ultime ore, il pensiero di tutti noi non può che rivolgersi al disastro ambientale dell’Emilia Romagna. Le immagini appaiono terrificanti, con migliaia di cittadini ancora alle prese con le grosse problematiche causate dal maltempo. Tra i vari paesini vittime della catastrofe, c’è anche Fusignano, terra natia dell’ex allenatore del Milan e della Nazionale Arrigo Sacchi, dove l’esondazione del Senio ha travolto la cittadina di Ravenna. 

 

Agli occhi dell’ex alleantore appaiono immagini sconcertanti, che fanno tornare in mente solo brutti ricordi. Non solo calcio per il classe ’46, che ora fa i conti con lo sconcerto nel vedere la sua terra ferita. In un’intervista esclusiva a “La Repubblica”, l’ex allenatore ha raccontato le sue emozioni in questi momenti, non rinunciando al calcio e al match di Champions League tra Inter e Milan

Zone isolate, corrente fuori uso e tanta preoccupazione. Arrigo Sacchi vive per l’ennesima volta questo incubo: “Questo disastro mi ha risvegliato un ricordo che risale ai miei tre anni di vita. Mi caricarono sul tubo della bicicletta per portarmi a vedere il fiume uscito dall’argine e rivedo quella scena come se fosse avvenuta poche ore fa”.

Sacchi: “Derby? Ferrari contro Cinquecento”

L’ex allenatore rossonero non ha rinunciato all’Euroderby: “Stavo guardando Inter Milan ed è arrivato l’ordine di salire ai piani alti delle case per metterci al sicuro. E io l’ho fatto immediatamente. Il segnale era tutt’altro che ottimo e mi sono dovuto arrangiare. Ma d’altronde, non c’era tanto da guardare. É stata una sfida come tra una Ferrari e una Cinquecento. Il Milan ora è una squadra di ragazzi sconosciuti che fanno il possibile. Gli stessi che, però, hanno vinto uno scudetto e sono arrivati in semifinale di Champions. E nessuno ci avrebbe scommesso un soldo due anni fa”. Il calcio, intanto, resta l’argomento all’ordine del giorno nella vita di Sacchi: “C’è troppa individualità e difensivismo. Lo sport riflette sempre la cultura di un Paese. Forse avremmo dovuto inventare questo sport ai tempi dei Romani, almeno avremmo sempre attaccato”. Infine, tornando alla sua Romagna: “Siamo un Paese vecchio, dove prevenzione e merito sono parole sconosciute”.

Redazione

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