Stanca, non brillante come più volte nell’arco della stagione è stata. Ma pur sempre la Juventus, squadra qualitativamente più forte d’Italia e capace, una volta di più, di prendersi il prendibile in un contesto in cui domina ormai da 7 stagioni: 4×2, altro doblete in bacheca (il quarto consecutivo) e secco 4-0 al Milan in una finale di Coppa Italia apparsa per 45’ equilibrata, trasformatasi poi in apoteosi bianconera ed incubo rossonero nella ripresa.
Gara con occasioni da ambo le parti, seppur non clamorose, e combattuta: quello che forse ci si aspettava, almeno fino al pre match, e che si è sostanzialmente polverizzato in 8 minuti nella ripresa: tutto diviso tra il merito di Benatia, capace di sbloccare la gara di testa, e il demerito di Donnarumma, protagonista in negativo sui due interventi sbagliati che hanno portato al raddoppio di Douglas Costa e al tris del difensore ex Bayern. A concludere una partita da incubo, per la squadra di Gattuso, è arrivata anche l’autorete di Nikola Kalinic, terzo gol subìto nel match da corner ed emblema, per il croato, di una stagione da dimenticare.
Un epilogo, insomma, che forse davvero nessuno poteva aspettarsi, a maggior ragione considerando l’attuale stato fisico e mentale di ambo le squadre: (auto)punizione decisamente severa, per i ragazzi di Gattuso, giunti brillantemente alla finale di Roma dopo un percorso per 2/3 piuttosto impegnativo (con Inter e Lazio eliminate post Verona) e destinati a perdere male, in soli 90’, la chance di riportare a casa un trofeo che manca dalla bacheca rossonera dalla stagione 2002/03, compresa una qualificazione in Europa ora aggrappata alle ultime due gare di campionato contro Atalanta e Fiorentina. Per la Juventus, invece, arriva l’ennesima conclusione felice di un’annata che per un attimo, dopo la sconfitta contro il Napoli, aveva visto seriamente a rischio la conquista dello Scudetto: paure cancellate, tra meriti e demeriti avversari, con una nuova doppietta messa in tasca. E con Buffon ed Allegri pronti ad alzare stasera, forse, l’ultimo trofeo della propria carriera in bianconero, tredicesima Coppa Italia della storia juventina.
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