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Data: 29/03/2017 -

Empoli, Carli: "Sarri è un fuoriclasse e un amico vero, ma 3-4 volte abbiamo rischiato di fare a cazzotti"

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Spalletti, Sarri, Montella, Martusciello, Di Francesco: la fabbrica degli allenatori. Tutti sono passati da Empoli e hanno avuto a che fare con il ds Carli, che racconta qualche segreto degli ex attraverso le pagine de La Gazzetta dello Sport e di Tuttosport.

"Scelsi Sarri perché mi ricordavo di un pazzo furioso sulla panchina della Sangiovannese e del Sansovino" - dichiara Carli - "Un pazzo che mi aveva trasmesso emozioni. E pazienza se veniva da una serie di esoneri. Sarri è un fuoriclasse, un amico vero ma almeno 3-­4 volte abbiamo rischiato di fare a cazzotti. Parlo di pugni veri. Lui è un testone intelligente. Maurizio aveva bisogno di avere accanto persone serie. Lui si è fidato. Ha capito che non lo avremmo mai tradito. Lo abbiamo difeso a spada tratta nonostante avesse messo insieme appena tre punti nelle prime nove partite. E in Serie A gli allungammo di due anni il contratto dopo cinque k.o. di fila. Maurizio ha capito a Empoli che il calcio non è solo schemi o fare la guerra. E’ condivisione. C’è talmente tanta stima tra di noi che a volte mi sono permesso di dire a Sarri cose che a un altro tecnico non avrei mai detto".

Un allenatore che non lascia nulla al caso... "Meticoloso? Quasi ossessivo. Se non riusciva a preparare gli schemi su punizione, magari a causa del vento, se ne andava imbufalito convinto che la domenica avremmo preso gol su calcio piazzato. Io mi divertivo a entrare nella sua stanza e a spostargli un foglio o il pacchetto di sigarette. Che lui rimetteva a posto. Mi ha detto che ha imparato in banca a essere organizzato. Napoli? Maurizio era preoccupato del rapporto con i campioni. Invece dopo un mese Hamsik e Higuain lo adoravano. Il campione ama chi ti fa giocare bene e vincere. Lui non deve mai dimenticarsi che De Laurentiis ha avuto il coraggio di consegnargli una panchina prestigiosa. Coraggio che altri presidenti non hanno avuto. In più ricordo a Maurizio che lui ha bisogno dell’habitat giusto per rendere al meglio. Napoli è un mondo perfetto per lui".

Spalletti non ha ancora rinnovato con la Roma: "Fossi Pallotta arriverei anche a incatenarmi al Colosseo pur di convincerlo a restare. Luciano è un fenomeno. La Roma non può permettersi di perderlo. Lo ha detto anche Totti. Ed è verissimo. Non vive un buon momento perché è troppo generoso e si carica di responsabilità non sue. Luciano è un passionale. Pagherebbe di tasca sua per vincere uno scudetto con la Roma o con la Fiorentina, le due squadre che ha nel cuore. Troppa passione ti fa perdere lucidità. Deve concentrarsi solo sul suo lavoro. Nel quale è un numero uno. Dove sarà il prossimo anno? Non lo so. Gli auguro però di lavorare felice. E intanto di arrivare secondo in campionato e di vincere la Coppa Italia".

Anche Montella non è sicurissimo di rimanere alla guida del Milan: "Riuscirà a portare i rossoneri in Europa. Ricordo di aver giocato con il ragazzino Montella. Si vedeva che aveva colpi speciali. Io e Spalletti invece eravamo due centrocampisti ignoranti. Sono rimasto sorpreso dal suo lavoro al Milan. Non ha avuto problemi a far violenza alle sue idee calcistiche pur di ottenere risultati. Avanti con difesa e contropiede se il Milan oggi può permettersi questo. Un segno di maturità. I nuovi padroni del club faranno bene a non farsi scappare un allenatore furbo e preparato come Montella. Di Francesco? Ho giocato anche con lui. Non era male. Mi permetto di dare un consiglio alla Fiorentina. Lo prenda, non può trovare un tecnico migliore. Se poi si portasse dietro anche Berardi… Di Francesco è la figura giusta per sviluppare l’idea calcistica che Sousa ha seminato ma non è riuscito a far crescere".

Un giudizio anche su Allegri: "Ho conosciuto Max quando giocavo nel Livorno. Siamo in ottimo rapporti. Se prendessimo il meglio delle qualità di Allegri, Spalletti e Sarri avremmo un allenatore capace di vincere lo scudetto con l’Empoli. Mi sono spiegato?". Riforme: "Mi viene da ridere quando sento le discussioni sulla riforma del calcio italiano, per cui si dovrebbe passare in serie A da 20 a 18 squadre. La vera riforma è far sì che tutte le società si dotino di un proprio stadio moderno, pronto a rispondere alle esigenze attuali. Se in 4 o 5 anni si riesce in questa impresa sono certo che il nostro football colmerà il gap che c’è ora con le più importanti realtà calcistiche europee. E’ una sfida da vincere". Finale del Viareggio che vedrà protagoniste Empoli e Sassuolo: "E’ inutile negarlo, si tratta di una bella spinta di entusiasmo perché lo sport e anche il calcio vivono pure di risultati. Abbiamo all’attivo già tre finali perse e una vinta, ora vediamo come andrà la quinta. In ogni caso il fatto di essere in finale è un motivo di grande orgoglio".

Martusciello l'allenatore ideale per il passato nelle giovanili empolesi: "Assolutamente sì, e siamo molto contenti che Sarri abbiano vinto la Panchina d’oro e Giampaolo stia facendo bene alla Sampdoria. Qui si cerca di formare non solo giocatori ma anche allenatori e dirigenti. Per dare solidità alla società occorre poter contare su figure affidabili a tutti i livelli. Anno difficile?Eravamo coscienti che saremmo andati incontro a un campionato difficile, per noi questo è un anno di trasformazione dopo partenze eccellenti come quelle di Paredes, Mario Rui, Tonelli e Zielinski. Se riusciamo a salvarci e superare indenni quest’annata, poi riprenderemo il nostro cammino con un altro passo".



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