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Acerbi e il senso della rinascita. La moglie: “Vi racconto Francesco”

Acerbi con la moglie Claudia

La vita, spesso, non la si comprende subito. Non tutto ha una spiegazione. O almeno, non ce l’ha subito. A volte, capita di capirne i significati, apprezzarne i passaggi, maturare l’importanza a distanza di tempo.
Perché quel tempo l’hai vissuto. In quel tempo hai imparato a salvarti. Hai toccato le difficoltà, ne hai accettato l’oscurità e il buio, hai incontrato e fatto pace con i tuoi demoni.

E quel tempo ti regala un istante per raccontare e rappresentare quell’intera vita. È il 93’ di Inter-Barcellona. I secondi passano. Non c’è più tempo. “Devo andare”. Francesco Acerbi lascia la sua difesa, sente di doverlo fare. La palla gli arriva. Fiato sospeso, San Siro impazzisce di gioia. La parola fine sembrava scritta, Acerbi l’ha riscritta. Un po’ come aveva fatto con la sua vita.

Quell’azione è stata molto più di un gol. Per me, per noi, è stato il simbolo di tutto ciò che ha superato.. è stato come vederlo volare sopra ogni difficoltà, ogni critica, ogni momento buio”, racconta Claudia Scarpari, moglie del difensore nerazzurro. Una maglia lanciata verso quel cielo che indica prima di ogni partita, un salto nel vuoto con quelle ali tatuate sulle spalle: “In quell’esultanza c’era tutto: sacrificio, forza, orgoglio. È un’immagine che porteremo nel cuore per sempre. Se mi dovessi mai fare un tatuaggio potrei farmi quello”.

Un’immagine che lega i suoi colori alla storia. La storia di un club, di una squadra, di un popolo. In quella corsa e in quel salto fanciullesco vive l’essenza di Francesco Acerbi. Del ragazzo e dell’uomo. Dei momenti di disperazione e di risurrezione. “Mi ha parlato spesso di quanto fosse stato bello riprendersi la vita in mano. Avete presente il detto ‘non è importante quante volte cadi, ma quante volte ti rialzi’? Lui ne è la rappresentazione più autentica”.

Perché rinascere non significa cancellare o dimenticare ciò che è stato, ma accettarlo e abbracciarlo per conoscere e conoscersi. Nello sguardo di Francesco si legge quello. Il coraggio di chi ha convissuto con il malessere interiore, la perdita del padre e l’alcol, il tumore e un pallone come ragione di salvezza: “Prima della malattia aveva pensato di smettere, ma è sempre rimasto solo un pensiero in un periodo difficile. Senza il calcio non potrebbe vivere”. Francesco Acerbi, una storia di rinascita e speranza. Nonostante tutto. Come al 93’, quando tutti credevano fosse finita. Tutti tranne lui.

Caro papà

Francesco lo saluta. Lo fa ogni partita, pochi secondi prima dell’inizio. Le braccia al cielo e lo sguardo rivolto verso quel papà perso nel 2012: “Purtroppo non ho mai conosciuto il papà di Francesco, è stato una figura fondamentale nella sua vita. È venuto a mancare quando era ancora un ragazzo, e quella perdita lo ha segnato profondamente. È una presenza che sente ancora fortissima”. Sulla pelle la maglia dell’Inter, la squadra di cui il padre era tifoso: “Credo che l’universo alla fine metta ogni pezzo del puzzle al proprio posto, senza forzare nulla”.

Un disegno d’amore. “Francesco ha raccontato più volte quanto quella perdita lo abbia devastato, perché perdendo il papà ha perso la sua ancora di salvezza. Dopo la sua morte ha vissuto momenti molto bui”, racconta la moglie Claudia. Un buio in cui conosce il malessere psicologico e un rapporto non sano con l’alcol: “Mi ha raccontato che beveva per dimenticare tante cose, però non ha mai saltato un allenamento. Anche nei momenti più difficili, il calcio è rimasto la sua costante e la sua ancora di salvezza”.

L’esultanza di Acerbi contro il Barcellona – Imago

Rinascere

La perdita del papà devasta Francesco. L’alcol diventa un rifugio. Anche quando scopre la malattia nel luglio 2013. A novembre la ricaduta e il percorso di chemio:Un argomento delicato, che io conosco solo per i racconti di Francesco, non ero presente”. Ferite, “ma anche lezioni di vita che ti porti dietro per sempre, e ti cambiano il modo di vedere le cose”.

L’essenza della rinascita non si pone in ogni cambiamento. Ma in quello personale, interiore, consapevole. In te scatta qualcosa, sei diverso. Cresci. E lo fai anche grazie a quella sofferenza che hai alle spalle: “Mi racconta sempre che è cambiato, ha cambiato modo di pensare, modo di vivere, persino di riposare. Credo che in lui sia scattata una voglia profonda di riprendersi la vita, di dimostrare prima di tutto a sé stesso quanto fosse forte”. Ogni giorno diventa “un’opportunità per rinascere. Non è stato un solo episodio, ma un percorso fatto di forza, determinazione e amore per quello che fa”. Il buio lascia Acerbi. La testa si libera. Una nuova prospettiva. Di Francesco, per Francesco.

Alla ricerca delle stelle

Nel 2022 l’arrivo all’Inter. Con uno sguardo in più al cielo. “È stato un momento molto importante per Francesco. L’ha mosso la voglia di dimostrare di essere all’altezza e l’onore di giocare con questa maglia”. 10 giugno 2023, Manchester City-Inter: “Una ferita profonda per lui. Perdere quella finale fu un duro colpo”. La delusione diventa forza e motivazione. Per ripartire, una volta ancora. Francesco diventa l’uomo degli appuntamenti con la storia. Quasi come a voler riconquistare quanto lasciato in passato.

Il primo è il gol nel derby della seconda stella: “Un ricordo che resterà per sempre impressi nei nostri cuori. Vederlo segnare in un momento così simbolico è stato emozionante, quasi surreale. Abbiamo pianto tutti”. E quel 93’ contro il Barcellona. La corsa, simbolo di caparbietà. La maglia lanciata, immagine di liberazione. “Ero così orgogliosa… avrei festeggiato per tutta Milano per tutta la notte. Lui non esterna molto le sue emozioni, ma so che era molto fiero di sé. E prima della partita c’è stato il nostro rito”. Quale? “È il nostro segreto”.
Ora gli occhi si spostano un po’ più in là. Direzione Monaco di Baviera: “Francesco non è uno che si fa travolgere dall’ansia, ma si percepisce che ogni pensiero è lì, in quei 90 minuti che valgono tutto. Noi cerchiamo di stargli vicino, facendogli sentire il nostro supporto”.

Acerbi con la moglie Claudia e le due figlie

Casa

E poi c’è l’altro Francesco, marito e papà: “La famiglia per noi è tutto. Siamo programmati per stare in famiglia. Francesco è molto legato a noi, è la nostra certezza”. E l’emozione del diventare genitore: “Vittoria e Nala ci hanno resi più consapevoli e forti”. Un amore, quello tra Claudia e Francesco, nato al mare: “Andavamo nella stessa spiaggia da anni. Dopo un po’ di tempo ha trovato il coraggio di presentarsi. Ci siamo innamorati subito. Abbiamo preso casa a Roma e dopo tre mesi aspettavamo Vittoria. Due matti”. Una nuova vita, perché essere la moglie di un calciatore significa “vivere una vita fatta di emozioni forti, sacrifici e adattamenti continui. Dietro le luci dello stadio ci sono tante rinunce. Ma vuol dire anche essere il punto fermo quando tutto intorno cambia. È un onore essere sua moglie, è una persona fantastica”.

Anni in cui si è condiviso tutto, scaramanzie comprese. Un esempio? “Ogni tanto lo vedo fare gesti strani con le mani, tipo Spiderman che lancia le ragnatele o passi particolari per schiacciare un punto preciso del pavimento. E ogni tanto Vittoria lo imita: pensateli, un uomo di 1.90 e una bambina di neanche un metro che si muovono all’unisono”. Immagini di casa. Immagini di una nuova vita. Lo sguardo si volge alle spalle: “Non cambieremmo nulla del nostro passato, tutto ciò che abbiamo vissuto ci ha portato qui, esattamente dove e con chi vogliamo essere”. Con l’amore di una famiglia. Con la maglia dell’Inter. Ora è tempo di guardare avanti. Come in quella corsa al 93’ quando nessun altro ci avrebbe creduto. Francesco Acerbi. Rinascere.