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Adiós, Cambiasso smette. Lui, l’Inter e i trofei: storia di un vincente

C’è chi la chiama propensione, chi attitudine. Quel che è certo è che esistono predestinati il cui destino è quello di diventare icone. Signori di un gioco, il calcio, chiacchierato da tutti ma fatto per pochi. Come per Esteban Cambiasso, da oggi allenatore. Dopo una carriera da calciatore costellata di successi, ecco un nuovo inizio. Il patentino UEFA A è già in tasca, il fischietto pronto per essere usato. Tra tanta voglia di cominciare e un tuffo, nostalgico, nel passato. Impossibile, però, raccontare tutte le gesta di un campione che ha fatto della leadership e del rispetto per gli avversari il proprio biglietto da visita. Le luci della ribalta? Da lasciare agli altri, anche se a San Siro è stato sempre tra i più acclamati.

VINCENTE NATO

Se ci fosse un manuale per diventare un vincente, probabilmente la firma sarebbe la sua. Perché se è vero che il palmares non può dare la misura di un giocatore, troppo spesso chiarisce qualsiasi dubbio. Dopo Di Stefano e Lionel Messi è Cambiasso l’argentino più vincente di tutti i tempi, con ben 24 trofei alzati. Dal Sud America all’Italia, fino al tetto più alto d’Europa. Ma anche Spagna e Grecia, con una lista lunga quanto i chilometri macinati sul campo. Storia da film, quasi. Anche se El Cuchu è conosciuto così per la propria somiglianza con un personaggio di un cartone animato. Alla tv, però, ha preferito sempre il pallone. Con un unico obiettivo da raggiungere: il successo. “Non gioco mai per partecipare, neanche a carte. Mi piace la competizione, dare il massimo in tutto, con il fisico e con la testa”. Altro che ossessione: uno sprone a migliorarsi sempre.

INTER MAN

Galactico (anche e) soprattutto di un’Inter che in 10 anni ha fatto sua. Oltre 300 presenze, una bandiera nata albiceleste e divenuta ben presto nerazzurra. Un Facchetti del nuovo millennio, dall’accento argentino e con la 19 sulle spalle. Con Giacinto, infatti, un legame indissolubile e sigillato con il gol realizzato contro la Fiorentina a pochi giorni dalla scomparsa del mito. Braccia alzate, sguardo al cielo. Per un’istantanea che si ripeterà più volte negli anni successivi, per celebrare gli innumerevoli trionfi e quel Triplete che “resterà nella storia”. Come lui, un ”Inter Man” – definito così da Mourinho – silenzioso ma determinante, con una capacità superiore alla media di limare ogni difetto e trasformarlo in un punto di forza.

NUOVO INIZIO

Da oggi, un nuovo inizio. Sempre in campo, anche se leggermente fuori dal terreno di gioco. L’attitudine, quella, non è mai mancata. “Sono certo che quando il Cuchu smetterà di giocare, sarà un allenatore. Lo è già in campo”, assicurava Javier Zanetti. Più che una fortunata previsione, però, una certezza che aveva solamente bisogno di tempo per prendere forma e diventare realtà. I modelli? Tanti, come i grandi allenatori avuti in carriera: da Del Bosque a Mancini, da Capello a Ranieri, passando per Mourinho. “Da tutti loro ho imparato qualcosa, anche se José è arrivato in un periodo particolare della mia carriera”, dichiarava Cambiasso in passato. Ora tocca a lui. L’elite degli allenatori lo aspetta.

Redazione

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