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Gomis a #CasaDiMarzio: “Il Senegal, l’Italia, Digione. Mi racconto”

Solito appuntamento con Casa Di Marzio, il format che vi tiene compagnia attraverso tante dirette Instagram sulla pagina di GianlucaDiMarzio.com. Oggi, tra gli ospiti, c’è stato anche Alfred Gomis, portiere della nazionale senegalese e del Digione, in Ligue 1: “Sono arrivato in Italia a 3 anni, ma i miei genitori non mi hanno mai fatto mancare le loro origini anche qua. Poi mio padre è scomparso e sono andato in Senegal in suo onore. Lì mi è scattata la scintilla: ‘Voglio giocare per il Senegal’”.

L’AMORE PER IL SUO PAESE

“Mio padre sarebbe stato fiero, mi dispiace non sia stato lì.  Mi ha colpito tutto il paese, non me lo ricordavo bene ed è stata una grande esperienza personaleha proseguito Alfred. “Oggi sono a Torino per la riabilitazione, mi sono rotto il ginocchio a inizio febbraio. Non si sa se e quando riprenderemo, ma almeno ho più tempo per curarmi bene”.

In Nazionale, poi, Gomis ha fatto qualcosa di incredibile: “Dopo 16 anni ci siamo qualificati al Mondiale in Russia, e non abbiamo passato i gironi per una questione di ammonizioni. Eravamo a pari punti col Giappone, ma loro avevano un cartellino giallo in meno. Poi siamo anche arrivati in finale di Coppa d’Africa, perdendo contro l’Algeria. Spero sia solo un appuntamento rimandato. Con Keita, Mané, Koulibaly e gli altri abbiamo una grande squadra, e un paese come il Senegal meriterebbe la prima Coppa d’Africa della propria storia”.

IL RUOLO DA PORTIERE E LA LIGUE 1

La passione per il ruolo da portiere, Alfred l’ha in qualche modo ereditata: “Mio papà giocava in porta, e tutti i miei fratelli hanno fatto lo stesso. Io ci sono capitato perché da piccolo mancava il portiere nella nostra squadra, poi gli altri correvano e pensavo ‘chi me lo fa fare’. Dopo ho fatto un provino al Torino a 8 anni sia come attaccante che come portiere, e hanno scelto la seconda opzione. Razzismo? Da piccolo mi sono capitati alcuni episodi, così come nel corso della carriera. Ma li ho sempre gestiti bene, a modo mio. In Francia è diverso, è un paese multietnico da tanto tempo”.

Un paese dove gioca oggi, in Ligue 1 con il Digione: “Volevo fare una nuova esperienza all’estero, e la Francia sentivo che sarebbe stato il giusto campionato. Ho giocato quasi da subito con continuità. La Ligue 1 è molto più da uno contro uno, la Serie A invece più tattica, i primi difensori sono gli attaccanti. Tornare in Italia? Non si sa mai cosa succederà, vedremo. Ma ora mi godo la mia esperienza, sperando che il campionato riprenda per raggiungere la nostra salvezza”.

LE ESPERIENZE PASSATE

Infine, Gomis ha parlato di un momento che si porterà dietro per ogni tappa della sua carriera: “A Torino la maglia di Antonino Asta, la prima che mi hanno regalato. A Crotone la prima volta ai playoff per la Serie A. Ad Avellino la semifinale playoff, una cavalcata incredibile in una piazza importante con una tifoseria calda. A Cesena la partita contro il Cagliari, abbiamo vinto una gara importante. A Bologna invece mi sono rotto la mano dopo 4 allenamenti, non è un grande ricordo. Di Salerno mi viene in mente il lungomare. Nonostante la rivalità con l’Avellino, poi, i tifosi biancoverdi mi hanno sempre applaudito. Devo ringraziarli”.

Per quanto riguarda Ferrara, ricordo le salvezze che abbiamo raggiunto. C’è sintonia tra città, squadra e tifosi. Ho passato due anni bellissimi alla Spal, raggiungendo sempre la salvezza. Ferrara mi è rimasta nel cuore, mi ha dato tanto, come io ho dato alla squadra. La città è tranquilla, la gente disponibile. Digione è simile, ma un po’ più grande. Se ho timore di andare in una big? Io non ha paura di nessun portiere. Tante volte partivo dietro, poi mi sono preso il posto” ha concluso Gomis.

Redazione

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