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Data: 20/05/2017 -

Higuain: "Juventus? Scelta difficile, ma sono un professionista: i risultati di quest'anno mi danno ragione"

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L'infanzia, il Real Madrid, il Napoli e la Juventus: a tutto Gonzalo Higuain. Il Pipita si è raccontato in una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport, tornando anche sulla decisione di lasciare gli azzurri. Si parte dal legame tra argentini e italiani: "Italia e Argentina si assomigliano tanto. Infatti penso che sia il paese d’Europa che più le assomiglia. E’ una cosa vera. C’è un legame di sangue, fatto dall’emigrazione e forse un legame di sentimenti. Ci assomigliamo anche nel modo di vivere il calcio. Che è tanto importante nelle emozioni di argentini e italiani. Abbiamo, invece, due modi di giocare diversi, per storia, tattica, ambiente. Ciò che li unisce è che sono ambedue molto competitivi e molto passionali".

Famiglia di sportivi per Higuain: "Ho cominciato a giocare a calcio da bambino. Avevo cinque o sei anni. Sono cresciuto in una famiglia calcistica. Mio padre Jorge è stato un difensore di qualità: ha militato nel River e nel Boca. Fin da bambino ho respirato l’odore del cuoio e ho seguito mio padre in tutte le sue avventure calcistiche. Sono nato in Francia perché papà giocava lì. Pane e pallone, così sono cresciuto. Il mio sogno più grande era arrivare ad essere un calciatore professionista. Per fortuna l’ho potuto fare, ma non ho finito. Voglio fare di più. Mia madre è un'artista, dipinge, è un’artista. Ho avuto la fortuna di fare bene e sento come dovere di non risparmiare nulla. Faticare o gioire, sempre con la massima passione. Mio padre mi ha insegnato a sentirmi uguale a tutti, con il massimo rispetto. Quando arrivai al Real avevo 17 anni e entravo in una squadra di campioni. Ma non dovevo avere timidezze, complessi di inferiorità".

Nostalgia dell'Argentina: "Mi manca, mi mancano gli amici, mimanca il modo di vita. Mi manca l’asado, il mate, i sapori di Argentina… Quando sei lontano puoi anche prepararti e berti una tazza di mate. Ma lo fai da solo o con pochi amici. In Argentina lo fanno tutti, lo fanno insieme. Quelle sensazioni collettive mi mancano. Da più di dieci anni sono in Europa, quindi sono abituato. Ma ogni volta che torno nel mio paese per me è una grandissima gioia". Questa estata la Juventus: "E’ stata una scelta più che giusta, perché volevo venire qui per arrivare ad un traguardo importante e ci siamo vicini, molto vicini. Siamo ad un passo dal concludere una stagione fantastica. Ma a un passo: non abbiamo vinto nulla. Dobbiamo saperlo e avere la determinazione necessaria per l’ultimo miglio della nostra corsa, cominciata in agosto. Allora volevamo, e un po’ sognavamo, di vincere il campionato, la Coppa e la Champions. Siamo ad un passo, però dobbiamo finire il lavoro di questa stagione fantastica".

Napoli? "Ricordo meraviglioso. Non ho nulla da dire di Napoli. I compagni, lo staff, i magazzinieri, i fisioterapisti, gli amici. Ho lasciato un parte del mio cuore tra i tifosi. Ringrazierò sempre Napoli. Mi ha voluto quando ho deciso di andare via dal Real Madrid ed è stata l’unica squadra che è venuta a prendermi. La ringrazierò per tutta la vita. Tre anni meravigliosi lì, che non dimenticherò mai. Io penso che ci sarà tanta gente di Napoli che mi vuole bene per quello che ho fatto e tanta gente che mi vuole male. Ma non mi interessa. A me interessa quello che sono io, quello che ho fatto per quella squadra. Sono un professionista: ho fatto la scelta più giusta per me. E’ stato difficile. Ho sentito, c’erano dei rumors, che la Juve poteva pagare la clausola. Ma non lo credevo e infatti è stata una scelta molto, molto complicata e difficile. Però dal giorno in cui ho capito che loro mi volevano fortemente ho detto basta aspettare, decidiamo. Perché nella vita se non prendi il rischio non fai nulla di importante. E io questo rischio l’ho voluto prendere".

Scelta alla fine giusta: "I fatti, i risultati italiani e internazionali della Juve quest’anno, hanno dimostrato che ho fatto bene. Sono una persona così, questo è il mio carattere. Non solo carattere, non ho paura. Mi sono detto che dovevo farlo e l’ho fatto. Non è stata una scelta facile, ma la dovevo fare. Perché era una tappa importante del mio viaggio professionale e umano. Mi piacciono le sfide e cerco di vincerle. Allenatore più importante? Sarri è stato uno degli allenatori che più mi ha dato fiducia e lui sa quanto gli voglio bene e quanto lo ringrazio. Lo devo dire perché lo sento, e lui ha sempre belle parole per me. Infatti siamo d’accordo che continueremo ad avere un rapporto. Perché lui mi ha dato tanto". Consigli per gli acquisti "argentini": "Ce ne sono tanti, di giovani argentini bravi. Io penso ad esempio che Alario può arrivare a giocare in Europa, da centravanti. Anche Martinez Quarta, che è un giovane difensore del River Plate, sembra possa arrivare lontano. Ci sono tanti nomi. E’ difficile. Non le posso dire con precisione. Come posizione in campo, Alario mi piace".

Intesa con Dybala: "Con lui mi trovo benissimo. E’ vero, è la prima volta che giochiamo insieme così consecutivamente, ma sinceramente mi trovo bene con Paulo e noi due viviamo tutto questo con tanto impegno e, insieme, con tanta allegria". Volto specchio dello stato d'animo: "In tutto quello che faccio sono così. Sono trasparente, se sto bene lo vedi, se sto male lo vedi. Non mi piace avere due facce, ambedue finte, quindi tutto quello che esprimo forse, in fondo, è quello che mi ha detto mia madre: fare tutto con la massima passione. Per me la vita è la prima cosa, la salute è la prima cosa, dopo ovviamente viene il calcio. Se uno sta male con se stesso, tanto nel calcio che nella vita, probabilmente andrà male. Non siamo robot, abbiamo un cuore, occhi, naso, orecchie, abbiamo una famiglia, abbiamo amici, abbiamo lo stesso diritto di divertirci nella vita che hanno gli altri, ovviamente con la responsabilità che c’è nel giocare a calcio. La vita va in fretta, devi fare quello che ti rende felice, sempre".

Sulla finale con l'ex, il Real Madrid: "Sarà una sfida speciale e sarà una sfida contro una grandissima squadra. Una squadra che è abituata a giocare questo tipo di partite. Quindi è, per la mia concezione del calcio e della vita, una sfida molto piacevole. E noi speriamo di vincerla".



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