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L’infanzia sul lago, il Barça e papà Ireneusz: chi è Adrian Benedyczak, sorpresa del Parma

Ad Adrian Benedyczak, attaccante del Parma, piace scherzare con il tempo: se in Polonia detiene ancora il record di giocatore più veloce del campionato (35,15 km/h), in Italia ha già segnato 3 gol in 212’ disputati. Due dei quali nelle ultime sfide contro Cittadella e Vicenza. 

“Tifo Barcellona, se non fosse stato per mio papà…”

Eppure, proprio come il suo Parma, da quando gioca in Serie B ci ha messo un po’ a carburare. Arrivato a luglio dal Pogon Szczecin, squadra del campionato polacco, la sua prima impressione del nostro paese è stata “Che caldo!”, nel senso letterale del termine. Adrian non era abituato ai 35 gradi estivi, lui che è nato sulle sponde del lago Kamienski, nel nord ovest della Polonia: “Ho avuto una bellissima infanzia, l’unica cosa che mi interessava era il calcio. Seguivo il campionato italiano e quello tedesco ma ero un super tifoso del Barcellona. Tornavo a casa da scuola, lasciavo giù lo zaino e andavo a giocare a pallone con i miei amici o mio papà” ha raccontato ai microfoni di gianlucadimarzio.com. 

Papà Ireneusz è stato la figura fondamentale nella crescita di Adrian: “Se non fosse per lui, oggi non sarei a giocare nel Parma. Mi ha trasmesso davvero tanto questa passione”. E non tanto per dire: quando a 17 anni con il Pogon ha debuttato nel campionato polacco, Ireneusz ne aveva 43 e giocava ancora in quarta divisione. Oggi dice ancora la sua a livello dilettantistico. 

 

Quel maledetto gol sbagliato

L’esordio “precoce” non gli ha permesso di finire la scuola: “Non ho passato il mio ultimo esame per un punto ma lo finirò in futuro”. Una mentalità già adulta, lui che è nato nel 2000, appresa sulla sua pelle. Nonostante l’ottimo rapporto con l’allenatore Kosta Runiajč, famoso per lanciare molti giovani (anche Walukiewicz giocava in quel Pogon), venne bersagliato dai tifosi, sui social e allo stadio, per un errore davanti alla porta che costò l’eliminazione dalla coppa alla squadra: “Mi mandavano messaggi in privato. Scrivevano di tutto, anche alla mia famiglia. Ero devastato. Ho deciso di lavorare con un mental coach e le cose sono migliorate. Poi sono andato in prestito al Głogów per giocare più sereno: è stata un’esperienza molto importante”. 

Dopo aver toccato il fondo è risalito, grazie alla sua famiglia e alla fidanzata Aleksandra: “Mi sono sempre vicini. Al mio esordio in Coppa Italia contro il Lecce c’erano tutti allo stadio. Ad Aleksandra devo molto, ha lasciato la Polonia per stare qui con me”.

È solo una questione di tempo

Catapultato in un mondo completamente nuovo, sta pian piano trovando la sua dimensione e convincendo Maresca. Dopo la partita con il Cittadella l’allenatore si era preso le colpe per non averlo fatto giocare, dicendo che non aveva mai sbagliato un allenamento: “In realtà all’inizio faticavo molto, le sessioni erano molto dure e mi girava la testa. Ho fatto del mio meglio, sono stato paziente ed è arrivata l’occasione. Ora mi sento molto bene, mi sono abituato e tutto. Meteo e…cibo. Pasta, risotto e pizza sono le mie vibes”. In fondo, è solo una questione di tempo. 

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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