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Data: 11/12/2017 -

Giovani e con un campionato ormai andato. Da splendida incompiuta a grande d'Europa: Juve, occhio a questo Tottenham

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Che dall'altra parte sarebbe toccata un'inglese, ci voleva poco per aspettarselo. Liverpool o Manchester United, City o Tottenham, queste erano le possibilità per la Juventus, che alla fine ha pescato proprio la squadra di Pochettino. Poteva andare peggio o meglio? Difficile dirlo, perché alla fine a fare paura sul serio erano solo i ragazzi di Guardiola. Con le altre i bianconeri sarebbero partiti quantomeno alla pari e così sarà. L'ultima volta che i londinesi hanno incontrato un'italiana in Champions è stata nell'edizione 2010-2011. Prima l'Inter ai gironi, con lo show di Bale nella sconfitta per 4 a 3 a San Siro e gli assist sempre del gallese nella vittoria per 3 a 1 al ritorno. Poi il Milan agli ottavi, con la vittoria di misura a Milano e il pareggio a reti bianche in casa che fanno volare gli inglesi ai quarti. E sapete chi c'era sulla panchina di quel Milan? Proprio lui, Massimiliano Allegri. E' passata una vita, tanto che di quei 22 in campo non è rimasto nessuno. L'ultimo precedente non è incoraggiante, dunque, ma è troppo lontano per fare paura. Il Tottenham arrivò a quella Champions battendo ai preliminari gli svizzeri dello Young Boys, qualificandosi alla massima competizione europea per la prima volta dalla vittoria della Coppa Campioni del 1961-1962. Nel mezzo qualche finale di Coppa Uefa, con le vittorie del '71-'72 e del 1983-1984. Non proprio una tradizione da far impallidire e proprio il non entusiasmante passato europeo rappresenta un punto di forza sul quale la Juventus dovrà puntare. Già, perché puoi anche dominare il girone senza mai perdere, puoi anche farne tre al Real Madrid, ma quando arriva la fase ad eliminazione diretta la musica cambia eccome.

Certo, il salto di qualità in Europa da parte del Tottenham è stato notevole: solo l’anno scorso la squadra di Pochettino usciva dal girone con solo due vittorie all’attivo. Monaco, CSKA Mosca e Bayer Leverkusen, non proprio dei colossi. Retrocessione in Europa League e, come se non bastasse, eliminazione ai sedicesimi ad opera del Gent, nota stonata nel fantastico spartito suonato da Kane e compagni in Premier. Un terzo e un secondo posto negli ultimi anni in Inghilterra, con un titolo sempre sfumato e la fama di eterna incompiuta. Ora la musica è cambiata, con la squadra di Pochettino che brilla fuori dai propri confini e fa terribilmente fatica in Premier. Solo otto vittorie nelle sedici gare disputate, con il primo posto lontano 18 punti e la possibilità di lottare per lo Scudetto ormai definitivamente sfumata. Botta per il morale o carta in più da giocarsi per l’Europa? Anche in questo caso sarà il campo a parlare, ma gli inglesi avranno sicuramente molte più energie da riservare alla Champions.

Per quanto riguarda il modulo, Pochettino varia spesso: difesa a tre con le big e a quattro nelle partite non temibili, con la coppia centrale belga Vertonghen-Alderweireld a guidare il reparto, anche se quest’ultimo tornerà solo ad anno nuovo causa infortunio. La sua assenza ha messo in crisi l'intera retroguardia ma, purtroppo per la Juve, non si giocherà domani. Sanchez è la prima alternativa, nonché elemento molto valido al quale Pochettino non esita ad affidarsi. Poi Davies e Tripper rispettivamente a sinistra e destra, due terzini giovani e dotati di una discreta spinta, che possono anche avanzare la loro posizione ai lati di un centrocampo a cinque. Quattro i gol presi nel girone, non male quando devi affrontare per due volte Real Madrid e Borussia Dortmund. Diciotto le reti incassate in campionato, dove non chiude a porta involata dal 5 novembre scorso. Ma a fare paura sono quelli davanti, con Son, Alli, Eriksen e Kane che possono disporsi in diversi modi, da una linea a tre dietro la punta inglese o con i due trequartisti alle spalle dell'unico attaccante. Saranno dei clienti piuttosto scomodi per Chiellini e compagni, come dimostrano i quindici gol fatti nel girone, più del doppio rispetto alle reti della Juventus. In mediana la classe e gli inserimenti dei giovanissimi Dier e Winks, al quale si aggiungono i muscoli dei più esperti Sissoko e Dembelè. Una squadra giovanissima, dunque, con un’età media che non supera i 26 anni. Un undici imprevedibile e capace di cambiare pelle con grande facilità, che si presenterà allo Stadium con la spensieratezza della gioventù e di chi in campionato non ha più niente da dire. Quest'estate, a Wembley, una Juventus ancora goffa e fuori condizione si inchinava per 2 a 0. Ma era solo un'amichevole. Adesso si fa sul serio



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