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Data: 15/03/2018 -

Il Cluj italiano di Mureșan, dalla rinascita al dominio: "Con la Roma Culio chiese la grazia di San Pietro. Su Trombetta e Mandorlini vi racconto..."

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"La prima volta che andammo in trasferta a Roma per l'esordio in Champions, l'intero club si recò in visita a Città del Vaticano. Culio, argentino cristiano e cattolico, scoprì che molti fedeli si mettevano in fila per baciare la statua di San Pietro e decise di voler fare lo stesso. In privato mi confessò di aver chiesto oltre al benessere della sua famiglia anche di poter segnare due gol contro i giallorossi". Inizia così uno degli aneddoti più particolari raccontati da Iuliu Mureșan, presidente del CFR Cluj che innumerevoli volte ha visto intrecciarsi il destino del suo club a quello dell'Italia calcistica. "Inizialmente ero scettico, resto ancora oggi un grande estimatore delle sue qualità ma sono abbastanza sicuro che non avesse mai segnato una doppietta prima di quella partita né che ci sia riuscito da quel giorno in poi". Quella però era una notte che doveva entrare nella storia: dopo aver causato il corner che ci portò in svantaggio, Culio vide il suo desiderio realizzarsi e la sua doppietta regalare l'esordio speciale che il presidente aveva sognato per il suo Cluj.

Fin dall'inaugurazione del nuovo stadio del club, il Constantin Rădulescu, che Mureșan racconta ai microfoni di gianlucadimarzio.com essere stato inaugurato in maniera altrettanto speciale - "Invitammo il Benfica per la gara inaugurale ed il calcio d'inizio fu eseguito da una leggenda di questo sport come Eusebio, un motivo di vanto per me e per tutto il calcio rumeno" - è stato sempre chiaro che i successi del Cluj sarebbero stati strettamente legati alla scelta di affidarsi costantemente ai discepoli della scuola calcistica italiana.

Dopo aver infatti ricordato con affetto la prima esperienza vissuta con un allenatore italiano - “Cristiano Begodi, oltre ad averci portato al terzo posto ed a regalarci la nostra prima qualificazione in Coppa Uefa, ci ha anche introdotto alla grande scuola di allenatori che avete in Italia, da lì ho preso la decisione di affidarmi principalmente a uomini che avessero una base del genere” - il presidente Mureșan confessa come l’arrivo in Romania di Maurizio Trombetta, in Romania durante la stagione 2008/09 e oggi membro dello staff di Massimiliano Allegri alla Juventus, sia stato il vero punto di svolta dal punto di vista tecnico per il futuro vincente del Cluj: “Il nostro rapporto è iniziato quando sulla nostra panchina sedeva Ioan Andone, una leggenda del calcio rumeno che ci aveva portato il primo titolo nazionale. In quel periodo la squadra giocava molto bene dal punto di vista offensivo ma c’erano ancora tante lacune per quanto riguarda la fase arretrata, quindi decidemmo insieme a lui di far entrare all’interno dello staff Maurizio, nel ruolo di allenatore in seconda, dopo aver studiato l’ottimo lavoro che aveva svolto come vice sia di Galeone che di Guidolin. Grazie al suo aiuto la squadra è cresciuta molto, è diventata più equilibrata e di conseguenza più efficiente, quindi quando a fine stagione si divisero le strade con Andone fu logico affidare a lui definitivamente la rosa".

Un'annata ricca di successi per l'allenatore italiano, che nonostante tutto decise di abbandonare il club al termine della stagione: "Siamo ancora oggi in buoni rapporti, dopo gli ottimi risultati del secondo anno insieme tentammo di convincerlo a prolungare il contratto per continuare il progetto con lui ma era chiara la sua volontà di voler tornare in Italia. Non può che essere un motivo di vanto la sua presenza nello staff della Juventus, uno dei club migliori del mondo. Col senno di poi è facile dire che abbiamo fatto una scelta azzeccata nel portarlo in Romania ed è ormai chiaro che anche Allegri abbia fatto lo stesso facendolo entrare all’interno del suo team. E’ un ottimo allenatore, una persona seria e capace di mantenere ottimi rapporti con chiunque si ritrovi a lavorare con lui”.

Con Trombetta a guidare la squadra arriva la qualificazione ai gironi di Champions League e l’esordio con una clamorosa vittoria all’Olimpico contro la Roma. Oltre al particolare aneddoto legato alla doppietta segnata da Culio, l’esperienza romana del presidente Mureșan viene ulteriormente arricchita dall’episodio legato alla tifoseria rivale dei giallorossi, quella laziale: “Per la partita alloggiammo in un hotel in zona Parioli, dove c’era un bar gestito da un accanito tifoso biancoceleste che quando scoprì chi eravamo promise a me ed a tutta la squadra di non farci più pagare in caso avessimo battuto gli acerrimi rivali. Inutile dire che dopo la nostra vittoria mantenne la parola data e venne fino alle nostre stanze per offrirci quante più consumazioni possibile”. Ma oltre agli aneddoti particolari su quell'esperienza nella capitale italiana, non può non essere di principale importanza l’aver affrontato e battuto una leggenda del calcio come Francesco Totti: “Praticamente tutta la fase difensiva organizzata da Trombetta era impostata per provare quanto possibile a renderlo inoffensivo. A fine partita mi colpì molto la sua modestia: avevano appena perso una gara d’esordio fondamentale per il passaggio del turno ma venne comunque a farmi i suoi complimenti. Il giorno del suo ritiro ho seguito con grande passione la cerimonia che gli hanno dedicato, non nascondo di essere scoppiato in lacrime di fronte ad una scena così toccante”.

Durante le due annate in cui Roma e Cluj hanno avuto modo di affrontarsi nei gironi di Champions League, si è anche instaurato un rapporto molto profondo con la famiglia Sensi: “Quando ci fu la gara di andata a Roma nel 2008, Franco era venuto a mancare da poche settimane e avemmo modo di parlare anche di questo quando conobbi la figlia e la moglie, entrando tanto in buoni rapporti da spingere quest’ultima a chiamarmi un mese prima della gara di ritorno per chiedermi se avessi mai provato la coda alla vaccinara. Quando venne qui a Cluj non solo fui insignito del Trofeo Maestrelli, che ho scoperto poi essere una grandissima onorificenza e che tengo ancora esposto nel mio studio, ma la signora Sensi decise di andare personalmente in cucina durante la cena di rito prevista dall’Uefa e cucinarmi il piatto tradizionale romano”.



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