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A tutto Mancini: “Sogno di vincere il Mondiale con l’Italia. L’Inter di Spalletti…”

“I russi sono rimasti male per l’eliminazione dell’Italia ma soprattutto ci prendono molto in giro”, e se lo dice uno come Roberto Mancini che in Russia ci lavora tutti i giorni, ci crediamo. “Ho un sogno: vincere da ct ciò che non ho vinto da calciatore. Ovvero, il mondiale. Sarebbe un onore, un orgoglio. E vincere un Europeo o un Mondiale ancora di più. I giovani bravi ci sono: Belotti, Pellegrini, Romagnoli che può crescere ancora tanto. E ne vengono fuori sempre altri. Gli italiani hanno qualcosa in più”, ha dichiarato in esclusiva nell’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport.

Riguardo il suo Zenit invece: “Abbiamo rifondato la squadra, siamo partiti alla grande e andati subito in testa. Poi abbiamo pagato le coppe ma siamo secondi a 8 punti dalla Lokomotiv Mosca e possiamo risalire”.

Nella sua squadra c’è un talento in particolare che il Mancio ha saputo far rinascere: Kokorin. “Avesse voluto, con i mezzi che ha, avrebbe potuto giocare in tutti i club d’Europa. Come Perisic? No. Ivan è devastante fisicamente ma gli manca continuità. Chi meglio di lui all’Inter?”

Sull’Inter attuale: “L’Inter di Spalletti crollata come la mia? No, è diverso. Noi rifondammo la squadra, ora la squadra ha due anni di esperienza in più e tanti milioni investiti. Arrivò Gabigol che era giovane e sarebbe stato meglio darlo subito in prestito. Joao Mario invece era identico a Brozovic. Mi serviva altro. C’era confusione. Su Kondogbia invece andava protetto, aveva qualità e l’avrei tenuto. Su Kovacic ci credevo, ci furono confronti duri perché gli chiesi di restare ed esplodere all’Inter ma arrivò il Real e c’era bisogno di soldi. Comunque chiudemmo l’andata in testa pur avendo lacune evidenti. Servivano acquisti a gennaio ma si parlava solo di cessioni. L’Inter non può ragionare solo per andare in Champions ma deve progettare per vincere. Questa Inter di Spalletti la vedo terza ed è più forte di Lazio e Roma”.

Mancini tende una mano anche verso il Milan e i suoi ex colleghi Fassone e Mirabelli: “Con Fassone lavorai alla grande, è una brava persona e molto competente. L’errore più grande dell’Inter fu proprio farlo partire. Mirabelli invece ha bisogno di fare esperienza perché un conto è fare l’osservatore e un altro il ds ma ha occhio per i giocatori e farà bene anche al Milan. Per il salto di qualità dei rossoneri servirebbero 2, 3 pedine di grande valore ma non è facile convincerle a venire qua in Italia. Se mi chiamassero? Lavoro bene con tutti e non ho problemi di colore”

Infine, una battuta su Conte vs Mou: “Vedrete, si incontrano e finisce a tarallucci e vino”. L’intervista integrale oggi su La Gazzetta dello Sport.

Redazione

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