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Mahrez, Belmadi e “quell’enorme responsabilità”: l’Algeria vuole la rivincita

Voltare pagina e ricominciare da zero. È questo il diktat per l’Algeria dopo l’esordio in Coppa d’Africa. Contro l’Angola, la squadra di Djamel Belmadi si è dovuta accontentare di un solo punto: prima il vantaggio con Bounedjah, poi il pareggio angolano su rigore, nella ripresa, con Mabululu. Un risultato da cancellare per raggiungere la qualificazione agli ottavi e inseguire un sogno: la vittoria finale. 

Da Mahrez a Bennacer, i pilastri per ripartire

L’ultimo successo da parte delle ‘Volpi del deserto’ risale ad appena cinque anni fa: ad alzare il trofeo sotto il cielo del Cairo l’imprescindibile Riyad Mahrez, capitano e simbolo della nazionale algerina. A dare manforte un giovane Ismaël Bennacer, premiato come miglior giocatore del torneo e prossimo alla firma con il Milan. Dall’Egitto alla Costa d’Avorio, cinque anni dopo sono ancora loro i pilastri dell’Algeria. Maturati ed esperti, fondamentali per il CT Belmadi. 

I migliori giocatori dell’Algeria

Si riparte dalle certezze. Non solo Mahrez e Bennacer: ci sono i gol di Bounedjah, decisivo cinque anni fa nella finale contro il Senegal, ma anche la qualità di Chaibi e Bentaleb a centrocampo e la spinta sulle corsie esterne di Aït-Nouri e Bensebaini. Occhi puntati pure su Amoura, Boudaoui, Atal, Ounas e Slimani, oggi al Coritiba (Serie B brasiliana). 

Il commissario tecnico, Belmadi: “L’Algeria vive di calcio”

Passione, orgoglio e rispetto. Questi i tre ingredienti che propone l’Algeria di Djamel Belmadi, commissario tecnico delle ‘Volpi del deserto’ dal 2018: “Abbiamo un’enorme responsabilità verso la nostra gente – ha detto al sito ufficiale della CAF – Questo è un paese di calcio, che ama questo sport”. Nel 2019 il trionfo in Egitto. Due anni più tardi la delusione in Camerun: “C’erano tante aspettative su di noi. Non siamo riusciti a soddisfare noi stessi e la nostra gente”
Dallo ‘Stadio internazionale del Cairo’ allo ‘Stade de la Paix’. Dall’Egitto alla Costa D’Avorio. Una storia di riscatto. Di rivincita. La testa è a Bouaké. Per cancellare Douala e riportare il trofeo ad Algeri, cinque anni dopo l’ultima volta.

Davide Balestra

Nato nel 2000 a San Benedetto del Tronto. Di sangue metà pugliese e metà marchigiano ma con inflessione dialettale praticamente neutra. Figlio della Generazione Z, la stessa che ha partorito calciatori del calibro di Haaland, Vinícius Júnior o Tonali. Al tentativo di replicare le loro giocate sul campo di calcetto ho preferito il portatile o il microfono, quest’ultimo, da un po’ fedele compagno di viaggio. Poca retorica: le emozioni che trasmette un campo di calcio non sono quantificabili. E a me piace raccontarle, che sia attraverso una tastiera o una telecamera puntata in volto. Ansie, timori e paure fanno parte del percorso. Cerco di superarle con umiltà, virtù che, con il tempo, sto rendendo un mio mantra.

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