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Data: 23/03/2017 -

L'infanzia alla 'Pistarella', i gol da centrocampo, il Latino Americano. "Beato tra le donne di casa ed extraterrestre": il nostro viaggio nel 'Mondo di Spinazzola'

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Foligno. Non più solamente il ‘Centro del Mondo’: vedere alla voce ‘Leonardo Spinazzola’ per comprenderne il motivo. Il primo folignate a vestire la maglia della Nazionale. Soddisfazioni. “In città si parla solo di lui!”, conseguenza logica. Raccontato da chi l'ha visto crescere dalla Virtus Foligno fino alla Nazionale. Ma soprattutto da chi gli vuole bene e quasi si commuove a rievocare certi ricordi. Tutti pronti? Si parte, alla scoperta del 'Mondo di Leo', in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com.

Dalla 'pistarella' al campo: i primi calci di Leo

“Io sono stato il primo fortunato ad allenarlo”. L’orgoglio di Federico Ranucci. Il primo allenatore, quello che non si scorda mai. “Ricordo che ai tempi degli Esordienti dopo un gol subìto prese la palla, la portò a centrocampo e disse ad un compagno ‘Toccamela’. Dopo il tocco partì, scartò tutti e segnò. Talento. “Lo conobbi quando aveva 5 anni: un bambino splendido, solare e sensibile”. Capelli a caschetto e una marcia in più nelle gambe. Ma soprattutto “calcisticamente di un altro pianeta”. Piccola Polisportiva, la Virtus Foligno. Seconda Categoria umbra. La sede proprio lì, sotto casa Spinazzola. “Abitava proprio sopra al campo, veniva all’allenamento da solo. Anzi, era sempre a giocare alla ‘pistarella’ - una pista di pattinaggio adiacente al campo della Virtus utilizzata dai bambini per giocare a calcio - e lì sua mamma scendeva per portargli il borsone”, continua Ranucci. Dal tono di voce si percepisce tutto l'affetto nutrito per il suo pupillo. “Leo ha giocato in attacco fino ai Giovanissimi, voleva segnare a tutti i costi. Tecnicamente non aveva bisogno che gli insegnassi niente, l’unico suo piccolo difetto erano alcuni momenti di deconcentrazione: quando accadeva lo richiamavo in panchina. ‘Vieni a sederti un attimo qui con me’. Poco dopo lo ributtavo nella mischia ed immaginate un po’… tornava a segnare a raffica. Cercava di imitare Ronaldo, Del Piero e Rui Costa: tentai di convincerlo a diventare juventino come me ma lui stravedeva per i suoi idoli più che per una squadra in particolare”.



Beato tra le donne di casa: "Andavamo io e mamma a trovarlo e tutto si sistemava"

“‘Casinaro’, un delinquentello da bambino”, esordisce timidamente Elisabetta, la sorella. Ma appena sciolto il ghiaccio, un fiume di aneddotti: “Palla sempre incollata al piede e via! Però in casa non ci stava spesso, la maggior parte del tempo la trascorreva a giocare alla ‘pistarella’ con gli amici: ricordo mamma Simonetta che lo richiamava in continuazione dalla finestra e lui non rincasava mai. E quando rientrava, sempre palla al piede… rompeva le vetrate del palazzo! Quante urla da parte di nostra madre”, risata contagiosa, inevitabile. Affezionatissimi, Elisabetta e Leo. Molto di più di una semplice sorella per lui. Una seconda mamma, un’amica, una “compagna di balli”. Fratellanza: “Giocava spesso anche alla PlayStation oppure io e lui ci chiudevamo in camera a ballare! E anche ora se la cava alla grande, adora il Latino Americano: quando siamo qui a Foligno per pranzi o cene tutti assieme, la musica con la playlist Reggaeton non manca mai”. Senza dimenticare l’altra sorella, Valentina. “Leonardo è il piccolino della famiglia, un figlioletto visti gli 11 anni di differenza con me e i 13 con Valentina”. Beato tra le donne di casa. Timido e riservato ma… “con gli amici un casinista”. Un’adolescenza terminata anzitempo per inseguire un sogno diventato realtà. E pensare che “ogni stagione dai 14 ai 17 anni, ai tempi del Siena, pensava di smettere col calcio… Non era facile vivere lontano dalla famiglia. Poi però io e mamma andavamo a trovarlo facendo finta di niente e tutto si sistemava. Negli ultimi tre anni si è fatto più uomo, più ‘forestico’ gli dico io – via di nuovo con una risata -. Lo seguiamo sempre e quando non possiamo essere allo stadio ci troviamo rigorosamente a guardare la partita in famiglia. Leo è la nostra grande passione”. Difficile spiegare a parole l’emozione di un fratello in Nazionale. “Abbiamo anche una nostra chat della famiglia e proprio lì abbiamo saputo della convocazione in azzurro, ce l’ha comunicato direttamente Leonardo: un pianto generale per l’emozione! Forse se l’aspettava dopo il primo stage ma l’indizio l’abbiamo avuto tramite il suo cane, Yago, a cui è affezionatissimo: di solito quando Leo è via e non torna a Foligno, la sua ragazza porta Yago qui da noi. Questo weekend aveva avvisato mamma che forse l’avrebbe riportato… strano visto che il campionato è fermo! Troppi indizi. Appena tornerà stapperemo sicuramente una bottiglia per festeggiare, a maggior ragione visto che il 25 marzo è il suo compleanno!”.



"Posso allenarmi al campo? Non vorrei disturbare...". "Guarda, se vuoi ti diamo le chiavi a vita"

Umile e semplice, come la sua famiglia”, parola di Roberto Di Arcangelo, attuale ds della Virtus Foligno. “Pensate che in estate, prima di partire per il ritiro con l’Atalanta, ci ha chiesto se poteva venire ad allenarsi al nostro campo. ‘Non vorrei disturbare’, ci diceva con tutta la sua gentilezza. ‘Ma quale disturbo, se vuoi ti diamo le chiavi a vita’: per noi era soltanto un piacere”. “Extraterrestre” fin da piccolo, tanto che “segnava 30-35 gol a stagione”. Il più grande talento passato per il campo sportivo ‘Diego Gioli’, finora. Era un ’93 e giocava coi ’91 facendo la differenza. Quando aveva 8-9 anni, io allenavo il Foligno e affrontammo la Virtus di Spinazzola. Ad un certo punto il nostro portiere rinviò e Leonardo, dopo aver stoppato la palla all’altezza del centrocampo, la fece rimbalzare e tirò scavalcando il portiere, segnando da quella distanza. Tutti i presenti alla partita iniziarono ad applaudire, quasi non ci credevano”. Ma genuino, sempre. “Voleva giocare solo per la Virtus Foligno, apprezzava i valori umani trasmessi dalla società e non ha mai ambito ad altre squadre in città”. Fino a diventare lui stesso idolo di tanti bambini. Anzi, “di almeno 150, tutti quelli del settore giovanile”. “Ci chiedono in continuazione ‘ma davvero Spinazzola è partito da qua?’. Quando riusciremo ad organizzare un incontro coi ragazzi magari gli consegneremo davvero le chiavi della nostra polisportiva come gesto simbolico”.



Tra aneddoti, emozioni ed un pizzico di commozione termina così il nostro viaggio nel 'Mondo di Leo'. Di quel bambino "splendido, solare e sensibile" coi capelli a caschetto. Dalla 'pistarella' alla Nazionale. Con Foligno intera a fare il tifo per lui: da oggi non più solo 'Centro del Mondo' ma soprattutto città di Leonardo Spinazzola, presente e futuro dell'Italia azzurra.





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