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Alessandria, che entusiasmo: città tappezzata di volantini e striscioni. Magalini: “L’obiettivo non è far bene ma vincere”

Ad Alessandria non si parla d’altro: divampa la grigi mania. Vedere per credere. Anzi, chiedete direttamente al capocannoniere di questo Girone A, Riccardo Bocalon: vi racconterà come i bambini quasi gareggino per salutarlo ogni volta che si affaccia dalla finestra oppure di come viene rincorso fin dentro al portone di casa da piccoli tifosi in cerca di autografi. Senza dimenticare chi effettua la lettura del contatore dell’acqua casa per casa: giunti all’abitazione del ‘Boca’ la foto è diventata quasi un obbligo.

Ma non solo. Ad Alessandria l’entusiasmo si percepisce. Si palpa. I tifosi si sono già mobilitati: città tappezzata di volantini e striscioni, persino sul ponte Meier. ‘Tutti al Mocca’ e ‘Orso sBranali’, si legge ovunque. Comprensibile: 42 anni d’attesa si fanno sentire. Ora più che mai, a tanto così dal sogno. Fondamentale l’impegno di domani con la Giana per mantenere quel più 6 sulla Cremonese fino alla fine. “Parlano i numeri: siamo primi dalla prima”. Messaggio chiaro. “Un campionato esaltante che potrebbe diventare straordinario: da 9 per ora”. Parole importanti quelle del ds Giuseppe Magalini in esclusiva per Gianlucadimarzio.com. “Sono stato chiaro fin dal primo giorno di ritiro: l’obiettivo non è far bene ma vincere”. In attesa “dell’ultimo step: allora sarebbe da 10”. Verso quella categoria chiamata “come la seconda lettera dell’alfabeto”. Questione di scaramanzia.

Partenza sprint con 6 vittorie su 6 per mettere subito le cose bene in chiaro. E infatti… Girone d’andata da chapeau: 14 vittorie e 5 pareggi. Poi una leggera flessione con la prima sconfitta a Livorno sul finale di 2016. E quel potenziale colpo del ko che avrebbe portato i grigi a più 12 fallito a Cremona. “Dopo quella sconfitta c’è stato un gli avversari hanno preso fiducia”. Diminuita la distanza di sicurezza: Cremonese a meno 6. Troppe le 5 sconfitte lontano dal Moccagatta nel girone di ritorno, senza giri di parole. “Abbiamo avuto una flessione in trasferta e non siamo stati all’altezza in alcune situazioni”. Ma “ci siamo guardati negli occhi e abbiamo parlato per cambiare quella tendenza”.

Ora l’Alessandria è padrona del proprio destino. “Dipende tutto da noi”. Merito di un grande gruppo “unito e compatto”, capace anche di giocare ‘da provinciale’ quando necessario. “Si respira l’armonia: anche chi gioca meno ha sempre dato il massimo senza mai creare malumore”. Nessuna dichiarazione di circostanza: la prova tangibile è l’euforia col quale ogni membro della panchina si getta in campo dopo ogni gol segnato dai compagni. Gruppo vero. Tantissime le cene organizzate tra i giocatori ma anche tra le famiglie degli stessi. Le partite alla Playstation poi… un classico. Una novità invece l’ha introdotta la colonia sudamericana, principalmente quella argentina: bere il mate come occasione per trascorrere tempo assieme. Sembra stia funzionando alla grande.

Ma il merito è soprattutto da attribuire a quel Piero Braglia rigido ed intransigente all’apparenza ma capace di farsi amare e rispettare. Idolo dei tifosi. Ha colpito la sua umanità. Il rapporto diretto instaurato con l’ambiente. Tanto che spesso si sofferma a bere una birra e scambiare due chiacchiere coi tifosi al ‘Bar dello stadio’, storico punto di ritrovo del tifo grigio. Disposto persino a perdonargli quelle siepi fatte piantare intorno al centro sportivo ad inizio stagione per difendersi da spioni e occhi indiscreti. Quasi ogni sessione d’allenamento a porte chiuse. Tutto ben accetto, se è per il bene dell’Alessandria.

Senza dimenticare i protagonisti in campo: “Se devo indicare qualcuno dico Vannucchi: un ’95 che da due anni è il nostro portiere titolare e che sicuramente avrà futuro in Serie A”, continua Magalini. Che personalità, il portiere ex Juve. Forse la normalità per chi è cresciuto a Vinovo allenandosi quotidianamente agli ordini di Conte in quella squadra da 102 punti in campionato. “E poi dai, dire Gonzalez sarebbe troppo scontato…”: 16 gol per l’argentino che sommati ai 17 di Bocalon li rendono una coppia d’attacco d’altra categoria. Spina dorsale completata da Piccolo e Gozzi in difesa insieme a Mezavilla e Cazzola a centrocampo. Più tutti gli altri interpreti che si sono alternati durante la stagione ovviamente. Corpo e mente rivolti a quel traguardo che tutta Alessandria non pronuncia ma che ormai vede avvicinarsi sempre più. “Un ds pensa sempre a programmare il futuro, ma per scaramanzia di mercato ne parlerò più avanti”, conclude Magalini. Questione di scaramanzia, vero. Ma soprattutto un modo per evitare distrazioni concedendo la scena ad una grigi mania che divampa in Alessandria. Aspettando solamente quel 10 in pagella atteso 42 anni.

Alberto Trovamala

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