Quello stemma indicato correndo verso i propri tifosi. Uno stemma stretto tra le mani, baciato con intima forza. Perché quello è il simbolo cucito sulla maglia della squadra del tuo cuore. E segnare un gol decisivo per quella maglia è un sogno che hai fin da bambino. Di anni non ne sono passati tanti, perché in fondo Fabio Abiuso è ancora un ragazzo.
Classe 2003, viso pulito, fisico imponente. Pochi minuti alla fine di Cosenza-Modena. La palla finisce sul suo piede, 1-2. Un istante in cui si riassume tutto: l’esordio coi gialli a 17 anni in C, i due anni con la Primavera dell’Inter, l’anno di formazione tra i grandi con la Pergolettese e la prima volta in B. Ricominciare come si era finito, segnando. Con una maglia diversa. Con la “sua” maglia. Abiuso, il grande giovane che porta in alto il Modena nella notte di Cosenza.
Da Modena… a Modena. Gli anni sono solo 20, ma la storia di Fabio Abiuso è quella di un cerchio che sembra già avere trovato il suo completamento naturale. Un percorso che ha trovato il suo disegno più coerente. Quella del classe 2003, altra lieta scoperta del ds Vaira, sempre attento ai giovani talenti, è una storia che parte dalla sua Emilia Romagna e che ben presto trova il suo ideale collocamento nel giallo di Modena. Entrare nel calcio professionista e farlo con la propria squadra del cuore.
11.10.2020, “Un sogno che diventa realtà. Esordire con la maglia che fin da bambino hai tifato e sempre tiferai è ancora più bello”. Una dichiarazione d’amore che ha il sapore di promessa. Già, una promessa. Ma ci torneremo. A soli 17 anni il debutto tra i pro in Lega Pro. Predestinato. Le strade poi si dividono, ma solo momentaneamente. Perché una promessa è una promessa.
A notare il talento di Fabio è l’Inter. Un’esperienza di crescita. Un campionato vinto da protagonista con la Primavera insieme a Casadei. Nel mezzo gli allenamenti con la prima squadra, momenti preziosi per rubare segreti: “Ho lavorato con Dzeko e Lautaro, due fenomeni. Lautaro ha una potenza fisica mostruosa. Dopo il primo allenamento ad Appiano, ho chiamato subito mio padre per raccontargli che Lautaro è un mostro, mi ha impressionato tantissimo. E Dzeko ha una qualità nel tocco, nel fare gioco e nel proteggere palla che è davvero rara”, aveva raccontato a La Casa di C.
Osservare per migliorare. Migliorare per affermarsi. Questione di mentalità. La stessa mentalità dimostrata dopo il mancato riscatto da parte dei nerazzurri. Il ritorno a Modena e il prestito in C alla Pergolettese. I 7 gol come migliore espressione di tanto altro. Immagine di applicazione e maturità di un ventenne: “Essendo il più giovane devo dare qualcosa in più, correndo e facendo la lotta: dove gli altri arrivano con l’esperienza, io arrivo con la fame”.
La stessa voglia con cui questa estate è tornato a Modena. Ed ecco che torna alla mente quella dichiarazione d’amore. Quella promessa alla sua squadra del cuore. Una promessa che ha iniziato a scrivere con quella palla finita in rete e quella corsa verso i suoi tifosi. Perché Fabio quello stemma lo sente. Cucito sulla pelle. Impresso nel cuore. “Fame e voglia di lottare”. E passione pura per il suo Modena. Un cerchio che si è chiuso, ora è tempo di riempirlo di gol.
A cura di Nicolò Franceschin
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