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L’arte del calcio, il libro di Calori: “Il Var avrebbe cambiato il mio ruolo, Maradona qualcosa di unico”

“Un artista deve avere un cuore affettuoso per gli altri uomini”: una frase detta da Van Gogh che esemplifica alla perfezione il senso del libro scritto da Alessandro Calori e Aldo Dolcetti. Non a caso il titolo è “L’arte del calcio” e chi meglio di uno degli “artisti” del panorama italiano degli anni ’80, ’90 e inizio 2000 può raccontare i segreti e le emozioni del mondo del calcio.

L’idea nasce durante il Covid dove ho fatto un viaggio dentro di me rivivendo quello che mi ha regalato il mondo del calcio e ho cercato di capire tutte le dinamiche che ci girano intorno (i ruoli, cosa mi ha insegnato la sconfitta e la gioia della vittoria, gli arbitri, gli allenatori vincenti, il Var e la sua evoluzione) – ha spiegato Calori ai microfoni di gianlucadimarzio.com -. Allora ho chiamato Aldo Dolcetti (ora assistente di Massimiliano Allegri ndr.) che ha accettato la proposta di fare anche i disegni. Siamo due ex calciatori e ora allenatori, di cose ne abbiamo viste. Il titolo? Arte perché c’è il disegno di Aldo e poi perché il calcio è arte come sempre mi hanno detto a Coverciano“.  

 

Il miglior artista del suo periodo? Diego Armando Maradona. “Ho avuto la fortuna di averne tanti, come descrivo nel libro. Ma Maradona era qualcosa di unico – ha precisato –. Quando entrava in campo dal tunnel dello stadio con questa testa riccia e le scarpe slacciatte, il San Paolo saltava. Se ci penso ora mi vengono ancora i brividi. Tu da avversario sentivi lo stadio che chiamava ‘Diego, Diego, Diego’ era una cosa emozionante che ti metteva in difficoltà“. 

 

Il calcio è in costante evoluzione sia come idee che come strumenti. Una delle innovazioni più grandi è stata l’introduzione del Var che lo stesso Calori ha ammesso che avrebbe cambiato anche il modo di giocare durante la sua carriera. Ma anche lo stesso ruolo di difensore non è più lo stesso. “Il Var avrebbe cambiato il mio ruolo: il difensore non poteva fare quello che facevamo – ha ammesso –. Il difensore deve sempre pensare negativo perché difficilmente viene elogiato. Se fai il tuo prendi 6, quindi devi essere predisposto alla sofferenza perché al minimo errore tutto quello che hai fatto nei 90 minuti viene meno. Ora è cambiato il ruolo, in primis deve saper impostare da dietro. Gli chiedi altre cose, poi se sa marcare nell’uno contro uno meglio ma si difende come reparto ora“.

Spazio curiosità. L’ex capitano dell’Udinese ha poi rivelato il momento esatto in cui è iniziato il ciclo vincente dei friulani a partire dal 13 aprile 1997: Nel libro racconto come nasce il 3-4-3 a Torino contro la Juve di Zidane, Deschamps, Inzaghi, Ferrara e tanti altri. Dopo un minuto e mezzo rimaniamo in dieci per espulsione e Zaccheroni ha deciso di cambiarci dal nostro classico 4-4-2 togliendo Locatelli esterno e mettendo un difensore. Vincemmo 0-3 in inferiorità numerica e da lì non cambiammo più arrivando a qualificarci in Europa“.

Calori: “Non mi scandalizzerei se la Juve vincesse contro l’Inter”

Passando al presente, Calori ha fatto il suo “speciale pronostico” sul big match della 13ª giornata tra Juventus e Inter:Può succedere di tutto, se si parla di organico l’Inter ha qualcosa in più sotto tutti i punti di vista però essendo una partita secca dove anche la cinicità sarà determinante, non mi scandalizzerei se vincesse la Juve. Non è ancora definitiva, perché non avendo le coppe europee i bianconeri possono sempre recuperare. Le variabili nel calcio sono emotive e non sai mai cosa può succedere. Se vediamo le mancanze è messa peggio la Juve che ha un centrocampo ridotto all’osso e questo può incidere. Ma queste sono tutte chiacchiere prima, dopo conterà solo il risultato”. 

Calori con Ubaldo Pantani, che ha presentato il libro

 

Parlando di Juventus, poi, ha espresso la sua opinione su Massimiliano Allegri, di cui il suo co-autore Dolcetti ne è l’assistente: È uno che spesso viene discusso ma ha vinto 5 scudetti di fila. È difficile dirgli qualcosa ma in Italia siamo capaci di criticare pure chi è vincente. La tipologia di calcio sta cambiando, ora si parla di dominare il gioco e cercare gli spazi come principi. Cambia il linguaggio ma il risultato no: o sei vincente o no. Può cambiare il modo in cui raggiungi la vittoria ma l’importante è arrivare a portare a casa la partita”. 

In conclusione, sull’Udinese di Cioffi ha dichiarato: Pereyra è entrato in forma e in questa squadra è troppo importante. La sua esperienza, la sua guida e leadership di questa squadra giovane fa la differenza. Poi ci sono tanti ragazzi interessanti, tra tutti Ebosele che fra un po’ diventerà un giocatore forte come Udogie per la forza fisica che ha“. 

 

Alessandro Vescini

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