Dal campo al…vigneto. La nuova vita extracalcio di Alberto Malesani sta tutta a Trezzolano, Verona, città in cui l’ex allenatore di Parma, Hellas e non solo ha dato il proprio via alla produzione del “Giuva”, acronimo delle figlie, divenuto ormai vino dal marchio familiare. Dal “Giuva” alla…Juve, e non solo, nei tanti discorsi affrontati in collegamento con Sky Sport 24, concernenti anche il Napoli, Spalletti, Totti e i ricordi sui tanti, grandi giocatori allenati. Prima, via con i bianconeri: “C’è una tendenza europea ad abbassare il baricentro della squadra e a volte l’aggressione viene usata per far paura e per non concedere spazi. Questa è una strategia giusta per certi tipi di partite. Squadre che lo fanno bene in Italia sono Napoli e anche la Juventus: Sarri lo fa con continuità, la Juve solamente a tratti e strategicamente. E’ una cosa voluta: si va a criticare la Juve quando abbassa il baricentro, ma Allegri è uno dei tattici più forti in Italia e lo fa appositamente”.
“Dalla Juventus si pretendono solo vittorie, dal Napoli si pretende che giochi bene, poi se non vince è un altro discorso. Allegri è però frutto del pregiudizio, che in italia nasce dai guru del calcio italiano che battezzano, ed è la cosa più sbagliata che ci sia – continua Malesani – e lo stesso Einstein diceva: è più difficile separare un atomo che il pregiudizio. Che Allegri sappia difendere e non sappia attaccare è una balla, sta facendo anche più di Conte alla Juve: doveva farlo dimenticare e vincere, sta portando la Juve a livelli altissimi e non so cosa si pretenda da lui. E’ un allenatore difficile da affrontare, è più facile affrontare forse Sarri di Allegri”.
Da Torino alla Capitale, tra Lazio-Napoli e la situazione Roma tra Spalletti e Totti: “E’ una partita in cui si parte alla pari, ognuno ha gli stimoli giusti per affrontare una gara difficile per entrambi: faccio i miei complimenti ad Inzaghi, che è giovane e sta subito raggiungendo risultati e capacità di gestione importante. Credo sia favorito ancora il Napoli, gode di ottima salute e non vedo perchè debba essere la Lazio ad avere qualcosa in più. Spalletti? Fossi stato bravo nel gestire i giornalisti come li gestisce lui, allenerei ancora una grande squadra. Spalletti lo conosco, è fantastico, ha quell’ironia e capacità di incanalare la discussione dove vuole lui come i toscani, non perdendo nessuno: al contrario, io vado dritto, non riesco ad andare via in altra maniera, magari risulto anche antipatico. Luciano è un esempio da seguire. Totti? Con Francesco credo ci sia stima reciproca, è un monumento: probabilmente è arrivato per lui anche il momento di smettere, ha tanta voglia di giocare ancora ma la carta d’identità…E’ il giocatore dopo Rivera che ho amato di più, è fantastico, ce ne sono pochi capaci di vedere oltre i 180°”.
Chiusura poi sul passato, tra i ricordi sui calciatori più forti mai allenati: “Sono arrivato anche ad allenare Dybala, era un ragazzo taciturno, mi dispiace non averlo fatto per più tempo. Devo mettere al primo posto Batistuta e Rui Costa: quando ho iniziato in A ero giovane e mi hanno dato una mano da veri campioni, come fanno anche con gli allenatori giovani, poi Buffon. Alla fine con Edmundo eravamo diventati amici, ci mandavamo a quel paese ma poi ci abbracciavamo negli spogliatoi. Non ho mai avuto problemi a gestire i campioni, ho avuto più problemi con giocatori a livello più basso. Quando tu alleni Buffon, Cannavaro, Veron, Fuser, Boghossian, Dino Baggio è gente facile da allenare perchè vuole vincere. Il Parma in fase di ritorno? Speriamo, speriamo facciano le cose fatte bene. So che sono entrati imprenditori importanti, Barilla è una persona splendida, sicura e intelligente, spero vada avanti così perchè il Parma è una squadra che non può restare in C”.
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