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531′ di imbattibilità in Europa, un sogno da custodire: chiamateli pure Ministri della Difesa

Tenere a 0, zero, gol il Barcellona in 180’. Fatto. Sì, anche questa spunta può essere aggiunta ai traguardi, o meglio alle tappe, che la difesa della Juventus, un vero e proprio ministero, ha raggiunto e superato in questi anni. E se Luis Enrique, un po’ per caricare squadra e ambiente e un po’ perché forse ci credeva davvero, aveva detto “possiamo fare quattro gol a chiunque, anche in pochi minuti, anche alla Juventus”, Massimiliano Allegri ha poi risposto: sul campo, con una prova non agevole ma stoica, sofferta ma mai affannosa, ordinata ma grintosa, della sua difesa. Del suo ministero. Sì, perché ognuno ha il suo ruolo, il suo posto, il suo compito da portare a termine. E il risultato non è la semplice somma del tutto. Ha poi risposto anche ai microfoni del post-partita, direttamente dalla zona mista del Camp Nou: “Dopo l’ingresso di Barzagli, il gol non l’avremmo preso nemmeno dopo 24 ore”.

24 ore. Sono stati lunghi i 90’ del Camp Nou per la Juventus, ma non così tanto. Perché la concentrazione non è mai mancata e perché poi la fortuna, quando si toglie la benda, premia sempre chi se lo merita. Così quelle poche e inevitabili occasioni concesse a Messi e compagnia non vengono capitalizzate. Il tempio della remuntada resta all’asciutto, la rete della porta di Buffon, in Europa, è pulita come neanche dopo una giornata di lavoro della migliore ditta di pulizie. I minuti di imbattibilità diventano 531. Ultimo gol quello incassato a Siviglia da Pareja al 9′. E 2 gol subiti in 10 partite. Questa sì, che comincia ad assomigliare a una piccola eternità. E a un piccolo miracolo. Attualmente è la striscia più lunga della competizione ed è stata sublimata lì dove il Barcellona vinceva da 15 partite, segnando 50 gol e subendone 7: questo era il Camp Nou in Champions, fino a ieri. Prima che il mix tra pressing sul portatore di palla e schieramento con le due linee vicine, a mo’ di muraglia, annullasse la potenza di fuoco blaugrana. Prima che Chiellini diventasse l’incubo di Suarez, con le sue marcature impeccabili e senza sbavature. Prima che Bonucci mettesse i panni di un moderno ed efficace timoniere di una barca mai in… Barça. Comandare la difesa come lui: lo fanno in pochi. Prima che la sana follia di Dani Alves e la dirompenza di Alex Sandro si integrassero alla perfezione con la semplicità spartana dei due centrali. Barzagli poi, sia Torino che a Barcellona, è stato solo l’ultimo mattone del muro. Un muro che, comunque, tutta la squadra contribuisce a innalzare. Mentre Buffon meriterà un discorso a parte.

Questo è invece il momento di prendere quel vecchio adagio secondo cui “gli attacchi vendono i biglietti, le difese vincono i campionati” e restaurarlo, come si fa con un vecchio ma sempre affascinante affresco. Applicarlo anche all’Europa. In Italia la Juve ne è sempre stata maestra e da cinque anni lo conferma. Questa stagione può essere la dimostrazione che il modello si può anche esportare: un marchio, una sicurezza. Slogan ce ne sarebbero a decine. I tifosi, alla vigilia, avevano scelto il recente e fresco “andiamo a comandare”. Potrebbe andare bene, perché in ogni esercito è fondamentale la retroguardia. Perché no, anche “rendere umani gli extraterrestri” potrebbe essere adottato come una réclame. MSN? No, BBC + B = J, se invece si volesse andare più sulla formula matematica. Muro bianconero? Bello, ma abusato. Ministri della difesa: sì. Pericoli da scampare, un sogno da custodire.

Marco Bonomo

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