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Data: 21/10/2016 -

La Juventus, la Cremonese e un futuro da secchione. Michele Cavion si racconta: "Conte? Non sta mai in silenzio"

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Entra sorridente, nonostante senta ancora leggero fastidio: "Ho preso una botta domenica, appena iniziato il secondo tempo. Sono uscito dal dolore, oggi ho fatto un po' di corsa, vediamo se ce la faccio per la prossima". Lui ci spera, e la Cremonese anche. Perché Michele Cavion si è preso il centrocampo della sua nuova squadra, a ventidue anni ancora da compiere. Ripensa ancora al gol di domenica: "Emozionante, sotto la curva, all'ultimo minuto del primo tempo. DI solito non segno molto, fa piacere, soprattutto per i tre punti".

Cremonese seconda, nel Girone A di Lega Pro, con venti punti alle spalle dell'Alessandria, che va come un treno: otto vittorie e un pareggio. "Il nostro campionato al momento è ottimo - racconta Cavion in esclusiva a Gianlucadimarzio.com - solo che non se ne parla tanto perché l'Alessandria sta facendo un percorso incredibile". Quando gli si chiede se l'obiettivo sia la Serie B, sogghigna sotto i baffi che non ha: "Non si può dire". Ci scherza su, il sorriso non glielo si toglie.

Previdente. "Ma penso anche al post carriera, fin da subito. Ed è per questo che mi sono appena iscritto all'Università di Scienze Motorie in via telematica, 'Curriculum calcio'. E' un'università creata col supporto dell'Associazione Calciatori, che applica gli studi di Scienze Motorie al calcio". Un secchione? "A scuola andavo bene, ho pensato che potesse essermi utile. Inizio il primo novembre, ma priorità al calcio". Il sogno di ogni studente. Vizi? Che devono andarsene. "La PlayStation, infatti la sto vendendo: ora che inizio a studiare, so che se avessi la PlayStation a portata di mano, non farei nulla".

Veneto di Schio, Cavion è cresciuto nel Vicenza. Nove anni di settore giovanile, l'esordio in Serie B contro l'Empoli di Sarri e del suo attuale compagno di squadra Davide Moro: "Avevo appena compiuto 18 anni. Esordii a dicembre, poi a gennaio arrivò la chiamata della Juventus". Sì, la Juventus: solo sei mesi passati effettivamente dalle parti di Vinovo, prima di andare in prestito a Reggiana, Feralpi Salò e Carrarese, ma... "Quanto urla Conte! Ero della Primavera, ma ho fatto qualche allenamento e amichevole in prima squadra. Non è mai in silenzio, lui sprona tutti, carica, dà consigli e richiama. Quello che mi ha colpito di più? Pogba lo dice chiunque, io dico che il livello è altissimo, anche umanamente. E questo per me conta".

Perché gli idoli nel calcio "sono quelli che sono brave persone fuori, non solo forti in campo. E tutti alla Juventus sono così". Cartellino ancora bianconero, prestito secco a Cremona. E un contratto che, a giugno, va in scadenza: "Ma la Juventus può far valere un'opzione entro il 30 marzo per rinnovare il mio contratto di altri due anni. Comunque se me lo chiedessero, resterei a Cremona. Sto benissimo, chi mi riconosce per strada mi fa i complimenti: è bello".

Così come la vittoria di un trofeo: "In quei sei mesi alla Juve vincemmo la Coppa Italia Primavera. L'allenatore? Baroni, bravissimo. Credeva molto in me, ero arrivato pensando di giocare poco e invece le ho giocate quasi tutte. Abbiamo la stessa mentalità, lui è un vincente, mi ha sempre spronato a dare il massimo. E ora sta facendo bene anche a Benevento, in B". Un'esperienza formativa, quella di Vinovo, anche se le regole erano ferree: "Anche se volevi prendere una boccata d'aria, dovevi firmare un foglio per dire che stavi uscendo". Lo dice col sorriso, e chi glielo toglie. Saluta, ringrazia ed esce. No, niente PlayStation, la laurea tra un po'. Adesso l'obiettivo è uno ma..."non si dice".



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