In principio fu Vialli. La storia degli allenatori italiani in Premier League è breve ma intensa: dal 1998 al 2022 sono stati 13, tutti capaci di lasciare un segno, una traccia più o meno visibile su quello che solo negli ultimi anni è diventato il campionato più ricco e competitivo della terra (basta guardare ai dati Fifa sull’ultima sessione di calciomercato), ma che negli anni Novanta veniva dopo la Serie A.
L’ultimo arrivato è Roberto De Zerbi, che sostituisce Graham Potter alla guida del Brighton. Raggiunge Antonio Conte, allenatore del Tottenham. L’ex Shakhtar si augura di replicare i gloriosi risultati dei predecessori: certo, il Brighton non potrà puntare alla vittoria del titolo, impresa riuscita a Ranieri, Mancini, Ancelotti e Conte, ma l’attuale quarto posto può essere la premessa a una qualificazione europea che avrebbe del clamoroso per un piccolo club della costa meridionale dell’Inghilterra che ha trovato una stabile collocazione in Premier solo negli anni più recenti.
La storia degli allenatori italiani in Premier League comincia a fine anni Novanta, e per la precisione nel 1998, quando Gianluca Vialli viene nominato player-manager del Chelsea. La sua avventura nei Blues proseguirà poi fino al 2000, e l’ex giocatore di Juventus e Cremonese otterrà una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea, una Coppa di Lega, una FA Cup e un Charity Shield.
Sarà sempre il Chelsea, che con l’Italia ha un legame forte e duraturo, a scegliere Carlo Ancelotti nel 2009, quando l’allenatore di Reggiolo decide di inaugurare quella che diventerà poi la sua personale campagna d’Europa, lasciando il Milan dopo due Champions vinte. Ancelotti a Stamford Bridge conquisterà una Premier League, un Community Shield e una FA Cup. Ancelotti lascerà il Chelsea nel 2011, anno in cui, da subentante, Roberto Di Matteo (che poco prima aveva allenato il West Bromwich Albion) riuscirà nell’impresa di vincere a Monaco, contro i padroni di casa del Bayern, la prima Champions della storia dei Blues. “Carletto” tornerà in Inghilterra nel 2019, chiamato a guidare l’Everton dopo l’esperienza a Napoli; richiamato da Florentino Perez al Real Madrid, però, nel 2021 maturerà il suo secondo addio alla Premier.
Sempre nel 2009, a Manchester, sponda City, iniziava l’era di Roberto Mancini a Etihad. Quattro anni fatti di campioni, carisma, novità introdotte dalla proprietà araba. Ma soprattutto concentrati in un indelebile highlight, il campionato vinto all’ultimo minuto nella stagione 2011-2012, grazie a un gol di Aguero su assist di Mario Balotelli contro il Queens Park Rangers. Una beffa atroce per i rivali dello United, già convinti di aver evitato l'”affronto” dei “noisy neighbours” (copyright di Sir Alex). Mancini aggiungerà alla bacheca anche una FA Cup e un Community Shield.
Chi ha accumulato esperienze in Premier, ed è stato di fatto adottato dagli inglesi, è Claudio Ranieri, che si è seduto su 4 panchine nella sua carriera alla corte della regina. Da quella del Chelsea alle più recenti, Fulham e Watford. Ma soprattutto, in mezzo, la clamorosa vittoria del titolo alla guida del Leicester City nel 2016, quando Ranieri da “tinkerman” divenne “King”.
Un altro “serial winner” sbarcato in Premier è Antonio Conte. L’allenatore pugliese ha portato avanti la tradizione italiana al Chelsea, vincendo il campionato nel 2017 e la FA Cup l’anno successivo. Oggi, Conte guida il Tottenham, e dopo aver compiuto la rimonta che ha portato gli Spurs in Champions, quest’anno punta ancora più in alto.
Nella lista degli allenatori italiani vincenti in Inghilterra non può mancare nemmeno Maurizio Sarri, che alla guida del Chelsea ha conquistato a Baku l’Europa League 2019 contro l’Arsenal. Gli altri nomi sono quelli di Attilio Lombardo, che a fine anni Novanta guidò il Crystal Palace per pochi mesi, di Gianfranco Zola, al West Ham dal 2008 al 2010, di Paolo di Canio (Sunderland), Walter Mazzarri (Watford) e Francesco Guidolin (Swansea City). Ora tocca a De Zerbi.
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