Dicembre 2021. Il Levante è nel mezzo di una tempesta che non sembra finire: ultimo posto ne La Liga con appena 7 punti conquistati in 15 partite e a -5 dalla zona salvezza. La squadra ha bisogno di una scossa, anche piuttosto immediata. Dai piani alti si decide di cambiare la guida in panchina. Fuori Javier Pereira, dentro un giovane allenatore italiano. Il suo nome è Alessio Lisci e la sua, più che una storia, è una favola. Adesso per lui è arrivata una nuova avventura: guiderà il Mirandes nella seconda divisione spagnola. E’ ufficiale.
Partiamo dall’origine. Alessio è un ragazzo come gli altri. Studia all’Università, ama il calcio e ha un sogno nel cassetto. Anche piuttosto ambizioso: diventare un allenatore. La gavetta parte da casa, dalla sua Roma. Qui inizia il suo viaggio: “Io sono partito da una società dilettantistica di Roma, poi con l’Università ho fatto tirocinio alla Lazio. Ho vinto una borsa di studio per andare all’estero e da lì sono arrivato al Levante e ho fatto tutta la trafila”, racconta Lisci ai microfoni di gianlucadimarzio.com.
Alessio, nel 2011, si ritrova così in Spagna, a Valencia. Una realtà nuova, lontano da casa ma sempre con quel pallino in testa. “Il calcio spagnolo mi aveva sempre attratto, quindi quando ho avuto la possibilità di andare all’estero non ho avuto dubbi e sono andato là. All’inizio quando sono arrivato era il periodo del Guardiolismo allo stato puro, quindi si pensava solo ad attaccare. Avevo molto da insegnare, perché a livello tattico la preparazione che c’è in Italia non c’era in Spagna. Sono riuscito a fare un mix che poi è stato molto importante nel mio futuro”.
Ma guai a pensare che la strada sia stata semplice. Gli ostacoli, nel cammino di Alessio, non sono mancati. “A livello di vita ho avuto dei periodi difficili, ho dovuto fare molti sacrifici. Facevo tirocinio, allenavo una squadra e di mezzo andavo anche a lavorare per far quadrare i conti. Lavoravo con un’azienda che importava prodotti alimentari italiani a Valencia, ero un rappresentante. Ma sapevo che era un investimento di tempo, era il mio obiettivo e ci ho creduto. Non ho mai pensato di mollare”.
Sacrifici, che Alessio preferisce chiamare investimenti. Per il futuro, per quello che verrà. È l’atteggiamento di chi crede nei propri sogni. E guardando il presente, Lisci ha avuto ragione.
Gli anni passano in fretta e dal 2011 si arriva così al 2020. Qui c’è la svolta. Perché Alessio viene promosso nel Levante B come vice allenatore. I sacrifici sono stati ripagati: “Il cambio c’è stato quando sono diventato il secondo allenatore della seconda squadra nel 2014. Lì ho smesso di lavorare perché economicamente riuscivo a far quadrare i conti”.
Pensate sia finita qui? Macché, di colpi di scena di questo tipo ce ne sono ancora molti. Qualche mese dopo, ad esempio, Lisci prende la guida del Levante B in seguito all’esonero di Tevenet. “Allenare il Levante B è stato un trampolino importante. Quando ho preso la squadra era a due punti e in grandissima difficoltà, era la stagione del post Covid e avevano cambiato la formula del campionato. La metà delle squadre faceva il playout, quell’anno sono retrocesse il 70% delle seconde squadre. Siamo riusciti a salvarci senza nemmeno fare il playout, è stato un motivo di grande orgoglio”.
Ma c’è una data che Alessio non potrà mai dimenticare: quel 1º dicembre 2020. Dopo anni di gavetta, sacrifici e un percorso partito dalle giovanili, Lisci si siede sulla panchina della prima squadra. Ne La Liga, tra i più grandi giocatori d’Europa. Con l’obiettivo di centrare una clamorosa salvezza con il Levante. Ad appena 36 anni, diventa l’allenatore più giovane del campionato: “Non ho avuto tempo di reagire. Quando mi hanno detto della possibilità di allenare il Levante mi sono buttato a capofitto per trovare una soluzione per la prima squadra. La situazione era molto complicata, sono molto contento di quello che ho fatto. Sono dispiaciuto perché non siamo riusciti a centrare la salvezza, ma con soli 8 punti raccolti all’andata era veramente impossibile salvarsi”.
“Con me in panchina saremmo stati sei punti sopra la salvezza, nel girone di ritorno saremmo stati a due punti dall’Europa League e nelle ultime giornate a un punto dalla Champions. I numeri sono straordinari, abbiamo fatto vari record: il secondo girone di ritorno con più punti nella storia del Levante, record di partite consecutive facendo gol. Il problema è che purtroppo abbiamo cominciato tardi”.
Alessio non riesce a centrare la salvezza. Tristezza e grande rammarico, ma anche la consapevolezza di aver dato tutto e l’orgoglio di aver sbancato il Wanda Metropolitano di Madrid: “Venivamo da un periodo complicato, era una partita importantissima. Abbiamo meritato di vincere. Sono stati istanti di grande felicità, abbiamo scritto un pezzo di storia. È stato veramente bello”.
A fine stagione, Lisci dice addio al Levante. Una famiglia più che una squadra, nella quale Alessio è cresciuto. È arrivato da ragazzino, ha salutato da uomo. Una favola senza il lieto fine ma piena di colpi di scena. E, soprattutto, senza rimpianti: “Se guardiamo indietro nulla è perfetto, ma gli errori ti permettono di crescere e capire ciò che stai sbagliando”.
Chiusa una parentesi se ne apre un’altra. Perché Alessio, dopo l’addio al Levante, ha tanta voglia di ripartire. Riprendere in mano una panchina e trasmettere le proprie idee, Lisci non vede l’ora. La chcnace l’ha ottenuta dal Mirandes: “Ho ricevuto offerte concrete dall’Italia ma non mi convincevano. Anche dall’estero, a parte Spagna anche da altri paesi. Per quest’anno sono più concentrato su Spagna, Italia e Inghilterra. Il resto non l’ho preso in considerazione”.
Appena 36 anni e una carriera da allenatore già piena di sfumature. Alessio non vuole fermarsi. E dopo aver realizzato il proprio sogno con il Levante, vuole rimettersi subito in gioco. Prossima fermata: il Mirandes. Con la fame e il cuore di chi nella propria vita non si è mai arreso.
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