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Data: 16/11/2017 -

De Vezze: “La Sly una sfida con me stesso. Conte uomo vero, Ventura no”

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“E’ una sfida con me stesso e voglio vincerla”. A 38 anni da compiere a gennaio, Daniele De Vezze ha le idee chiare: la sua firma con la United Sly, formazione di Seconda Categoria con sede a Bari, è figlia della voglia di riavviare il motore e non lasciare il calcio giocato. “Il presidente Danilo Quarto ha toccato i tasti giusti per farmi rimettere in gioco. Mi ha convinto il loro progetto, hanno un’organizzazione ben superiore a quella di un club dilettantistico, dalla dimensione quasi amatoriale – racconta a gianlucadimarzio.com - una web tv propria, un organigramma strutturato e ambizioni. Ho conosciuto mister Nicola Quarto e voglio dare una mano a questa squadra”. Ancora imbattuta nel campionato in corso e vittoriosa da 23 partite di fila.

Così il centrocampista cresciuto nelle giovanili della Roma e passato per Savoia, Palermo, Lanciano, Reggiana, Fiorentina, Ascoli, Genoa, Messina, Livorno, Bari, Torino, Pergocrema, Benevento e Matera ha deciso di rimettere gli scarpini ai piedi. Il periodo di stop per squalifica è alle spalle, l’affetto per Bari è una realtà consolidata: “In questa città vivo da ormai 9 anni, mi ha trattenuto qui l’amore per la mia compagna (sorride, ndr), qui si sta benissimo, ci sono nati i miei figli e penso di restarci a vita”. In biancorosso ha vissuto una promozione in A sotto la guida di Antonio Conte e un anno nella massima serie sotto la guida di Giampiero Ventura: gli ultimi due commissari tecnici dell’Italia. “Sono due grandissimi allenatori sul campo, ma Conte è un uomo vero, Ventura no. Si è rivelato tale nell’esperienza con l’Italia: credo che abbia rovinato il clima della Nazionale”. Non risparmia giudizi, Daniele: “Parlo di un fattore umano: Conte aveva creato un esercito, da comandante, qui mi sembra che dietro il comandante non ci andasse nessuno. Avendo convissuto con Ventura, non ne sono sorpreso – spiega - e nelle difficoltà viene fuori la vera natura delle persone. Gli episodi che stanno venendo fuori ora lo confermano”. Destini incrociati, quelli con l’ormai ex Ct azzurro: “A Bari nella prima stagione in A abbiamo fatto qualcosa che è andato oltre ogni tipo di aspettativa. Ma lasciamelo dire, l’annata veramente indimenticabile per me è quella della promozione con Conte. Eravamo pronti a morire in campo per lui, si era creato qualcosa di veramente bello”. E poi? “Nel secondo anno sono andato via a Torino perché Ventura non mi voleva in rosa”. Nel 2011, un altro incrocio: “In quell’estate, Ventura venne a Torino. Ero pronto a siglare un biennale ma fu lui a chiedere di non farmi più firmare. La motivazione? Diceva di me che in B facevo la differenza, ma non era facile gestirmi nello spogliatoio. In parole povere, fa fatica a gestire i calciatori di personalità”.

280 presenze tra i professionisti, pochi gol (9) e tanti chilometri percorsi in mezzo al campo, De Vezze non ha dubbi quando deve scegliere il compagno di squadra più forte mai avuto: “Sono cresciuto nel settore giovanile della Roma e con loro ho esordito in serie A nella stagione 98/99 –ricorda - e le cose che ho visto fare a Francesco Totti non le ho viste fare più a nessuno. Fa passare la palla dove gli altri vedono un muro”. L’eco di calciatori di classe come Totti si affianca a considerazioni sull’attualità del calcio italiano: “Seguo poco le vicende della Federazione, ma a quanto sembra chi doveva mollare non ha mollato e quindi difficilmente cambierà qualcosa – osserva De Vezze - ho parlato poche ore fa con Damiano Tommasi, uno dei pochi d’esempio. Se però ci limitiamo solo tutti a dire che il pesce puzza dalla testa e gli organi non hanno la forza di cambiare i vertici del calcio italiano, allora è inutile lamentarsi”. Rifondare sembra la parola d’ordine: “Non sappiamo più formare i calciatori di una volta: i Nesta, Del Piero, Maldini, Gattuso, Totti, Vieri, dove stanno? Occorre essere onesti”.

L’attualità di De Vezze fa rima con United Sly. Nel futuro però il centrocampista si vede “da allenatore: ti posso garantire che in futuro ci penserò, ora però voglio vincere una sfida personale”. Senza dimenticare la scuola calcio che porta il suo nome: “Ci alleniamo a tarda sera, quindi continuo a fare esperienza allenando i più piccoli fino alla categoria Allievi. Mi è mancato tanto il campo”. Un occhio attento è anche al Bari: “Lo seguo e apprezzo molto Fabio Grosso. Ha idee e mi sembra che abbia creato un gran gruppo, che gioca anche bene. Vedo compattezza e dico la mia: se il Bari non torna in serie A quest’anno, non so quando ci tornerà. Credo sia l’anno buono”.



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