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Data: 13/03/2017 -

Primo portiere iraniano in Europa, bandiera della sua nazionale: Haghighi, dal trasferimento sfumato in Inghilterra all'esperienza all'Eskilstuna

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Mondiali del 2014, in Brasile: li ricordate? Non è passato neanche tanto tempo, dai. Quelli delle lacrime azzurre per la sconfitta contro Costa Rica e per il gol di Godin, che ci costò l’eliminazione contro l’Uruguay. Ma anche, e soprattutto, del trionfo tedesco in finale contro l’Argentina e del clamoroso 7-1 in semifinale contro il Brasile. Ma fu anche il Mondiale dell’impresa sfiorata dall’Iran, proprio contro la nazionale albiceleste che poi arrivò fino in fondo. Un sogno solo accarezzato, 0-0 fino al 91’ e poi… una prodezza di Messi a regalare il successo all’Argentina. Facendo cadere la resistenza iraniana e del portiere Alireza Haghighi, trasformatosi nel corso della partita in un incubo. Prima un bell’intervento su Gonzalo Higuain, poi un miracolo su Di Maria. Argentina che ci prova e ci riprova, riuscendo a far cadere il muro iraniano soltanto in pieno recupero.

Aliresa Haghighi, in quel Mondiale, giocò tutte e tre le partite da titolare. Protagonista di un Iran che per la quarta volta si apprestava a giocare la più grande competizione esistente nel mondo del calcio. Un paese che certamente non ha una grande tradizione in questo sport e che ha, proprio nel portiere titolare della Nazionale, uno degli elementi di maggior qualità. Con un primato speciale: è il primo portiere iraniano ad aver giocato in Europa. Ed ora, in Europa, c’è ancora: quest’oggi ha firmato con l’Eskilstuna, squadra svedese.

Ma fu notato ben prima di quel Mondiale, nel 2012. Quando ormai Haghighi era diventato una bandiera del Persepolis, squadra più importante in Iran. Iniziò da terzo portiere, si ritrovò titolare quasi per caso: i due colleghi che lo precedevano nelle gerarchie si infortunarono contemporaneamente, lui riuscì a dimostrare tutto il suo valore e non lasciò più ‘la maglia numero 1’. Di lì a breve diventò titolare inamovibile e… capitano. Il più giovane di questo storico club iraniano. Record su record, sì. Da capitano più giovane del Persepolis a primo portiere dell’Iran a giocare in Europa. Al Rubin Kazan. Giocare per modo di dire, però: non fu praticamente mai utilizzato. Il campo, in Russia, lo vide ben tre anni dopo: giocò infatti in una partita di coppa, persa 0-2 contro l’SKA-Energiya Khabarovsk. In mezzo una lunga serie di prestiti. Dal ritorno per sei mesi al ‘suo’ Persepolis, alle esperienze in Portogallo. Quelle sì, positive. Dalle parate salvezza con lo Sporting Covilha, in Seconda Divisione, a quelle in Primeira Liga con il Penafiel.

E poi la stagione scorsa vissuta al Maritimo, con poche presenze ed una dichiarazione importante al momento della risoluzione. “Nel mio contratto c’era una clausola che mi permetteva di andare via se non fossi stato considerato un titolare, così ho deciso di andarmene – dichiarò – Se sei un centrocampista o un attaccante hai delle possibilità, se sei il secondo portiere invece è impossibile mettersi in mostra. Purtroppo i giocatori iraniani hanno vita dura per conquistarsi un posto da titolare in Europa. Ma non mi arrendo, voglio ancora trovare una squadra in Europa”. Detto, fatto. Nonostante un’annata sfortunata: dopo la risoluzione col Maritimo, anche il mancato trasferimento in Inghilterra. Avrebbe dovuto firmare con il Port Vale in League One: tesseramento che però non è stato possibile, in quanto la società inglese non ha una licenza di sponsorizzazione per avere in rosa un calciatore non europeo. Ora per lui una nuova avventura, con l’Eskilstuna. Primo portiere iraniano in Svezia. Con la speranza, questa volta, di essere profeta non soltanto in patria.



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