Lecce, Di Matteo... 2.0: "Sono tornato per riprendermi la Serie A"
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Data: 20/02/2018 -

Lecce, Di Matteo... 2.0: "Sono tornato per riprendermi la Serie A"

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C’era una volta il Lecce in Serie A. C’erano Muriel, Cuadrado e Bertolacci; c’era Cosmi in panchina. “C’era una volta”, sì, perché poi, come tutte le favole, anche quella è finita. Di lieto, ci fu poco o nulla: giallorossi retrocessi in Serie C, tanti giocatori andati via e tanti sogni infranti.

Uno su tutti, quello di Luca Di Matteo, terzino tornato la scorsa estate nel Salento dopo cinque lunghe stagioni tra Serie B e Lega Pro. “E pensare che, se quell’anno non fossimo retrocessi…”, tante cose, adesso, sarebbero diverse. Per il Lecce e per lo stesso Di Matteo che, oggi 29enne, proprio nel Salento ha raggiunto i livelli più alti della sua carriera: “Nel 2010-2011 feci una grande annata con il Vicenza, che mi permise di mettermi in mostra in Serie B - racconta Luca ai microfoni di gianlucadimarzio.com -. Rientrato a Palermo, per un infortunio rimasi fermo qualche mese e il 31 gennaio 2012 mi trasferii in prestito al Lecce, penultimo in Serie A”.

Rivitalizzati dall’arrivo sulla panchina di Serse Cosmi, i giallorossi quell’anno si giocarono, fino alla penultima giornata di campionato, la salvezza con il Chievo Verona che, alla fine, la spuntò. Di Matteo collezionò 7 presenze in campionato: Stavo trovando spazio, l’allenatore mi aiutava a crescere: credo che un’altra stagione con il Lecce mi avrebbe permesso di affermarmi anche nella massima categoria. Purtroppo, girò tutto male”. E così, 6 stagioni dopo, in seguito alle esperienze con Vicenza, Padova, Teramo, Lanciano e Latina, Di Matteo si ritrova, a quasi 30 anni, a lottare per riportare il Lecce quanto meno in Serie B: “Perché no, magari anche in A! Voglio riprendermi con questa maglia quello che, tanti anni fa, ho perso a malincuore. Già in questo torneo, per puntare alla promozione, sarà fondamentale non mollare fino all’ultimo. Vincere domenica prossima ci permetterebbe di portarci a +10 sul Catania (secondo in classifica, ndr). Tuttavia, fino a quando l’aritmetica non sarà dalla nostra, non ci metteremo l’anima in pace. Certo, quando scendiamo in campo con il giusto atteggiamento, non ce n’è per nessuno….

Chiaro, i numeri parlano per loro. I giallorossi, in campionato, vengono da 22 risultati positivi consecutivi e, sotto la guida di Liverani, sono ancora imbattuti (a parte il k.o. in coppa Italia contro il Cosenza). “Il nostro allenatore è ambiziosissimo, non ne vuole perdere una”, spiega Di Matteo, che questo aspetto di Liverani l’ha scoperto parecchio tempo fa…: “All’inizio della mia carriera, dopo la prima esperienza con i professionisti a Pescara, mi trasferii a Palermo nella stagione 2008-2009”. Il capitano rosanero, a quei tempi, era proprio Liverani: “Un martello pneumatico. Anche in campo non smetteva mai di parlare, dava indicazioni a tutti, sembrava fosse in grado di muovere lui i compagni. Soprattutto, non sapeva perdere. Non lo accettava, era una cosa che non gli andava giù neppure nelle partitelle in allenamento. Quando la sua squadra usciva sconfitta, nello spogliatoio non gli si poteva rivolgere la parola…”.

Nove anni più tardi, Liverani e Di Matteo si sono ritrovati a Lecce e, rispetto a quei tempi, sono cambiati soltanto i ruoli: il primo adesso fa l’allenatore, il secondo, invece, è un calciatore maturo con tanta esperienza alle spalle: “Ho fatto diversi ruoli. Nel Pescara giocavo come esterno di centrocampo, a destra o sinistra che fosse, nel Vicenza largo in un centrocampo a cinque e adesso addirittura terzino. Nel Palermo, i primi tempi, fui provato anche come mezzala sinistra nel centrocampo a tre”. Indovinate un po’ chi era il centrale? “Liverani, per me il migliore italiano in quel ruolo dopo Pirlo. Certe volte ero alle sue spalle e, da un momento all’altro, mi trovavo il pallone tra i piedi. Mi chiedevo come facesse a sapere che ero proprio lì…”. Quando giocava, l’allenatore del Lecce regalava ai suoi tifosi giocate spettacolari. Eppure, in quel Palermo, i fuoriclasse dai piedi dorati non mancavano… Miccoli, Kjaer, Cavani, Pastore… c’era tantissima qualità . El Flaco era una forza della natura, un talento pazzesco. So che il Lecce a gennaio cercava un trequartista, magari gli faccio uno squillo!, scherza Di Matteo.

Ogni tanto, a distanza di qualche anno, il terzino giallorosso rivive quei tempi davanti alla tv: “La scorsa settimana ho visto Real Madrid-Psg. A Parigi ci sono tanti miei ex compagni…. Non solo El Matador e Pastore: “Ho giocato pure con Verratti ! Nel Pescara, io facevo parte della formazione Primavera e lui, sebbene sotto-età, era tesserato con gli Allievi. Di fatto, però, già si aggregava a noi. Sono sincero, non pensavo sarebbe arrivato così in alto: era una buona mezzapunta ma non mi sembrava avesse le potenzialità per intravedere un futuro campione di livello mondiale. Poi arrivò Zeman, lo mise in mezzo al campo e… sappiamo tutti com’è andata a finire!”.

Bei tempi, bei ricordi. L’apice della sua carriera, però, Di Matteo l’ha vissuto a Vicenza, quando ad allenarlo era Rolando Maran. Oggi, i biancorossi non navigano in buone acque:E’ una piazza meravigliosa, con una tifoseria calda e sempre presente. Sapere quello che sta succedendo mi fa male. Già nel mio periodo la società era in difficoltà, però mai mi sarei aspettato che si sarebbe arrivati a tanto. Il Veneto è una terra forte sul piano economico, che può contare su tantissimi imprenditori: non mi spiego davvero come sia possibile che nessuno ci abbia messo la faccia per salvare i biancorossi. Ho sentito Giacomelli e De Giorgio, miei ex compagni, e a quanto pare adesso le cose vanno un po’ meglio. Incrocio le dita e mi auguro che alla fine tutto si risolva, anche perché sarebbe l’ennesimo caso in pochissimo tempo nel panorama del calcio italiano”.

Tags: Lecce



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