Interviste e Storie

Lucarelli: “A Parma un legame oltre lo sport. Futuro a Livorno? Mai dire mai”

Alessandro Lucarelli

Dal fallimento al ritorno in Serie A, passando per le nuove sfide del futuro: la nostra intervista ad Alessandro Lucarelli, storico capitano ed ex dirigente del Parma

Come si racconta una storia che nasce più di 15 anni fa, attraversa un fallimento, una rinascita e più di 340 partite giocate con la stessa maglia? La risposta arriva proprio da chi ha giocato tutte quelle gare, vivendo ogni tappa con tutta la passione che aveva: “Il mio legame andava oltre l’aspetto sportivo e la categoria, io volevo solo giocare nel Parma”.

Comincia così Alessandro Lucarelli, storico capitano ed ex dirigente del club gialloblù, che ha raccontato ai nostri microfoni la sua storia a Parma, ma non solo. L’ex difensore ci ha parlato della volontà di cercare una nuova sfida, con il filo rosso del sentimento e del senso di appartenenza che lega il suo intero cammino.

E questo percorso, come dicevamo, ha segnato la storia dello stesso club e di Lucarelli, intrecciandole: “Abbiamo realizzato qualcosa di inimmaginabile in soli 3 anni, ma quando ho smesso ero sereno perché ho lasciato il calcio nel punto più alto”.

Prima di arrivare a quella serenità, però, il Parma e il suo ex capitano sono affondati insieme. Il fallimento, la Serie D e una ripartenza complicata ma consapevole. Fino al presente da dirigente, in cui vuole ripartire dopo la chiusura del rapporto con i gialloblù: “Vorrei lavorare nel modo in cui intendo io il calcio e in cui l’ho vissuto da calciatore, con passione e la voglia di trasmettere le emozioni”. Il lungo percorso con il Parma, dunque, è tutt’ora parte integrante della visione di Lucarelli. Perciò facciamo un passo indietro.

Cadere

Nel 2015, già qualche mese prima del fallimento, il messaggio dell’allora capitano è chiaro: “Il fallimento arrivò a maggio, ma già a febbraio, quando stavo lottando per trovare una via per salvarci, dissi che sarei rimasto anche in Serie D, a quel punto non importava più la categoria”. E il colpo arriva, proprio così: il Parma riparte dai dilettanti, cancellando in poco tempo storie, entusiasmo e le ambizioni di tanti tifosi. La ripartenza dei gialloblù ha attraversato momenti complicati e di grande incertezza, come ci ha raccontato Lucarelli: “A volte non avevamo nemmeno l’acqua da bere dopo gli allenamenti. Io ero lì da diversi anni ed ero capitano, mi sentivo la responsabilità di una tifoseria e di una città alle spalle che stava soffrendo, ho vissuto il fallimento come una sconfitta personale, quando ci metti anima e corpo la vivi con dolore”.

Ma è proprio nel buio e nella difficoltà che l’ex difensore ha trovato la sua energia, in quella dei tifosi: “Con il fallimento ho trovato la forza nella gente: loro vedevano in me l’unico riferimento in quel momento di difficoltà totale. Una volta assorbito il colpo, però, ho avuto subito la forza di dire “si rinasce insieme”’. E il Parma è rinato ad Arzignano, nel 2015, con la prima storica gara in D…”Che rigiocherei: è stato l’inizio di un duro percorso durato tre anni. Ma c’è un’altra partita che vorrei rivivere”.

Rinascere

E tre anni dopo quella partita arriva. Il 18 maggio 2018 il Parma torna in Serie A, sul campo dello Spezia. “È l’altra gara che rigiocherei. Noi pensavamo di salire ai playoff, non quella sera. Ma forse fu un segno del destino, che fossimo ripagati per quanto avevamo sofferto”. Quel giorno per Lucarelli si chiude un cerchio, è quel punto più alto di cui parlavamo prima, qualcosa che nemmeno lui aveva immaginato: “Inizialmente pensavo solo a riportare il Parma tra i professionisti. Però era tutto troppo bello per limitarsi a tornare tra i pro, io mi sentivo bene e ho continuato fino in B. Più si alzava l’asticella e più mi veniva voglia di continuare, al terzo anno ho pensato che se fossimo saliti senza di me non me lo sarei mai perdonato”.

Dopo 10 anni e 349 partite, la rinascita e la fine di un viaggio, l’ex difensore saluta il calcio giocato: “Se avessi lasciato un anno dopo anche con una salvezza in A non avrebbe avuto lo stesso effetto. Riconsegnare la Serie A al Parma è valso più di ogni altra soddisfazione personale. La sera in cui ho dato l’addio al calcio c’era un’atmosfera magica, l’avessi fatto un anno dopo non sarebbe riuscito così bene”.

I tifosi del Livorno (credits photo: profilo Facebook Livorno)

Lucarelli: “Sono in una fase di riflessione. Su Livorno…”

Ma dopo la fine di quel viaggio se ne apre subito uno nuovo, da dirigente. Dopo gli ultimi anni al Parma, Lucarelli cerca la prossima esperienza, e non esclude nuovi ruoli per il suo futuro: “Sono in una fase di riflessione in cui voglio capire la strada da intraprendere, mi sto ascoltando per capire e decidere cosa voglio di più. Se dovessi sposare un progetto vorrei fare un calcio identitario, di passione, provando a creare un legame con la squadra: io credo ancora nei sentimenti. Se trovassi un ambiente pulito, con una bella squadra dove si può creare una mentalità di gruppo coesa, non avrei dubbi ad accettare: vorrei lavorare nel modo in cui intendo io il calcio e in cui l’ho vissuto da calciatore, con passione e la voglia di trasmettere le emozioni”.

E se questo ambiente fosse Livorno, proprio dove Lucarelli è cresciuto? “Mai dire mai: i fratelli Lucarelli quando sentono la parola ‘Livorno’ non capiscono più nulla (ride, ndr). Il mio consiglio per il Livorno è quello di cercare di compattarsi, nel momento di difficoltà bisogna volere le cose un passettino alla volta, non tutto insieme: nel momento di difficoltà si vede il gruppo”.

La chiamata è quasi finita, e per riprendere in mano quel filo lungo 17 anni e 349 partite, e tenderlo verso la nuova avventura, l’ex difensore ci ha raccontato qual è stato l’aspetto più importante, da Livorno a Parma, fino a oggi: “Vivere il calcio completamente con la passione, quella popolare: sono cresciuto in curva a Livorno e questo è stato un vantaggio. In ogni squadra in cui ho giocato riuscivo a immedesimarmi in quello che voleva il tifoso: il modo di vivere la squadra con passione e visceralità. Questa è stata la mia storia da calciatore, e qualsiasi sia il futuro non voglio rinunciarci. A Parma ha fatto la differenza anche questo: il senso di appartenenza, l’identità e l’insieme tra squadra, società e tifosi”.

Stefano Barollo

Nato nel 2005 a due passi dalla Mole, la passione per il calcio è arrivata ben presto e non se ne è mai andata. Cresciuto sui campi, ho sostituito gli scarpini con la penna: le emozioni che trasmette questo sport non hanno paragoni. Poterle raccontare è insieme sogno e obiettivo: la voglia di conoscere nuove storie è un motore inesauribile.

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