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A tutto arciere Calaiò: “Vi racconto come nasce la mia esultanza e quando sfiorai la Nazionale. Sognavo la Premier”

L’arciere della Lega Pro, dalle origini della sua esultanza nata “da una cazzeggiata con gli amici ai tempi di Napoli. Vedevamo le esultanze di Totti, di Toni, di Miccoli e chiesi: ma io cosa posso fare? La sintesi fu che il gol è il gesto che fa innamorare i tifosi, quindi in realtà sì, sono come un Cupido che scocca la freccia nel cuore dei propri tifosi. E non di ferire i sostenitori avversari, come qualcuno ha immaginato…”, alle scelte di una carriera: “Ho sempre deciso di testa mia – Si racconta ai microfoni de ‘Il Corriere dello Sport’ Emanuele Calaiò -. Tante volte mi hanno dato consigli mia madre, mia moglie, il mio procuratore. E io niente. Gli stimoli mi sono sempre arrivati da fattori concreti. Il Parma è la sintesi perfetta: ogni volta ho scelto i progetti, non la categoria. A Napoli sono andato con la squadra in C1, a Parma sono arrivato in Lega Pro: questa città respira calcio di alto livello, ci si vive bene, ha una progettualità importante. Ecco, ora sapete quali sono le cose importanti per me. Lo stop lo sancirà il fisico, che per ora risponde alla grande come pure l’entusiasmo”. Guardandosi un attimo indietro: “Sono strafelice di tutto quello che ho fatto. Mi sento così bene da poter andare in campo con la leggerezza di chi non deve dimostrare nulla senza dover essere assalito dalla fatica di dover sciogliere le tensioni. Fra campionato e coppe varie, ho messo insieme centosettanta gol, ho giocato in squadre importanti, in città di un certo livello: sono soddisfatto delle mie scelte. Anche quando ho dovuto apparire testardo pur di affermarle: andare a Napoli in C sembrava uno sbaglio e tanti mi suggerivano di aspettare la chiamata da un top club. Ma io vedevo il progetto, e ho avuto ragione pure allora”. E quando smetterà… “Credo che quando arriverà quel momento mi prenderò un anno sabbatico. Poi chi lo sa: insegnare ai giovani, collaborare con un tecnico titolare, fare il manager. Ci penserò più in là, ora mi diverto ancora troppo”. Anche se ci sono due piccoli rimpianti: la Nazionale e la possibilità di giocare in Inghilterra.La Nazionale maggiore mi è sfuggita per pura sfortuna. Marzo 2012, nel Siena avevo segnato già 12 gol in A e a Cesena era venuto a vedermi Francesco Rocca, di cui ero stato già un giocatore nella Under 20. Lui collaborava con Prandelli, nello staff azzurro. Mi fa: ‘Manu, sono venuto per vedere te oggi’. Tutto felice, gioco, faccio il massimo e guadagno il rigore del possibile vantaggio ma nell’azione mi rompono il perone. Fine dei giochi, quel treno è partito senza di me. Mentre, per quanto riguarda il calcio inglese, ne sono letteralmente affascinato. E’ un calcio bello, piacevole, spettacolare. E poi gli stadi, il clima, i tifosi, le famiglie. Credo che l’occasione di fare una esperienza in Premier non arriverà più anche se ammetto che emergere qui è difficile il doppio. Anche se dovremmo anche noi puntare sul modello inglese, il che non vuol dire rinunciare alle peculiarità che ci fanno grandi. Perché il calcio italiano è grande, anche se ultimamente è monotematico”. Riguardo la lotta scudetto in Serie A: Roma e Napoli forse offrono un gioco più bello da vedersi, ma i bianconeri vincono lo stesso. Società organizzatissima, una mentalità vincente che si vede ovunque ci sia qualcosa di bianconero, lo Stadium: vinceranno ancora loro per chissà quanti anni”. Mentre ovviamente spera che sia il suo Parma a vincere la Lega Pro: “Sono arrivato qui perché Parma in Lega Pro è una situazione momentanea, casuale. La città ha titoli inimitabili da chiunque in C e in B e deve tornare in alto: per questo ho detto sì. Il nostro girone, il B, è il più difficile: una sorta di B2, perché ci sono club che spendono tanto, che hanno giocatori di categoria superiore. Davanti c’è il Venezia per ora, ed è una grande squadra. L’ha costruita quel genio di Giorgio Perinetti, uno che sa di calcio come pochi altri. Ma ci sono ancora parecchie gare da giocare, la lotta per la B diretta non è chiusa. E riguarda anche Reggiana e Padova, che non stanno perdendo una battuta”. Ma il gesto tecnico più bello finora rimane il suo gol in rovesciata: “Quel gesto tecnico l’ho sempre avuto nelle corde anche se il più bel gol in rovesciata, stilisticamente, secondo me risale alla mia parentesi a Catania. Ne ho fatto uno uguale in casa del Lumezzane quest’anno. Però a livello di adrenalina, quello col Pordenone è in cima alla classifica”.

Redazione

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