L’ultimo sogno acchiappato da Julio Cesar
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Data: 22/04/2018 -

L’ultimo sogno acchiappato da Julio Cesar

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C’è un momento che i giocatori dell’Inter presenti nello spogliatoio del Bernabeu, prima del fischio di inizio della finale di Champions League 2010, non dimenticheranno. C’è Mourinho al centro, che prima di regalare i 90 minuti più indimenticabili della storia nerazzurra, prova a caricare i suoi giocatori. Alcuni lo ascoltano, altri con la testa sono già dentro il rettangolo verde. Vicino a lui Eto’o, più lontano invece, qualcuno non si trattiene e si lascia scavare il volto dalle lacrime. Lacrime di tensione, che in un istante fanno capire chi è l’uomo Julio Cesar, prima del portiere. Lui che di lasciare trasparire le sue emozioni non ne ha mai avuto timore. Le lacrime, questa volta di felicità le farà scendere anche dopo il triplice fischio dell’arbitro Webb.

Lacrime e sorrisi in tipico spirito brasiliano. In quell’uragano di emozioni che ti può investire in novanta minuti. Come quei novanta minuti, gli ultimi della sua carriera, che questa notte ci sono voluti per dire addio al calcio giocato. Una festa in salsa brasiliana. Un Maracanã di nuovo pieno, per salutare uno dei più grandi portieri della storia verdeoro. Ha concluso la sua carriera da dove aveva cominciato, al Flamengo. Un abbraccio ricevuto da tutto lo stadio, vestito di rubronegro per l’occasione. Proprio quel Maracanã nel quale ha vissuto una delle partite più sportivamente drammatiche della sua carriera. Quella cicatrice che per i brasiliani porta il nome di Mondiale 2014. Un 7 a 1 subito dalla Germania che da sogno si trasforma in incubo, in un vero Maracanazo. Le gioie maggiori sono arrivate invece con il club dall’altra parte dell’Oceano.

A Milano lo hanno soprannominato l’Acchiappasogni, per la sua capacità di regalare emozioni uniche ai suoi tifosi. Dispiaceri tanti, che al contrario ha fatto soffrire alle squadre avversarie. Come quelli vissuti da Juan, avversario negli anni italiani nel duello tra Roma e Inter, ma amico in Nazionale e nel Flamengo, dove insieme hanno iniziato a giocare a Futsal: "È difficile, amico. Abbiamo iniziato insieme - ha detto Juan interrotto dalle lacrime - Ti meriti tutto questo. Julio è una persona sensazionale, un portiere eccezionale. Sfortunatamente non ero nel campo. È un fratello che mi ha regalato il calcio. È anche il mio momento".



Indimenticabile l’anno del triplete e quella partita con il Barcellona al Camp Nou nella semifinale di Champions League. La migliore degli ultimi 50 anni secondo Mourinho. Protagonista ovviamente Julio Cesar, con una parata quasi inspiegabile sul tiro di Messi, certamente tra le più belle della sua carriera. O come quella nel derby vinto per 2 a 0 in 10, nel quale riuscì a parare un rigore negli ultimi minuti a Ronaldinho. Fotogrammi di una carriera di un portiere che ha saputo intimorire, pur trovandosi nella posizione meno offensiva del calcio. Il ruolo più in antitesi con questo sport. Giocato da protagonista. Riuscendo a ricostruire una narrazione nella quale in Brasile i portieri sono solamente quelli meno capaci con i piedi. Julio Cesar invece ha regalato emozioni, sogni. Si è lasciato emozionare, dimostrando di essere umano nella vita reale e supereroe tra i pali.

L’ultimo sogno da realizzare se lo è tenuto per lui, volendo essere ricordato per il suo sorriso, con il quale ha affrontato tutti i 90 minuti della sua carriera. Oggi è toccato agli altri piangere lacrime tristi. Lascia il calcio un altro pezzo di quel triplete nerazzurro. Obrigado por tudo, Julio.



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