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Data: 12/02/2017 -

Riva: "Juventus? Ero disposto a smettere pur di non lasciare il Cagliari"

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Il glorioso passato, ma anche un presente da idolo indiscusso di una regione intera. Gigi Riva, il re di Cagliari, si è raccontato nel corso di una lunga intervista concessa al Corriere della Sera. Si parte dall'attualità:

"Come sto? Bene, mi annoio" - attacca Riva - "Sono pieno di acciacchi. Mi manca la gioventù. Ma bisogna accettare la vecchiaia e sperare che duri il più possibile. Un po’, ma prima o poi ti tocca... Mi spaventano di più le malattie. Mi sveglio verso le 9.30. Di mattina resto a letto a guardare i programmi sportivi. Poi mi faccio un pisolino e alle tre e mezzo esco a fare una passeggiata con i miei amici: Giuseppe Tomasini, Cesare Poli o altri conosciuti camminando. Se piove, prendo l’ombrello, ma esco lo stesso, altrimenti di notte non dormo. Nello studio passo il tempo con Internet, è formidabile. Guardo vecchi filmati di Sordi, Jannacci, De André. Quelli della mia generazione. Fabrizio De André, eccezionale. Un calciatore del Cagliari era stato trasferito a Genova e gli disse che ero un suo fan. Così combinò un appuntamento. Eravamo a casa sua, uno di fronte all’altro su due divani diversi. Se ci ripenso... Lui era chiuso, io ridicolo. Volevo sapere come gli veniva l’ispirazione, mi raccontò che di giorno dormiva e di notte usciva e ascoltava i rumori della campagna. Era un grande. I suoi concerti li ho tutti memorizzati e li ascolto la sera. La canzone che amo di più? Preghiera in gennaio e Bocca di Rosa".

Gigi Riva e le donne... "La prima era di Leggiuno: avevo 17 anni, lei 16. Non dico chi era sennò poi scoppia un caos. Ero molto riservato. La domenica sera, dopo la partita, andavo a Roma. Per un periodo ho alloggiato in albergo, avevo delle amiche... Gianna? Fu una cosa enorme, per quei tempi. Mi misero sulla copertina di Stop e di Novella 2000. Però sul campo mi rispettavano tutti, mi hanno sempre giudicato solo come giocatore. Mai sposato? Non ero il tipo che stava a casa in pigiama. Quando smisi di giocare cominciarono gli impegni come team manager. Ero sempre fuori. Siamo stati tutti insieme a casa sua la sera di Natale. I miei figli hanno insistito, credo che prima non me lo chiedessero per timidezza. Lei ha preparato delle cose bellissime, molto buone. Non dovevamo farci regali, ma poi andando via mi sono trovato con un profumo che non so da chi sia arrivato...".

Non c'è mai stato un erede in famiglia: "Ero troppo occupato e ho mandato miei figli alla mia scuola calcio. Nicola è molto tecnico, bravo; il piccolo assomiglia a me, tutto grinta, una volta giocò anche con una distorsione al ginocchio. Il Cagliari lo voleva, ma lui non ci è voluto andare. Quando era in prima categoria si faceva chiamare Mauro e basta, senza Riva". Gol più bello? Da copertina: "Forse la rovesciata a Vicenza? Qualche volta me la vado a rivedere su Internet, assieme ad altri spezzoni di partite. Li guardo e poi cambio, metto musica: mi ricordano troppo il passato.NorbertHof? Mai incontrato. Ma se me lo trovassi davanti oggi non gli direi niente. Era una punizione al limite dell’area, potevo fare gol e lui cercò di impedirmelo entrando da dietro a forbice. Mi ruppe tibia e legamenti. Mi fa ancora male quando fa freddo. Se ci ripenso mi dispiace solo per il Cagliari: eravamo in testa, avevamo battuto l’Inter a San Siro 3-1".

Riva rifiutò la Juventus: "Ero disposto a smettere. Allora Arrica mi rispedì a casa. Poi però mi fece chiamare per il ritiro di San Marcello Pistoiese: lì ho capito che gli era passata. Pallone d'oro del 1970 a Müller? No, me la presi per quell’altro. Quello del 1969. Mi sta ancora qui. Stavamo facendo un bellissimo campionato, ero capocannoniere. Dopo avremmo vinto lo scudetto". Oggi Riva riceverà il Collare d’Oro: "Malagò è stato gentilissimo. Ha deciso di venire fino a Cagliari perché io non ero potuto andare a Roma a ritirarlo. Penso davvero che sia un bravo dirigente. Rivera non mi sta simpatico? Ma sì... Forse non si sarebbe dovuto dare alla politica. Zoff? Non ci sentiamo, ma credo che siamo buoni amici. Pelè? Una persona umile. Pelè e Maradona? Sono due fenomeni, difficile scegliere. Sceglietene voi uno e io scelgo l’altro. L’allenatore più bravo? E' quello che vince, quindi penso ad Allegri, ma ha giocatori buoni. Mi piace Ranieri. È umile, riconosce gli errori. È stato qui al Cagliari, è un bravo ragazzo".



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