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Data: 13/03/2018 -

Dalla piccola Ucacha alla convocazione di Sampaoli: Fabricio Bustos, il nuovo volto dell'Argentina

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Nella lista dei convocati in nazionale del campionato argentino compare ancora una volta il nome di Fabricio Bustos, uno dei volti nuovi della gestione Sampaoli. Un nome che sorprende fino a un certo punto, visto il suo grande rendimento con l’Independiente, la squadra che ha vinto l’ultima Copa Sudamericana, alla sua prima stagione da titolare.

A Sampaoli sono bastate appena 25 presenze in prima squadra per capire che doveva puntare su di lui, d’altronde terzini destri con quella qualità non ce ne sono in giro. Quando il Ct argentino decise di convocarlo per le sfide decisive di qualificazione contro Perù e Venezuela, lui stava dormendo sul divano di casa e dovettero chiamarlo due volte prima che rispondesse. Poi un tremolio, la voce incredula di chi ancora non ha capito di aver realizzato il suo sogno a 21 anni. “Mi ha convocato la nazionale, te lo giuro su nostro padre” disse prima di scoppiare a piangere a suo fratello Nicolás, che pensava fosse solamente uno scherzo.

Nicolás è sempre stato una figura di riferimento per il suo fratello più piccolo, tanto che fu lui a convincerlo a presentarsi al provino che cambiò per sempre la vita di Fabricio Bustos. Dovevano essere visionati entrambi ma Fabricio aveva solo 11 anni e la sera prima non era riuscito a dormire. La grinta che metteva in campo si contrapponeva a un carattere decisamente timido, tipico di un bambino che viene da una piccola realtà e ha paura di affacciarsi al mondo. Anche perché viveva a Ucacha, un paesino di 5.000 abitanti, lontano 190 Km da Córdoba, dove, stando alle sue parole, si poteva lasciare la bicicletta per strada senza che nessuno te la rubasse.

Alla fine prevalse il coraggio del fratello maggiore: a Monte Maíz si presentarono tutti e due ma solo Fabricio fu preso dall’Independiente. Giocava esterno destro, qualche metro più avanti rispetto alla posizione che ricopre ora: durante la partitella colpì due traverse e pensava che tutto stesse andando male. E invece paradossalmente quella fu la sua fortuna perché grazie a quelle giocate gli osservatori si convinsero a puntare su di lui.

Era solamente un bambino che si ritrovava a vivere nella pensión del club. Lì formò un carattere più forte, capace di fargli superare anche due terribili infortuni che gli costarono caro: la rottura di un menisco nel 2012 e quella di un legamento crociato nel 2013 che gli impedì di partecipare al Sudamericano Sub-17 e al Mondiale Under 20 con l’Argentina.

Quei tornei non li ha potuti disputare ma ha avuto modo di rifarsi: adesso veste la maglia della nazionale maggiore ed è a una sola convocazione dal poter disputare il Mondiale dei grandi.



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