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Dalla curva al campo, Abiuso: “Modena, ti porto con me”

Un ragazzino come tanti sogna di diventare calciatore. Non sa che circa quindici anni dopo la piazza della sua città esulterà per lui. Ma facciamo un passo indietro: perché nulla arriva per caso. Ci sono almeno due istantanee significative per raccontare la storia di Fabio Abiuso calciatore. La prima è una domenica pomeriggio di ottobre: “Ero piccolo e per la prima volta mio papà e mio zio mi portarono allo stadio a vedere il Modena”. Ecco, Fabio diventerà subito tifoso dei gialli. L’altra immagine è con suo fratello maggiore, quando i corridoi di casa diventavano San Siro: “Giocavamo tutto il giorno. Quanti vasi abbiamo rotto”. Poi quel sogno finalmente prende vita. Dalle giovanili del Sassuolo fino a quelle dell’Inter con Cristian Chivu allenatore. Tappe e percorsi. Che ci portano fino ad oggi: Abiuso gioca e segna con la maglia del suo cuore, quella del Modena. “Il gol al Parma sotto la Montagnani? Da quanto lo aspettavo…, racconta l’attaccante ai micfroni di Gianlucadimarzio.com. Da tifoso in curva al campo da giocatore: la metamorfosi è compiuta. La passione per i gialli? Quella è la stessa di sempre.

  

 

L’inizio del sogno

“Accompagnavo mio fratello a giocare alla squadra parrocchiale. Così ho conosciuto il calcio. Dopo un po’ ho iniziato anch’io”. Sliding doors o semplicemente destino, chiamatelo come volete. Ma Abiuso, da quell’occasione, vorrà giocare a calcio e basta. E a 14 anni arriva la chiamata del Sassuolo. Da una piccola squadra parrocchiale alle giovanili dei neroverdi: “Che emozione. Era la mia prima società professionistica e sono stati tre anni formativi in tutto. Il classe 2003 non sapeva che da lì a poco si sarebbe interessato di lui il Modena, la squadra della sua città. L’orgoglio di rappresentarla per la prima volta. Si è troppo piccoli per realizzare, ma non per iniziare a sognare: “Ho accettato subito, è sempre stato il mio sogno. Ricordo che anche la mia famiglia era super emozionata”. Per Fabio, però, quello sarà solo un assaggio: “Dopo sei mesi in prima squadra mi dicono che c’è la possibilità di andare nella Primavera di un grande club. Il mio agente qualche ora dopo mi chiama e mi dice che si tratta dell’Inter. Sarei andato in prestito. Ci ho pensato e ho accettato”.  

 

Inter, sulle ali della leggerezza

L’Inter, per l’attaccante, significa anche prima volta lontano da casa: “Ma ero tranquillo all’idea. Sapevo che questa esperienza mi avrebbe fatto crescere caratterialmente”. Prendere i cambiamenti con serenità e filosofia: a 18 anni non è cosa da tutti. È sulle ali di quella leggerezza che Abiuso fa otto gol con i nerazzurri nella stagione 2021/22. E poi due nella fase finale del campionato Primavera, poi vinto con Cristian Chivu in panchina: “Umanamente è una persona fantastica. Ha creato una relazione forte con tutto il gruppo: quella è stata l’arma in più per vincere il campionato. Sì, perché quell’Inter era una squadra forte: “Giocavano ragazzi come Casadei, Fabbian, i fratelli Carboni. Erano tutti già così forti. Ricordo che a Valentin (Carboni) dicevo sempre ‘Tranquillo, tu arrivi in Serie A’. Così è andata”.  

 

“Modena, ti porto con me”

“La società mi è sempre stata vicino”. Ecco, il fattore umano fa la differenza in questa storia. Non è solo ‘appartenenza’, ciò che spinge Fabio verso il Modena. Ma anche la capacità, di entrambe le parti, di mostrare rispetto e considerazione verso l’altro. Abiuso il Modena se lo è sempre portato dietro, anche quando era in prestito a fare esperienza. E la società emiliana non si è mai dimenticata di lui: “Mi hanno sempre seguito e mi sono venuti a trovare anche a Milano. Non mi sono mai sentito solo. Come se non fossi mai andato via dalla mia città. Su queste basi si possono costruire cose straordinarie. Ed eccoci fino ad oggi: la chiusura del cerchio. Il ritorno nella squadra del cuore e la prima stagione in Serie B. E anche i primi gol. Quello segnato sotto la Montagnani contro il Parma, però, ha un sapore diverso: “Sono partito da quella curva. Ho immaginato tutto questo per tanto tempo e quando è successo è stato incredibile. Il giorno dopo ci siamo subito allenati, ma appena ho potuto sono andato a casa dei miei genitori e ho festeggiato con loro e tutti i miei parenti”. Il merito è anche di chi lo ha schierato titolare in quella occasione: “Il nostro allenatore, Bianco, è un aiuto enorme per noi perché sa lavorare con i giovani. Uno dei consigli che mi dà più spesso è di non buttarmi giù quando le cose vanno male e di non esaltarmi troppo quando vanno bene. Il futuro? Abiuso ha rinnovato fino al 2026 con gli emiliani: “Quando ho saputo di questa possibilità non ci ho pensato nemmeno per due secondi. Ho un sogno, ma non voglio dirlo. Potete intuire (ride)”. Speranze e aspettative con i gialli: portarsi il Modena con sé. Ma Fabio la fa da sempre. Da quella prima volta allo stadio con il papà fino ad oggi. Adesso, infatti, è ‘solo’ passato dall’altra parte.

A cura di Lorenzo Avagliano

 

Lorenzo Avagliano

Classe 2000, appena in tempo per far parte della generazione Z. E menomale! Sono cresciuto tra la grazia di un dritto di Federer e di un sinistro al bacio di Messi. Ma non è solo bellezza: grazie a loro due ho conosciuto i valori dello Sport. Poi tutti i mondi che crea. Il mio preferito? Quello del racconto. Da piccolo intervistavo mio papà. Ed ero triste quando non rispondeva alla domanda: “Ma chi è più forte tra Totti e Del Piero?”

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